Le tasse si pagheranno il 29 febbraio.
Archivio mensile:febbraio 2008
pensieri sparsi
Ieri sera a cena, ho organizzato io, un gruppetto eterogeneo, qualcuno del blog, qualcuno dell’ufficio, qualcuno del corso di scrittura. Qualche defezione per motivi di salute… tra cui colei che aveva scelto il ristorante, ed un ritardo di M, il mio amico collega…che aveva accettato di fare da tappabuchi in una partita di calcetto, arrivando a cena quando stavamo per ordinare il dolce. E comunque è stata confermata una mia teoria…che una cena per riuscire non deve avere più di sei, otto commnesali, che si resta tutti coinvolti. Perchè il tavolo si è riscaldato quando siamo rimasti in sette, con M che è arrivato alle nove perchè aveva pensato bene di inserire all’ultimo minuto una partita di calcetto dalle sette alle otto. Così ha ordinato il fritto misto quando noi eravamo al dolce. Si è riscaldato a tal punto che R ha fatto esplodere un bicchiere sfiorandolo, e poi E che insegnava ad M a fare le sigarette con le cartine, filtro e tabacco, e si rideva, e ogni tanto si restava al buio perchè era un compleanno ad un tavolo vicino, e allora arrivava la torta con le candeline e suonava la musica della metro golden mayer. Mica tanti auguri a te, quella dei film con il leone. Quattro volte in una settimana, che non è ancora finita, al ristorante. E odio i ristoranti e vorrei tanto andare al cinema. Mi sa che davvero, andando avanti così, comincerò ad andarci da sola, ma mi è sempre sembrato il massimo della tristezza, è bello uscendo scambiarsi le opinioni. Il ristorante era esattamente di quel tipo che odio, per grandi tavolate, per troppa gente. Sarà che ho un grande bisogno di intimità, ma mi piacciono i posti piccoli, mi piacciono gli angolini. Un po’ come sentirsi abbracciati e carezzati, e coi bacini. E oggi sono andata a mangiare da sola, niete pizza coi colleghi, troppo folto il gruppo, Al bar da sola col mio toast e la spremuta d’arancia leggevo un quotidiano. Fuori, un salice piangente è il primo ad aver messo tutte le foglioline verdoline fresche. E degli uccellni cinguettavano dalla casa degli orrori. La casa degli orrori è vicina all’ufficio. Un cancello di metallo verniciato che credo porti all’ingresso, il muro di cinta, sul quale a un metro da terra una pianta ha messo radici, è quasi attaccato al muro della casa, quasi gli abitanti fossero murati vivi. Non intravedo finestre. Sul marciapiede si aprono i finestrini dello scantinato, senza vetri e con reti strappate, spesso un cane lupo abbaia da lì sotto, nella penombra, tra secchi di plastica da imbianchino.Eppure oggi gli uccellini cinguettavano dalle tegole di quella casa lì.
però non pago, eh?
L'Ultima Cena, ma forse no.
Stasera mi sono trovata con il mio amico di Roma, qui a Milano per lavoro, per l’ultima volta, salvo non decida di rimandare il pensionamento di qualche mese. Così almeno mi ha detto, sorprendendomi, mentre ci salutavamo davanti al capolinea del mio autobus.
Avevamo passeggiato per corso Garibaldi, e quando ci eravamo decisi per un ristorante, era tutto prenotato. Ci siamo cacciati in un altro, serviti da un cameriere a quanto pare innamorato, visto che ci ha quasi ucciso con i calici del vino, si è dimenticato le nostre verdure grigliate, e si ostinava a farmi scegliere per l’affogato tra un torroncino nero e uno bianco. Però poi ha ammesso che confondeva col tartufo.
Apprezzata la mia furbizia di ordinare pappardelle con ricotta e carciofi, evitando nettamente il pomodoro, dal momento che indossavo un golf rosa chiaro: la ricotta ha però colpito ugualmente, come pare sia una cosa inevitabile, questa volta almeno senza lasciare vistose tracce.
Questo amico è in realtà una persona che ho amato tantissimo da ragazza, una storia dai contorni indefiniti, una sintonia stellare… è quello che, stanca per un attimo di sognare, ho smesso di aspettare, dopo sei anni, decidendo di convivere con il capofamiglia, una scelta razionale.
Una sintonia che non si è mai spenta, e ravvivata una dozzina di anni dopo quando mi hanno mandato per un corso a Roma, e una dozzina di anni ancora dopo quando, sentendo nostalgia dello scrivere di un tempo, gli ho telefonato in ufficio "Ciao… ma se ti scrivo, mi rispondi?" "Certo" e mi ha dato la sua mail, era l’ottobre del 2004.
E da allora ci siamo scritti, e lui mi ha asciugato le lacrime, lui mi ha spinto ad iscrivermi al corso di scrittura, e lui era entusiasta per qualunque cosa facessi, scrivessi o volessi fare.
Adesso da prima di Natale è stato mandato qui a Milano, e così ci siamo rivisti, con la freschezza di sempre. Non ho potuto fare a meno di pensare che l’amore non c’era più e che non sarebbe comunque stato eterno, lui è troppo tranquillo, io sono sempre in tempesta. Infatti ne abbiamo parlato, ai tempi non era pronto, e poi lo spaventava la mia vitalità, temeva di non starmi dietro.
La prima volta che siamo usciti qui a Milano era come non fossero passati gli anni, ritrovi la familiarità, la voce, le parole. Parole non imprigionate… io non ricordo uno screzio, una spiegazione mancata…che fosse per la distanza, non lo so.
Stasera, che forse non lo vedrò più, o chissà per quanto, chissà se non mai più, sentivo il suo sguardo sorridente e divertito…e pensavo che se ne tornava lontano un pezzo di realtà, reale irrealtà.
"Tu sei speciale, perchè sei semplice, brillante, divertente, dei tuoi problemi parli ridendo, e non è poco", mi ha detto stasera. Ed io che mi sento così spesso uno zerbino.
In attesa del sole.
volevo scrivere un post
Ma mi sento un po’ turbata. Ora devo andare di nuovo al corso sul bilancio.
Volevo postare la foto del desco campagnolo, in casa faceva troppo freddo per starci.
Ieri un gran daffare tra i volatili, anatre volavano.
Il volo pesante di un airone, tutto "raggruppato" quasi come un robottino snodabile, un Trasformer, un volo lento con le grandi ali che sembravano avere lunghe dita scure. Anche le cornacchie le hanno così.
E le gazze facevano gazzarra, chissà s l’etmologia è questa. Erano chiassosissime. Gli uccellini piccoli non si sono fatti notare. Forse sta cominciando la stagione dei nidi.
Ora devo uscire.
momenti
Ci sono momenti in cui questo mondo "internet" a cui devo tanto, mi mette anche a dura prova. Forse ha ragione un amico, uno di quelli che riesce anche a farmi male, che sono troppo aperta qui dentro e dovrei imparare ad alzare una paratia. Troppe situazioni che sono qua si riflettono nella mia vita reale, condizionando il mio umore, per assurdo magari persone che non ho mai visto, e mai vedrò. E di contro ce ne sono altre che sono un porto sicuro, quelle che davvero ci sono sempre, e sono quelle che mi fanno ancora credere nella "blogosfera", e che dietro le righe di parole ci siano delle persone.
Anche la chat mi sta stancando, non mi sta portando niente di bello, se non occasionali chiacchierate con amici "datati", ma quello che era all’inizio, un putiferio di conoscenze nuove, e un sacco di allegria, non esiste quasi più. I "nuovi arrivi" sono per lo più deludenti, sono persone che in una maniera o nell’altra finiscono per provarci, il che non andrebbe neanche male, se fossero interessanti o plausibili. E i discorsi si ripetono,sempre gli stessi, tutto sommato. Ogni tanto passa un pizzico di aria fresca.
Bisogna comunque andare a votare
Uno dei blog che leggo sempre è Delle cose della vita.
Mi trovo molto spesso a condividerne i punti di vista, che trovo espressi con molta chiarezza e razionalità e, non ultimo, con conoscenza della natura e delle debolezze umane.
Ho avuto il permesso di riportare questo post, perchè meglio non saprei dire le cose, in modo accessibile a tutti, perfino a me.
LO SO CHE E’ LUNGHETTO, MA SI LEGGE BENE!
Si può fare? Forse. Dipende da noi.
Si dipende da noi.
Tutti hanno ormai capito che è una sfida a due: Partito democratico, Destra.
Votare per uno di queste due forze vuol dire votare per il governo. Votare per altre formazioni minori, o astenersi, significa lavorare oggettivamente per l’avversario.
Chi scrive questo post supporta una vittoria del centrosinistra, che oggi è costituito da PD in coalizione con IDV e alcune personalità del Partito radicale inseriti nella lista del PD.
IDV dopo le elezioni confluirà nei democratici e avvierà un processo di unificazione.
Con la sinistra radicale c’è stata una separazione consensuale senza troppi rimpianti. Si continuerà a collaborare a livello locale, e magari ci si ritroverà su alcuni temi specifici di politica generale, ma la storia degli ultimi quindici anni ha dimostrato che una convivenza al governo tra le componenti della sinistra è impossibile.
Da una parte una forza, come quella del PD, approdata senza ambiguità a posizioni riformiste nel quadro di una società capitalistica, nel contesto europeo, e di mondializzazione dell’economia, dall’altra una costellazione di forze che sembrano non aver rinunciato a una funzione antagonista rispetto al sistema capitalistico in quanto tale.
Non si capisce quale società proponga tale sinistra, quello che dicono è che vogliono mantenere aperta la prospettiva del comunismo. In più sembra agire ancora secondo il modello della guerra fredda, per cui gli USA vanno avversati in ogni caso a prescindere dalle scelte della sua leadership.
Sono posizioni estremamente minoritarie, di pura testimonianza, che non cambiano nulla negli assetti sociali e che oggettivamente favoriscono le forze più retrive, indebolendo lo schieramento progressista.
Chi oggi ritenesse che con la nascita del PD si sia smarrita una prospettiva di "autentica sinistra", dimostrerebbe di aver perso qualche passaggio. Non posso richiamare qui tutta l’evoluzione del Partito comunista e del mondo cattolico. Ognuno lo faccia da sé, se lo ritiene necessario. Ma è di tutta evidenza che le forze progressiste che governano in Europa, o che aspirano al governo, sono tutte forze di centrosinistra, poiché per governare devono tener conto della società nel suo complesso, mentre il conflitto sociale tra lavoratori e imprese è materia delle relazioni sindacali. Ai partiti spetta il compito di fissare il quadro di riferimento in cui tali processi avvengono.
Una forza di centrosinistra avrà come suoi obbiettivi non la distruzione del sistema capitalistico, ma migliori condizioni di vita per chi sta peggio, tenendo conto che il problema non può essere solo quello della redistribuzione, ma anche quella della crescita della ricchezza del Paese, senza la quale non c’è nulla da redistribuire.
In Italia abbiamo più che altrove abbiamo il problema di una forte presenza cattolica. Il PD ha inglobato in sè la parte migliore e più progressista di quel mondo. E del resto la collaborazione è maturata nei decenni e non è affatto una novità.
Il Partito democratico è oggi una forza multiculturale. Questo significa che l’elemento necessario è la condivisione del programma, non il rapporto con la fede o particolari impostazioni etiche. Questo esisteva già ai tempi del PCI. Non è affatto una novità.
C’è chi paventa contraddizioni insanabili. Intanto bisogna dire che non esiste nessuna possibilità di costruire una forza culturalmente omogenea. In secondo luogo ciò che conta sono le regole di formazione delle decisioni. Su questioni eticamente sensibili ci sarà una decisione del partito, che potra vedere comunque voti distinti di alcuni. La cosiddetta libertà di coscienza. Del resto su questi temi nessuna forza politica è omogenea, per cui le maggioranze su singoli aspetti di leggi andranno cercati in Parlamento.
Ecco, credo che dovrebbe essere chiaro a tutti che "si può fare", ma bisogna volerlo.
Per vincere il centrosinistra, ossia il PD, deve sfondare al centro e recuperare anche il voto di chi si colloca più a sinistra.
E’ nell’interesse di tutti, ma anche di chi ha dei dubbi su questo schieramento progressista e vorrebbe "qualcosa di più", votare comunque PD.
Non sarà indifferente avere come interlocutore al governo Veltroni o Berlusconi.
Veltroni lo si potrà condizionare a sinistra spingendolo più avanti. Con Berlusconi invece si potranno fare solo bellissime manifestazioni, con tante bandiere rosse, che magari finiscono come nel caso del G8 di Genova, ma senza incidere in nulla nella gestione della cosa pubblica e rinunciando chissà per quanto tempo a costruire migliori condizioni di vita per chi sta peggio.
ospedale

grazie
Grazie, grazie per quello che mi dite qui, e per quello che qualcuno mi dice in pvt.
Scrivere cose come quella di ieri sera mi fa sentire come una bambina che pesta i piedi e fa i capricci, può sembrare un dare le colpe agli altri e non vedere le proprie responsabilità. O non volerle affrontare, ma non è cosi.
E’ che da un po’di giorni mi attanaglia un senso di angoscia sottile, di paura, di cose più grandi di me, di cose troppo troppe; mi attanagliano dubbi, se avrò la forza di reggere, se le cose funzioneran- no.
E poi mi ritrovo a considerare quello che pensavo sarebbe stato il futuro di mia figlia e quello che invece probabilmente sarà, la speranza che vivendo col minimo necessario riesca ad essere serena.
E non ho voglia di parlare con mia madre che ci resta male ed anche in ufficio sto bene sola con la porta chiusa. E mio figlio sempre lontano.
Insomma…come è arrivato passerà, il mio è un tessuto elastico…sprofonda.. ma poi fa BOING !
aculei
Mi sento veramente stanca, è uno di quei momenti di frustrazione in cui ho la sensazione che intorno a me tutti prendono, si aspettano qualcosa da me, con noncuranza, tanto è dovuto. Mentre ho bisogno di farmi forza, e non mi basta pensare che comunque mi vogliono bene…no non mi basta, vorrei sentirlo, vorrei un gesto.
Non ho voglia di parole vuote….preferisco il silenzio.
Comunque, passerà,come sempre. Magari tra cinque minuti è tutto volato via.
p.s.
credo… credo che sia perchè questa cosa di mia figlia è capitata in un momento della mia vita in cui avevo invece bisogno di ricostruire me, ed è come si fosse vanificato quello che sono riuscita a raggiungere sino ad oggi
credo che sia per l’incertezza e l’apprensione che mi avvolge ed avvolge ancora questa maternità
credo sia per questo che basti un nonnulla a farmi piangere, e che darei l’anima per una carezza, per una mano che prenda la mia, anche un attimo…un attimo di sollievo per la mia sete.
mercoledì 20 febbraio ore 8.44
trip for tip
Veramente un godere il corso sul bilancio. Una pioggia di acrononimi e non avevo portato l’ombrello. Ebit… Ebitda…Mol…CCC+…PN…
Ero anche partita bene, mi sembrava perfino di capire e che fosse interessante. Ma al pomeriggio mi sembrava che il diametro delle teste tra me ed il tatzebao dove scriveva il relatore fosse aumentato, e le pettinature si fossero cotonate, gli sbadigli incipievano. Però restava bello quando raccontava i casi veri, e la Fiat con Marchionni e la Brico con Luxottica e re Giorgio, più amici personali del relatore, belloccio e bocconiano tipico col cognome imparentato. Simpatico però, bravo ancora non so. Anche perchè ci ha fatto presentare uno ad uno, e il 95% di noi ha detto di non aver mai visto un bilancio in vita sua (mi sono astenuta, a fatica, dal ripetere la battuta della bilancia), ed è partito in quarta con il bilancio, dando lo stesso per scontato, a nostro parere, un sacco dello scibile da noi ignorato.
L’albergo a 4 stelle era privo di servizio bar pomeridiano, e le porte dei bagni delle signore (dei signori non lo so) si chiudevano male. Nell’intervallo ho mangiato un panino in un bar col mio collega ed amico F. dopo che lui non aveva fame e ci avevano fatto ciao dal vetro dei colleghi, all’interno della trattoria toscana a 10 € pasto completo. Invece non ci facevano ciao, c’erano due posti liberi. Vabbè, tanto F era fisso sullo stare leggeri e sul panino, ma tanto l’abbiocco ci è venuto lo stesso.
E comunque a casa ho trovato la mail di una mia amica che mi chiedeva che ne pensavo di un sabato alle Terme. Raccontami delle Terme, le ho risposto. Chissà mai, magari mi miracoleggio.
un amico chiede solidarietà, non per sè.
Lo aveva scritto in un commento da me nei giorni scorsi, ed io gli avevo mandato pvt :
"Come è che ti si può dare una mano?"
"Ciao Cristina, io ho inoltrato mail, il testo che compare sul post, a diverse testate giornalistiche locali, amici scrittori, blogger. Se puoi, ti chiedo di scrivere, tu e altri, a sanremonews.it e se potete anche a Beppe Grillo. La Stampa locale: enrico.ferrari@lastampa.it Tutti i modi risultano efficaci contro l’inciviltà e i pregiudizi.
Ti abbraccio e ti ringrazio.
a."
Questo è il link del suo post.
p.s. io però a Grillo non ci scrivo.
cheppalle
Oggi, e domani, e poi lunedì prossimo, e martedì prossimo, si realizza l’ultimo dei miei desideri: partecipare ad un corso sul bilancio, con esercizietti scritti.
Se fosse stato sulla bilancia, ancora peggio, però. Bocciata subito: è evidente che l’ignoro.
.
ancora 194 e dintorni…
Quando ho accompagnato la Princess dal ginecologo, ne ho approfittato per chedere lumi. Chissà mai che leggendo ti fai un’idea, e uno che ci lavora ne abbia un’altra. Volevo sapere che succedeva quando un feto veniva rianimato…Se sono vitali, vengono curati ma difficilmente sopravvivono. Se con lo spiegamento di tutte le possibilità dell’attuale medicina vengono tenuti in vita, nonostante tutte le possibili menomazioni ulteriori, la madre, giuridicamente, dovrà fare anche il passo di disconoscerli.
E mi ha citato una coppia sarda che ha presentato ricorso alla Corte Costituzionale contro l’art 13 della legge n.40 (divieto di diagnosi genetica pre impianto): si parla di procreazione assistita, è tecnicamente possibile diagnosticare negli embrioni da impiantare se siano portatori di patologia derivante dalla talassemia (morbo di Cooley*), ma in Italia la legge lo vieta (all’estero si può) .
Insomma a questa donna che non riusciva ad avere figli hanno impiantato un embrione e in seguito, dopo i controlli di rito, le hanno segnalato la malattia ed ha scelto di abortire, dopodichè ha trovato il coraggio di riprovare ma si è rifiutata di farsi trapiantare l’embrione senza diagnosi preventiva, che il medico rifiutava di fare.
La sentenza è stata favorevole, come si può leggere nel link sopra.
** La talassemia major o Morbo di Cooley può essere trasmessa ai figli di due portatori sani di Talassemia nel 25% dei casi. E’ una malattia grave, che richiede trasfusioni per tutta la vita e che anche oggi, nonostante i notevoli progressi in questo campo (dove l’Italia, per inciso, eccelle), porta a morte entro i primi 5 anni di vita una grande percentuale di piccoli pazienti.