Martedì sera ho visto questo film, non pensavo ci andasse così tanta gente al cine di martedì.
Non so se sarà il miglior film dell’anno, che è appena cominciato, non so se sia il migliore dell’annata 2013.
Di sicuro, la locandina non mi piace, e un’altra cosa sicura, non saprei indicare un’immagine simbolo del film, forse, anche i locandinatori avevano la mia stessa difficoltà e l’hanno risolta così. La colonna sonora non la ricordo, mi direi: Ma c’era?
La vicenda provoca un po’ di tensione, e dovevo essere concentrata su quella, non mi sono accorta di ascoltare la musica, che pure nei video ho riconosciut: questo che riporto, per esempio, è un momento un po’… imbuto, nel quale tutte le cose srotolatesi nel film sembrano prendere una direzione.
Naturalmente, tutti i personaggi o quasi hanno a che fare con la rete, il minorenne che offre sesso e piaceri in videochat, la giornalista che cerca lo scoop e vi lascia un po’ di penne, l’ex poliziotto ora detective informatico col figlio e l’amico del figlio entrambi diabolici, la coppia scoppiata, il gioco d’azzardo, la conoscenza di chat, la vittima, la famiglia della vittima. Sono tutte vite solo apparentemente slegate, ignare del filo che le lega, sono uguali, la vita e la rete.
Le varie storie non sono niente di particolarmente originali, il film sembra quasi una rassegna, un corso accelerato sulle insidie della rete. Chi si vende, e chi lo compra, e chi lo usa. La coppia rovinata dal furto di dati personali e della carta di credito, il poliziotto che scopre il delitto del figlio, praeterintenzionale, certo. L’avvocato sempre immerso nel lavoro che davanti alla tragedia riscopre il ruolo di padre e gli affetti familiari. Il tormento che lacera le anime e porta a reazioni violente. Gli attori hanno reso bene tutto questo. Hanno recitato benissimo anche il sig. iPad, Android etc.
Certo chi diffida di Internet e vede questo film, non deporrà le armi. Eppure il film mette in evidenza come Internet sia la ripetizione del mondo reale, perchè fin dove ci sono le persone, le persone vere, non è mai finzione, in rete si ricreano semmai le medesime situazioni che viviamo normalmente. Virtuale può essere un gioco, la riproduzione di condizioni, di un ambiente. Gli imbroglioni, i ladri, quelli che si burlavano del prossimo, sono sempre esistiti, ora sono cambiati i mezzi per farlo, Internet è solo uno strumento e un luogo in più. In rete è fantastico quanto venga più semplice dire cose che non si direbbero a nessuno che si conosce de visu, e l’intensità dei sentimenti che nascono è tale, che accorgersi di essere stati strumentalizzati o derubati o derisi, che ti sei fidato e ti hanno tradito, porta facilmente alla disperazione nera, a un senso di violenza repressa, ma non hai lì con chi prendertela… hai solo te stesso, e la violenza espressa scrivendo con le maiuscole, l’urlo, e rabbia.
Ma il titolo… Disconnect, disconnesso, interrotto, scollegato. E’ un suggerimento? Oppure, disconnessi dal reale? Per me, è il ragazzo, però non so se questa era l’intenzione del titolatore.