Archivio mensile:marzo 2008

ATTENZIONE ATTENZIONE PERICOLO

La Princess si è patentata una mezz’oretta fa.  Tra l’altro stava già per soffiarmi la macchina che dopo mi serve. Ma non possono aspettare un attimo a consegnargliela, dopo l’esame? Non mi sono ancora abituata all’idea, e poi dobbiamo fare bene i patti!!!.

vorrei..

Vorrei saper scrivere. Nel senso proprio di immaginare situazioni non mie e descriverle. Sono abbastanza d’accordo col concetto che uno scrittore rappresenta e non spiega.
Non è che non ho fantasia…ne ho sempre avuta. Ho anche giocato tanto con il Lego da piccola. Facevo le casette, ma  ben articolate. Quando ero piccola io il Lego erano solo mattoncini, al massimo le tegole e qualche mattoncino curvo, era molto più bello di quello di adesso.  Senz’altro era più creativo, quello che vendono adesso (esiste ancora  vero?)  è preordinato.   Praticamente lo rovinavo, il lego.  Facevo le casette e poi il prato e i fiori, le piattaforme ricoperte di pongo verde. E i tavolini e gli ombrelloni. Poi prendevo le formiche, era la casa delle formiche, che però manco morte volevano starci, correvano via a zampette levate.
Insomma…sono creativa, anche le ricette in cucina invento, penso alle cose che stanno bene anche per colore, se sono buone cucinate insieme.
Perchè non devo saper scrivere una storia? E’ la mia solita insicurezza, se penso qualcosa poi mi sembra stupido e dejavue (si scrive così? il francese non l’ho studiato):Per  non parlar dei dialoghi… sono ferma da un anno a un dialogo che non mi viene. Mi sembra tutto cretino, un po’ ridicolo.
Eppure ho un campionario di vite che non scherza mica, a cui ispirarmi. Penso alla mia famiglia avita… della mia di adesso parlo già.

espressioni e fiori comuni

Giovedì sono uscita presto dall’ufficio perchè volevo passare dall’Istituto Geriatrico R., almeno alla partenza del funerale della madre per salutare Clo, la mia ex capa, che ora non lavora più dove son rimasta io,  ero la sua pulcinotta, ed io le dicevo ma guardami bene, facciamo tacchinotta dai.
E’ giunto il momento in cui doveva scendere alla camera ardente per la chiusura della bara, ha chiesto ai presenti se qualcuno voleva accompagnarla, e vedere la sua mamma, e mi sono fatta avanti senza esitazione. Non  so perchè… non ero impressionata, so che ho avuto come un pensiero che volevo vedere la morte, che non è che sia una cosa bella da vedere. Ma sono rimasta sull’uscio, per non disturbare il momento di Clo in cui metteva una coroncina del rosario tra le dita della mamma. E poi nei momenti più… così, ti colgono pensieri impossibili, che me lo son portato fino a casa alla sera, e non sono riuscita a trovare una risposta… perchè la camera ardente si chiama così,  già c’è l’incongruenza che è una specie di frigorifero. Immagino che forse una volta potesse essere considerata come l’anticamera dell’al di là…ma il paradiso non è in fiamme, è freddo, per l’appunto, deve essere noiosissimo. Già Dante ha reso bene l’ìdea, erano i canti più pallosi infatti.

Così come si dice sempre se son rose fioriranno… mi chiedevo che foglie guardassero, quando è nata quest’espressione. Ma forse il modo di dire non è nato così…
Che poi se son rose fioriranno, ma le rose hanno anche le spine. Faccio il tifo per la margherita, che preferirei di gran lunga alla mimosa come simbolo femminile. E’vero che la mimosa è una pianta riservata, non mi viene il nome (sensitiva?), ha le foglioline che si chiudono se le tocchi, ma ha anche un odore alla lunga sgradevole. La margherita non ha un profumo invadente, non ne ha quasi… ha un cuore caldo al centro di bianca purezza. Mi ci ritrovo di più.

oggi che invece era ieri

perchè mi sono addormentata sul divano e mi sono risvegliata ora…
Stavo per  scrivere, quando ho pensato mi butto un attimo lì sul divano, e non è stato un attimo, che ieri era una giornata così bella che ho prolungato le mie faccende in bicicletta andando a fare un giro al Parco Sempione, ecco una  meravigliosa foto cellularistica Io ho fatto la fotografia, ma nello schermo mica vedevo bene cosa fotografavo, troppa luce… credo  che dovrei continuare così, a farle senza vedere…


passando prima davanti al liceo che mi ha dato la cultura – o meglio la forma mentis – visto che acculturata non è che lo sia tanto, il ginnaio liceo classico Cesare Beccari
a. Il mio cursus si svolse nella sezione B, aule al pianterreno, a destra e si concluse con un 42/60…

e la sera un aperitivo e un giro sui Naviglio…certo non è che si è soli, da quelle parti lì, il sabato sera, ma qualcosa di bello si è visto lo stesso, per esempio la casa allo specchio.

Ed ora vado nel lettone, gli uccellini non son stati avvisati dell’ora legale, perchè di solito  a quest’ora si cominciano a sentir cinguettare, nonostante l’oscurità.
Ma non è che vado a dormir tardi, che poi mi sgridate (è vero c’è chi lo fa!), è che   ho dormito già sul divano. E poi il capofamiglia russa e non ha ancora smaltito il cipollotto del pranzo.

odio stirare

Ho appena terminato di stirare… inarrivabile la mia estrosità, creo pieghe dove non ce ne erano.
Nulla mi interessa meno che sconfiggere grinze, una vittoria effimera, parvenza pura… il battito d’ali di una farfalla, e che altro? Lo indossi…è finita, nulla resta ai posteri della tua arte disprezzata.
Meglio cucinare.
Però il bello dello stirare, che se alzo lo sguardo vedo solo piastrelle verdoline, è che immagini e pensi e consideri, e sei in silenzio.
Considero che… ho voglia di silenzio, ho voglia di stare da sola.
Che l’adolescente dentro di me non morirà mai…ho voglia di mettermi alla prova, di costruirmi un futuro.
Non è che voglio stare da sola, nel vero senso della parola. Ho voglia di esprimermi ,di comunicare,si.  ma non necessariamente parole.  Vorrei scrivere e fare, ed incontrare il suo sguardo. Vorrei una persona così, accanto.  Accanto, appunto.
Vorrei decidere del mio tempo  … vorrei fare senza dire, come sei dovessi giustificarmi in eterno perchè sono viva e non mi interessano poi tanto i pavimenti, le lenzuola e il calcare.

wow wow wow wow wow wow

E mo’ me vado a diverti’… sabato prossimo faccio il bis, concerto di De Gregori  a  Seveso
Però i miei baldi compagni di concerto sono  gentili con le vecchiette briccone  e mi riaccompagneranno a casa a Milano.

Non sapevo che canzone scegliere…  della mitica donna cannone avevo già postato le parole… e piano bar   e i muscoli del  capitano  e   niente da capire  e la casa di hilde  e. la storia siamo noi… e…. e….

E’ che adoro i concerti. Ovviamente non lo sapevo fino a due anni fa, che adoro i concerti, non ci ero mai andata.  Ma poi ci sono andata, per la serie non è mai troppo tardi. Ditemi di andare a sentire musica dal vivo e corro. O vengo in bicicletta, forse è più realistico.
Beccatevi queste….
Perchè ad  Alice guarda i gatti e i gatti guardano nel sole mentre il mondo sta girando senza fretta  non si resiste, e neanche a un De Gregori imberbe ma non imcapello annata 1974,

GRRRRRRR

 “Signora Tiptop devo farle una sorpresa”

“Ma Rocio, Pasqua è appena passata…”

“Devo andare un po’ al mio paese, ma poi torno”

“Un po’…. quanto?”

“Non molto… 45 giorni”

ARGH!  E’ vero che manca invece poco al 1° aprile…ma questo non è un pesce…

Per quanto non sia un mostro di solerzia….insomma, che manchi 45 giorni…già è un periodo cos’ arruffato per me, adesso anche questo pensiero.

“Hai sentito della Rosi?” mia madre non ha mai capito bene il nome, Rocio va anche da lei.

“Sì sì,  ma voi come farete?”

“E’ venuta qua con una sua zia, ha detto che può venir lei, ma non so”

“Beh dai meglio che una completamente sconosciuta, poi tu sei in casa, mica come me che devo fidarmi a lasciar le chiav. Ma perchè dici non so? ”

“Non so, è un po’ grassottella e deve avere cinquant’anni, non so cosa sarà in grado di fare”

Comunque un appuntamento da un dietologo l’avevo già  preso,  per il 30 aprile, implorando di avvisarmi se ha un buco prima.

Per gli anni non so,  si va da un dietrologo?

guerra ai piccioni

Come aperitivo,  in attesa di finire il post che ho in gestazione,  propino uno dei pochi racconti che ho scritto per il corso di scrittura, primavera 2005… coraggio, sono solo tre cartelle

GUERRA AI PICCIONI

La madre aveva chiesto aiuto a Guendalina, le sue forze di anziana signora non erano sufficienti a contrastare l’invasione dei piccioni sulla terrazza.

Mentre Guendalina preme il pulsante del citofono, il suo sguardo corre come sempre all’etichetta dove quei nomi non ci sono più, Rossi Colombo. Massimiliano Rossi, Anna Colombo. Una coincidenza, Colombo e piccioni, come una coincidenza era stato che il fratello acquistasse quell’appartamento,  nessuno in famiglia aveva mai saputo di quella sua storia.

-Ciao mamma, sono qui.- deve  gridare  per farsi sentire. Era andata già bene che avesse sentito il suono del citofono, altre volte doveva avvisarla col telefono,  sentiva lo squillo perchè l’aveva sempre vicino.

Tutte le volte che andava da sua madre non poteva fare a meno di pensare a quando aveva suonato alla porta dell’appartamento due piani sopra, una mattina di tanti anni fa, alle otto e mezza, orario d’ufficio, e Massimiliano aveva aperto la porta in pigiama… non c’era  bisogno di strategie, sapevano entrambi quello che sarebbe  successo.Poi sarebbero andati al lavoro, finite le quattro ore di sciopero.

La porta si apre, Guendalina si trova subito immersa nella coltre di fumo  che,  come al solito, impregna l’intero appartamento. La madre, nonostante la veneranda età ed a dispetto di tutti i dottori, fumava accanitamente, e apriva poco le finestre perchè temeva il freddo. La mamma  quasi l’assale raccontandole ansiosa per l’ennesima volta i disastri e la sporcizia di quelle bestiacce, contro le quali pare non ci sia alcun rimedio. Guendalina si dirige sulla terrazza coperta, “una desolazione,l’avessi io una terrazza così” rifletteva guardando l’ammasso di cose cui nessuno dopo il trasloco si era mai preoccupato di trovare un posto, o di far riparare. Il fratello maggiore  viveva altrove, la mamma era troppo anziana, e lei non trovava neanche il tempo da dedicare a sè.

-Stai attenta a non cadere!

-Sì mamma- “manco avessi due anni” pensava Guendalina sulla scala cercando di agganciare una rete, piantando dei chiodini da un estremo all’altro della terrazza. Poteva vedere ora “quella” finestra. Le lenzuola disordinate  intorno a due corpi giovani, lui che la bacia sulla fronte e mormora “mi sto innamorando di te” e lei sfiorandogli la bocca “non devi”.

Un sospiro struggente, bisogna chiudere quegli spazi tra gli scatoloni contro la parete, quei maledetti ci stanno facendo il nido. Meno male che la mamma è andata a vestirsi, ci metterà un po’. Guendalina si sporge dalla ringhiera, per cercare di spiare cos’hanno fatto gli altri inquilini contro gli indesiderati ospiti. Niente di originale, grandi baluginii di carte stagnole, cui i piccioni si sono da tempo assuefatti.

Il lavoro è terminato, bisognerebbe avere voglia di  mettere ordine anche in quell’accozzaglia di oggetti. Pensierosa Guendalina si siede su una sedia azzoppata e appoggiata alla balaustra guarda il giardinetto, con le immancabili ortensie e l’oleandro. Sapeva che si era separato da Anna, qualche anno dopo aver avuto una bambina,  che aveva avuto un infarto. Massimiliano si era sposato giovanissimo. Allora avevano lui  25 anni, e Guendalina 23, si  sentivano al telefono spesso per lavoro ed avevano deciso di conoscersi: non aveva scherzato, lui era davvero bello, alto, biondo e con gli occhi azzurri. Panini fuggenti nella pausa, incontri all’uscita del lavoro, interminabili camminate tenendosi per mano, baci sulle panchine dei giardini, lei impacciata più di lui, nel timore di essere visti, fotografati e pubblicati sul Corriere col titolo“Primavera in arrivo nei Parchi della città”. Lo scoiattolo apparso al Parco Sempione,il gelato  alla sera in via Torino “non preoccuparti di cosa dico a mia moglie”, e i genitori “Ma Guendalina, con chi esci”, “I soliti, il solito gruppo”. Lei in vacanza al mare con la sorella, lui con la moglie, il difficoltoso appuntamento quotidiano telefonico. Guendalina cominciava a sentirsi sempre più a disagio nella finzione, non voleva far soffrire nessuno, neanche Anna che aveva intravisto una sola volta. E queste faccende prima o poi portano sofferenza. Nei due anni successivi gli incontri si erano fatti più difficili, ma non si erano mai detti che era meglio lasciarsi nè che Massimiliano dovesse separarsi. La loro storia si era via via sfumata, si era interrotta quando Guendalina aveva rinunciato ad attendere il Principe Azzurro, in cambio di un più concreto  matrimonio, che ora non funzionava più.

In un modo o nell’altro, ne era certa, avevano sofferto tutti lo stesso.  

-Guendalina cosa fai li così, non hai freddo così ferma?

-No, mamma, sono solo un po’ stanca, usciamo ora, così facciamo la spesa insieme.

 

Non amo molto andare al ristorante, se ci vado è per dovere o necessità… preferisco di gran lunga preparare io per gli amici. E’ che i miei amici col capofamiglia non li voglio mescolare più e allora invito a casa solo quando lui non c’è. Ci sono solo due posti – beh non è che poi ne conosca molti, a dire la verità – dove vado volentieri a mangiare, e sono posti dove comunque mi sento un po’ a casa. Uno è il ristorante della mia amica, in via Ripamonti 9, e l’altro è questo della foto, l’Isola Fiorita  in Ripa di PortaTicinese, un locale che per altro qui ho già nominato, e non ha neanche bisogno che lo nomini io. Ieri ci ho portato la famiglia,compresa la mia mamma, che è riuscita a superare indenne anche questo locale  che sopra la porta del bagno ha scritto "chi non ha mira è pregato di astenersi" e nel menù che "sono noti per la loro lentezza, e se non va bene a 150m c’è un altro ristorante,e poi a 500 un altro", e cose così. A me piacciono i posti semplici, il lusso mi infastidisce, e ancora di più la finta ricerca di semplicità. Devo scivolar via non vista… se sento uno sguardo inciampo.

auguri

Non so quanto importi che gli auguri siano per una Buona Pasqua…

penso laicamente sia bello fare gli auguri per un buon week end lungo,

visto che molti andranno via… anche se il tempo non sarà dei migliori… ecco…

auguri per delle belle giornate di sole primaverile 

come quella dell’anno scorso in cui ho scattato questa foto…

che se vedessi in questo momento un prato così mi ci butterei 

e chiuderei per un pochino gli occhi

 se non fosse che spetascerei i fiorellini.

Cose d'Italia

Pensavo… che ieri presenziavo all’ecocardiografia fetale di mia figlia eseguita dalla dicono migliore dottoressa in Italia.  Che questa dottoressa non è italiana, ha un nome russo. Che mentre riempiva di gelatina la pancia di mia figlia e ci scorreva l’aggeggio illustrava in inglese a due studenti cosa si doveve cercare  nello schermo. Che il tutto si svolgeva in una stanza con luce azzurrina che faceva sembrare rossa la mia giacca marrone, che il lettino e l’apparecchio erano in mezzo ad una coltre di scrivanie, che il tutto si svolgeva in una stanzetta in un cointainer all’esterno dell’opedale,che funge anche da palestra per la fisioterapia. Però devo dire che l’ospedale lo stanno rifacendo nuovo.  E si spera che sarà bello e funzionale, perchè ieri è stato tremendo chidere informazioni al personale, avevano tutti un’aria smarrita, forse sapevano a malapena dove dovevano andare loro.

Milano, ma le stelle ci sono

Non so, dicon sempre che c’è l’inquinamento luminoso nelle grandi città, eppure anche stasera uscendo sul balcone della cucina, l’aria era fresca, il cielo terso e blu, la luna illuminava i cortili e intorno c’erano le stelle,ed anche le lucine di un aereo che sembrava quasi una cometa con la sua coda di fumo luminoso.
Oggi è stata una bella giornata. Ho accompagnato anch’io i ragazzi in un ospedale appena fuori città, la Princess doveva fare l’attesa ecocardiografia fetale…che è andata bene, è tutto normale… ora sì, tutti tranquilli.  E allora siam passati dalla nonna con la tosse a portarle l’antibiotico ed ha fatto vedere la copertina che ha preparato ai ferri per il bambino; si  è scusata di essere in vestaglia, una vestaglia beige  che l’ingrossava un po’. "Ma no mamma dai, sei carina, sembri un orsetto di peluche"  e poi tutti all’Esselunga…siamo stati vigliacchissimi, nonostante ci fosse poca gente a quell’ora, i ragazzi han voluto andare alla cassa con precedenza alle donne in gravidanza e han costretto un signore a sospendere di tirar fuori la spesa dal carrello…Insomma abbiamo insacchettato ridendo e giocando, rubandoci le cose…. così a me è toccato il detersivone liquido, la cosa più pesante di tutte, la peppa tencia.

stile

Questa è la libreria dove vengono tenute le lezioni del corso di scrittura avanzato, a me piace tanto, c’è tutta letteratura del terzo mondo… non ci ho comprato a dir la verità quasi nulla, ma mi piace l’aria che ci si respira, mi piacciono i colori e l’ambiente caldo.
Credo di essere l’aspirante scrittrice ( ma lo aspiro? ho già verificato che l’idea di pubblicare… insomma non me ne frega nulla. Scrivo perchè mi piace e basta.) che scrive e legge meno di tutti…. Comunque delle cose dal corso me le porto a casa… si impara a leggere in una maniera diversa, e poi sento che l’ambiente intellettualmente mi stimola. Sono contenta di essere uscita dal  gruppo in cui stavo… quello che poi si era ricostituito al corso sperimentale sul romanzo…. Di questo gruppo ho qualche amico vero, e quello me lo tengo.
La realtà è questa, io sono un cane sciolto. Ne avevo il sospetto da ragazza, ne ho avuto la conferma vivendo.
Quel gruppo, di persone che si sentivano molto brave e acculturate, cui ero stata ammessa per benevolenza di alcuni, secondo me, che pur ci stavo dentro, era un peso castrante per gli altri partecipanti , ed in effetti ieri, tornando a casa con una ragazza, ne ho avuto la conferma,  il gruppo era avvertito proprio così. Mi ha parlato giusto lei di come il corso "avanzato" alleggerito dei partecipanti  emigrati a quello sperimentale sul romanzo, e con l’acquisizione di nuovi adepti, si era amalgamato bene. Ma io stessa ritrovo fiato, ieri ho perfino fatto un piccolo intervento, che per me schivissima è il top.
Quando sono in gruppo finisce che non conosco più nessuno di nuovo, è una specie di condizionamento anche inconsapevole. E’ un po’ come quando vai a comprare qualcosa con qualcuno… si resta più dubbiosi dei propri gusti, o per lo meno, io sono un po’ così. Ma non è neanche quello…ho delle strane riservatezze. Per esempio mi dà fastidio frugare nelle bancarelle con qualcuno che mi aspetta e mi guarda. E’ che poi fanno domande. E io tante volte non ho voglia di rispondere. Non voglio dire perchè mi ha incuriosito una cosa più di un’altra, o giustificarmi se una mi piace e magari è strana… o assolutamente banale. In fondo ho un caratteraccio.
Comunque la lezione del corso, ieri col titolo Questione di stile, il caso di Celine e Joyce, si è svolta quasi tutta nel tentativo di dare una definizione di cos’è lo stile, che mi ha lasciato insodisfatta, non è l’indissolubilità del come e del cosa, del contenuto e della confezione…resto dell’idea che la mia definizione andava meglio…l’elaborazione personale con strumenti oggettivi di fatti oggettivi… O forse non ho colto le sottilizzazioni. In ogni caso lo scrittore rappresenta, non spiega. Modestamente, come dico io… che mi piace dipingere con le parole. E poi ha letto, mi pare l’incipit, di Celine,  Viaggio al termine della notte, facendo notare lo stile con frasi corte, sull’onda dei pensieri…e ho pensato, toh scrive come me certe volte, quando mi metto davanti al foglio bianco e mi ci  lascio andare…