“Voglio andare a votare per non far vincere quello lì, il Berlusconi”
“Mica voterai Grillo”
“Ma figurati, voto quello con la B… B… Bertinotti”
Fu così che ieri cominciò l’avventura.
La mia mamma, neo 99enne, sequestrata in una RSA (Residenza Sanitaria per Anziani), il suo bel certificato elettorale lo aveva già pronto in borsa, dal giorno prima. Vado a informarmi alla reception, si può andare alla scuola limitrofa con una loro dichiarazione e la documentazione di invalidità, o al proprio seggio originario.
Il mio sguardo si fa vitreo, al pensiero di accompagnare per duecento metri la mamma col deambulatore e le buche della strada, le previsioni per il giorno delle elezioni davano pure neve. Però, portarla al seggio di elezione in macchina era un travaglio maggiore.
Intanto, mi viene in mente che c’è bisogno anche la carta di identità.
“Ma sì che ce l’ho!” e si mette a cercarla nella borsa, tirando fuori di tutto che Mary Poppins con la sua valigia scompare al confronto, e nel portafogli, e nel portacarte, e non c’è. A quel punto qualunque pezzo di carta potrebbe essere la carta di identità… “E’ questa?” mi chiede, mostrandomi una fotocopia del vecchio codice fiscale cartaceo ”
Non c’è, non c’è proprio, non in borsa, non in camera, e neanche nel dossier della mamma che hanno in segreteria nella RSA. Mi passa davanti agli occhi il film… mamma deambulatore e denunzia ai carabinieri, mamma deambulatore e fototessera, mamma deambulatore e anagrafe. Il tutto su e giù dalla macchina, su e giù il deambulatore, con posteggi inenarrabili e senza il tagliando del trasporto disabili.
La carta di identità viene trovata a casa di mio fratello, ma è scaduta, insomma tutto liscio non poteva essere.
Riesco a parlare al telefono con l’ufficio anagrafe, dopo varie modalità di avvisi, nei quali in italiano e poi in inglese la conclusione era la stessa, che dovevo aspettare e non dovevo perdere la priorità acquisita. Potevo anche riattaccare e mi avrebbero richiamato: questa, mi sembrava una ipotesi da fantascienza, non ho avuto il coraggio di provare, ho atteso, e basta, a spese mie. Alla fine una voce umana non registrata mi ha detto che bastava che la mamma mi facesse una delega per il rinnovo e potevo andare solo io: ci ho creduto.
Avere la delega della mamma non è stata una cosa immediata. Ci sono volute quattro o cinque telefonate apprensive, in una delle quali aveva concluso soddisfatta “E’ meglio che non la firmi, allora”
“Noooooooo Gasp la devi firmare se no è carta igienica. Prima di andare a cena fermati al banco della reception, ti danno un foglio loro”
Grazie anche alla solerzia del capofamiglia – va detto – che si è offerto di andare a recuperarla, ieri sera avevo la delega sul tavolo.
Stamattina all’ufficio comunale ci ho messo tre minuti per avere il rinnovo, e mi hanno anche detto che in caso di smarrimento la denuncia della mamma potrei farla io.
Ora, occorreva procedere al passo due, l’asporto della mamma dalla casa di risposo, non con il deambulatore bensì su lussuosa carrozzina messaci a disposizione dalla RSA per l’occasione, lei ivi seduta con borsa e ombrello aperto, e alle manovre il capofamiglia, io all’inseguimento per proteggerlo dalla pioggia con altro ombrello. I duecento metri tra la RSA e la scuola seggio sono stati percorsi con una certa rapidità, nonostante appunto alcuni inciampi dovuto a imprevisti dislivelli, nei quali si è riusciti ad evitare che la vispa vecchietta finisse catapultata in avanti.
All’interno della squola (sono tantissimi anni che desidero scriverla con la q) un militare gentilissimo si è informato sul nostro seggio e ci ha guidato, facendoci passare davanti a una lunghissima fila. La mamma era tutta soddisfatta di non aver fatto la coda, sicuramente era merito della tessera “cortesia” rilasciata agli anziani dal Comune di Milano, non so quanti anni fa, e che lei aveva opportunamente estratto dal portafoglio.
La mamma è stata appostata nella cabina con le sue schede, e poco dopo si è udito un richiamo angosciato ” Cristina, vieni “, “non posso mamma”, scrutavo gli scrutatori, senza scorgere in loro alcun cenno di condiscendenza.
Silenzio assoluto nella cabina, poi la mamma avvisa che ha finito, e ripresenta le sue tre schede, ben piegate.
Ora, a operazione conclusa, mi sto ponendo le seguenti domande, destinate a restare senza risposta:
– su cosa diavolo avrà messo la croce, la mamma? avrà azzeccato il simbolo?
– avrà votato, o ha fatto finta, trovandosi negli impacci, per non farci rimanere male che l’avevamo portata sin lì per niente?
– non lo ammetterà mai, perchè esser vecchietta è una cosa che non le va giù proprio, ma secondo me si è un po’ divertita ad andare in giro spinta sulla carrozzina, se non altro per un certo retrogusto nel polarizzare l’attenzione tipico suo, e della sua età, direi.
Archivio mensile:febbraio 2013
Complicatissimo
Difficile definire fronte e retro in una casa che sembra stare di profilo.
Nella casa in Oltrepò il bagno dà sul retro, che è anche la facciata più in ombra. Il fronte, col soggiorno, la zona pranzo, con le due porte d’ingresso e il prato davanti, è invece molto soleggiato, dalle dieci di mattina sino al tramonto.
Quando ci si andava a lavare le mani, capitava di trovarsi con le mani sciacquate sgocciolanti e mancava sempre l’asciugamano. Allora ci si arrangiava con l’accappatoio del bagno, penso lo facessimo tutti noi, tranne il capofamiglia suppongo; delle volte invece andavo sul fronte della casa, e con piglio risoluto prendevo l’asciugamano steso al sole sullo schienale di una sedia, e lo riportavo in bagno: sapevo che era inutile, presto sarebbe tornato steso fuori. Altre volte, più arrendevole, andavo a prendere un altro asciugamano pulito nell’armadio, e lo sistemavo in bagno: sapevo che poco più tardi, gli asciugamani stesi fuori sarebbero stati due.
A Milano succede lo stesso, ma in un appartamento le distanze sono più brevi, l’asciugamano può essere, se è inverno, sul calorifero, se è estate nel balconcino della cucina, appeso con le mollette ai fili per il bucato.
Però a Milano, se non trovi il cordless, e non risponde ai richiami, non è detto che sia scarico e disperso per casa, prima di mettersi a cercarlo in ogni dove, conviene dare un’occhiata nel freezer, può essere che sia stato riposto ivi in terapia perchè il display a cristalli liquidi non si leggeva più bene.