Il mio “nascosto” Bookcity

Il pezzo che leggerò dopodomani.
Io non so niente dell’Africa in Africa. Leggo, ascolto la tv, ma non sono mie esperienze dirette, e allora l’Africa che conosco è questa, riesco a scrivere di mie sensazioni, di pensieri, di cose che vedo e mi colpiscono. Non sono una scrittrice che crea storie, io riporto. Riporto le impressioni di una persona qualunque, che non si ritiene in possesso di verità assolute.

locandina 2019 bookcity

MAMAKAR
Ascolto, il venditore di libri ha agganciato il vicino dell’ombrellone davanti.
Chiacchierano proprio. Sembra che un altro “vu’ cumprà” non si stia più facendo vedere, aveva promesso di cambiare l’orologio spacciato con complicate funzionalità, chissà se allunaggio compreso, e che invece non funzionava per niente. No, lui, il tipo non lo conosce
Affabile, il venditore chiede il nome al nipote tredicenne del vicino, il biondo stravaccato sul lettino.
”Ah, ti chiami Nicolò… come De Nicola, il vostro primo presidente. Einaudi è stato il secondo. “
Stupita, tendo un po’ di più l’orecchio.Si chiama Mamakar, viene dal Senegal – ma non è alto! I senegalesi non sono tutti alti alti? – studia storia e filosofia a Dakar, viene in Italia a fare la stagione, per guadagnare il denaro per pagarsi l’università. Vuole diventare insegnante di storia in Senegal.
“T’è capì, ministro?” il mio primo pensiero di riflesso, ascoltandolo.
“Mica vengon qui solo per fare i delinquenti, ministro. Pensa un po’, arriva col visto turistico per fare la stagione con un progetto, cioè vuole tornare, laurearsi, e restare nel suo Paese, per migliorarlo col suo lavoro. Ovvero quello che dici che gli africani dovrebbero fare invece di buttarsi sui barconi per vivere nella pacchia a sbafo in Italia”.
Forse che i nostri ragazzi non se ne vanno via da qui? Hanno poche opportunità per costruirsi una vita, e quando all’estero hanno trovato un lavoro e accumulato esperienza, hanno comunque poche opportunità se volessero tornare a casa. Invece Mamakar ora è qui, ma si è disegnato il suo futuro in Senegal, a casa sua.
Oh, il venditore dell’orologio complicato è tornato davvero, con lo strumento nuovo e questa volta funzionante.
Noto, i venditori africani in spiaggia son diminuiti, ci sono loro due e a volte una splendida donna che incede con la cesta di vestiti sulla testa, ma non sono diminuiti gli ambulanti nel complesso.
Numerosi quelli arrivati dallo Sri Lanka, o insomma da qualche zona lì, che si salutano e si riuniscono ogni tanto a scambiarsi due parole, e così vedi questi accrocchi fitti di cappelli occhiali da sole e cesti appesi a pannelli e a manici di scope.
Il venditore di cocco di norma è italiano, quello di quest’anno è molto organizzato, propone ogni giorno una maglietta diversa a tema “Cocco”.

Caldo…sta facendo molto caldo, ma sotto l’ombrellone la mente corre lo stesso, tanto lei può farlo senza sudare.

La spiaggia, la sabbia del deserto, il mare, l’acqua potabile, Greta, il cambiamento climatico.
Dicono, noi italiani – prima gli Italiani – ne risentiremo presto, saremo la prossima Africa? ci rifugeremo nel Nord Europa?.

Siamo già stati emigranti… i Terùn dal Sud al Nord, e in Germania, in Belgio, nelle Americhe, e non sempre bene accolti, a svolgere i lavori più umili e pericolosi. Perché ora abbiamo dentro tutta questa acredine? E così poca memoria?.

Dicono, tra un po’ di anni i problemi climatici dell’Africa saranno i nostri, saranno di molti popoli.
E quindi noi qui ci prepariamo, vedo, costruendo bacini nelle Dolomiti per raccogliere l’acqua piovana e innevare le piste di sci: ci estingueremo, ma lo potremo fare sciando.
La Siberia brucia, l’Amazzonia brucia, bruciava anche la Sardegna, i ghiacci si sciolgono, dicono che dal permafrost riprenderanno vita protozoi e virus sinora rimasti sconosciuti, speriamo non tutti parenti stretti dell’ Ebola.
Di fronte a tutto questo non esiste Africa, Italia e i confini, e l’Amazzonia di Bolsonaro e il muro di Trump o le smanie di Erdogan.
Il pianeta se ne frega della nostra geografia politica e dei nostri regolamenti, il mondo è uno solo, le nuvole non vanno ovunque senza passaporto?
Tutto riguarda tutti e, preciso meglio per gli individualisti: ogni cosa riguarda ognuno.
Che si voglia o no, siamo tutti dentro nella stessa catena.

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