Archivio mensile:agosto 2013

Tombolo

Stasera, scegliendo i gusti del gelato, mi è tornato in mente il Paciugo, un gelato che adoravo nella mia infanzia, assaggiato più volte nella sua patria di origine,  Portofino,  accontentandomi in seguito della sua interpretazione rapallese, nel locale dove giocava a carte mia madre.
Per associazione di idee, sempre un po’ svagate, le mie associazioni, sono andata oltre, nel ricordare:  un viaggio in yacht con amici di mia zia e il loro figlio mio coetaneo, e  mia madre, per l’occasione le dovevano aver strappato il mazzo di carte dalle mani, o le avevano promesso di rientrare in  tempo, nel pomeriggio.
Doveva essere intorno al 1962.  Si partiva dal porticciolo di Rapallo, lo yacht si raggiungeva con la scialuppa.  Possibile che non ricordi mia madre in costume, però ho in mente un foulard?
La partenza, il vento, le onde, la speranza di vedere delfini,  il Claudio mi faceva esplorare l’imbarcazione, e la cabina col timoniere:  ero preparatissima, tutto  quello che sapevo sulla navigazione  lo avevo imparato leggendo Topolino.  Sosta, si fa il bagno, il marinaio ci sorveglia: nessun pescecane.
Si riprende la navigazione, e quando si naviga  poi isi finisce con  l’approdare, e  pranzare dentro un ristorante: mi ricordo un paese, una piazza, e negozietti con vecchie sedute fuori che lavoravano al tombolo.
Io questa parte qui non so mai se l’ho sognata o no.  Sono sicura che fosse Portofino… ma possibile che questi negozietti, siano tutti spariti in  cinque o sei anni? Perchè tornata in loco adolescente, Portofino era già carissima, e  quei negozietti mi parevano spariti.
Certo, il viaggio mi era sembrato lungo ed emozionante,  Rapallo-Portofino non sono così distanti, è percorribile anche a piedi,  ma da bambini si ha una percezione diversa, delle distanze e del tempo,

Il lungolago

Stelle cadenti, niente,  i miei desideri si vede son  perdenti, fa anche rima. Forse, ne avrei viste se fossi rimasta di più, seduta sul muretto tra i cespuglioni di camelie,   gli enormi fiori annunciano la fine dell’inverno, in estate sono foglie verdi e lucenti.
Sul lungolago, mentre il buio diventa più buio, la gente passeggia.
I pensionati che portano fuori il bastardino di misura minimale   incrociano anziane signore bionde e un po’ abbronzate che fanno discorsi qualunque, però con aria molto impegnata ed esperta, e che  guidano carlini e maltesi.  Passano anche coppie con i passeggini, o con bambini che camminano ancora pericolanti, e chiamano i cani bu bu bu, oppure il bau, a seconda delle età.
i piccoli svassi pigolano indefessamente, Sembra che la gente sia finita,  invece no, è il momento degli sparpagliati, ai quali seguiranno di nuovo i padroni di cane, però giovani e con cani grossi.
Nel mio angolo arriva un giovane straniero biondo, con  dei sacchetti. Da uno di questi estrae una bottiglia e va verso il lago, resto un po’ allarmata, mica vorrà berla. No, non vorrà, due anatre gli fanno largo sul molo,  la riempie e torna indietro, Tira  fuori un ambaradan, mette insieme dei pezzi, è un narghilè.  Arriva anche una ragazza, tira fuori dai sacchetti un liquore e una bibita.  Quelle rimaste nei  sacchetti sembrano delle confezioni di birra, Tutto un programmino, mi pare, partendo dall’acqua di lago. Quando è il momento dell’accendino, mi alzo per tornare in albergo,  son così belli quei due,  mi chiedo perchè debbano perderne coscienza.
Anche la notte delle stelle cadenti, è bellissima, limpida come poche ne ho viste, le luci brillanti dall’altra parte del lago, i grandi alberghi di Stresa,, i fari delle macchine che passano, il treno illuminato.