Non ho visto Borat, e si dice che questo film sia come Borat, pare che il resto del mondo conosca quel film, io ne ho solo leggiucchiato: il regista è il medesimo, Larry Charles, come l’attore protagonista è sempre Sacha Baron Cohen, che è anche co-sceneggiatore.
Tra i comprimari del Dittatore ci sono Ben Kingsley, privo di ogni traccia gandhiana, e Anna Faris che erompe, e a tratti rompe, nei panni della femminista Zoe.
Sono andata a vederlo per divertirmi, e mi sono divertita: che sia un capolavoro, no, direi che non lo è.
La Wadija è amorevolmente oppressa da questo Aladdeen, dittatore giovane e stupidello, che non sapendo confrontarsi con il mondo, risolve ordinando l’esecuzione capitale di chi lo contraddice : in realtà cela uno smodato bisogno di coccole.
L’ONU convoca il Dittatore per chiarimenti sul programma nucleare che lo staterello in mezzo al deserto sta covando; arrivato negli Usa viene rapito, sostituito con un sosia, riesce a fuggire e si ritrova sbalzato nella metropoli letteralmente in mutande. Ritorna al suo mega Hotel, ma non lo lasciano avvicinare, c’è infatti una manifestazione contro la dittatura in Wadija; una femminista lo scambia per un dissidente, lo protegge e lo porta via con sè. Naturalmente Aladdeen nasconde per un po’ la sua identità, viene aiutato da un amico, che credeva di aver fatto giustiziare, a riprendere il suo posto di comando: la dittatura non sarà più la stessa di prima.
Di gag in gag, di paradosso in paradosso, il film non concede respiro, spazia dalla comicità più grossolana, la sublime scoperta della masturbazione, o il sosia, pastore di capre, che si eccita alla vista delle mammelle femminili e cerca di mungerne il latte in un secchio, alla comicità più colta, a tratti psicologica: per esempio il dittatore, tornato al suo posto, illustra all’Onu le bellezze della dittatura “puoi fare le leggi che vuoi, gli organi di comunicazione sono tutti tuoi”, e vedi gli sguardi dei politici in ascolto farsi sognanti; oppure Aladdeen, rapito da chi lo doveva custodire, viene da costui minacciato di torture , stronca il potenziale carnefice disprezzando i suoi strumenti di tortura, che sarebbero tutti modelli antiquati, mica accessoriati come i suoi.
A un certo punto ti ritrovi a sorridere di uscite cinicissime, come nella scena del parto in cui voleva buttar via la neonata, perchè femmina, o sullo stupro, esistono scarpe da stupro, o dove l’amerikano consiglia al dittatore di visitare l’Empire State Building prima che a qualche suo cugino venga in mente di farci un giretto contro.
Non ho potuto fare a meno di notare come il fido consigliere (Kingsley) lo tradisce, non realmente nel nome del suo paese oppresso, quanto per avidità propria (la Wadija è ricca di petrolio che non viene smerciato all’estero), insomma ricorda certi recenti imprese nel Nordafrica.
Il negozio della femminista Zoe, gestito in libertà da persone di eterogenea provenienza, non dà il suo meglio, e il dittatore, ancora sotto mentite spoglie, si adopera a modo suo per far sì che sbaragli la concorrenza, riottenendo il grosso ordine che era stato annullato: ovviamente i metodi di convincimento sono piuttosto radicali. C’è da chiedersi quale, biecamente, sia il metodo più giusto… Il metodo più giusto è, sempre, che ognuno faccia bene ciò che gli compete, ma pare non sia una regola universalmente rispettata.
Nel complesso, il film mi sembra un’operazione di “esorcismo” delle paure americane, i discorsi disinvolti su Bin Laden (non si può entrare in bagno dopo di lui), le due torri, il nucleare iraniano, Israele, i tabù del sesso, c’è dentro tutto, messo alla berlina.
Si dice sia la parodia del libro scritto da Saddam Hussein, Zabibah and the King, Sacha Baron Cohen pare abbia comprato i diritti, ma il pensiero mi dà un senso di fastidio, la morte di Hussein, e anche di Gheddafi, sono vicende ancora troppo fresche per riderci su.
Non ho visto questo film, mia cara, perché ho un ricordo troppo vivo di mia figlia, che morì qualche anno fa. Sara, così si chiamava, aveva sposato un ingegnere libico, che lavorava a Tripoli, per conto di un’azienda italiana. Ci aveva fatto credere chi sa cosa, ma si rivelò presto per quel che era: un maschilista vigliacco e anche piuttosto ignorante. Quando mia figlia si ammalò, poi, lui se ne andò di casa e chi l’ha più visto?
Grazie, e scusami lo sfogo.
Mi spiace… se hai bisogno di parlare, sfogarti puoi scrivermi in privato, c’è l’indirizzo mail qui a fianco.
Grazie!
Sai che cosa, però? Quando torno a casa da lavoro, sono così stanca che, a volte, mi addormento davanti al televisore acceso.
Se una volta ho un momento di tempo, cara, ti scrivo in privato.
Ma certo, mi sembra inopinabile.Mica avrai la sigaretta accesa?
No, dai!
Sai, stasera siamo uscite, io e altre 2 colleghe. Siamo andate a vedere Spiderman. Tu l’hai visto? Noi siamo andate perché il figlio di una di noi ce ne aveva parlato benissimo. Secondo me, invece, non si capisce niente.
Se ci vai, sono curiosa di sapere che ne pensi
Ho visto il trailer, Spiderman è la passione del mio nipotino, ma non è tanto il mio genere di film, con gli effetti speciali etc., anche se mi sembrava potesse essere divertente, questo in uscita. Non escludo a priori che lo vedrò, ecco.