Un film giallo cinese (o noir, o poliziesco) vincitore dell’Orso d’oro e d’argento al Festival di Berlino del 2014… per me, semplice spettatrice non cinemologa, è un film invedibile, almeno per i miei canoni armonici, meritevole tutt’al più di un orsetto caramella gommosa verde.
Si salva la vicenda, la trama, il filo, che si evolve evolve, parola grossa – a balzi e brandelli che si stenta a collegare, salvo che non ci si sia documentati sul film prima di andare a vederlo, e ogni tipo di suspence si perde, mancano i passaggio, sono sottintesi.
I dialoghi sono cinesemente ridotti al minimo, per cui non aiutano, come non aiuta la segnaletica stradale in sinogrammi: il protagonista Zang ritrova foglietti indicazioni etc, che solo lui sa che cosa diavolo c’è scritto, è soddisfatto del ritrovamento? gli crediamo.
Il film inizia con l’apparizione di una mano su un carico di carbone, poi si vede uno in stazione (non sai ancora che è Zang), che cerca di saltare addosso a una donna, alla quale si spalanca un ombrello, e gli dà un documento, pieno di sinogrammi rossi, che chissà cos’è, una patente, dicendo “eravamo d’accordo che era l’ultima volta” prima di salire su un treno.
Questa è la scena in cui lui viene lasciato dalla sua donna, dopo di che resterà inconsolabile. Poi il caso irresolubile della mano sul carbone e una sparatoria dal parrucchiere cinese in cui perdono la vita dei poliziotti lo portano all’alcolismo, esce dalla polizia e fa la guardia privata (lo si capisce bene leggendo le schede del film sul web) così gli rubano la moto nella neve lasciandogli un motorino, tanto era ubriaco, riverso a lato della strada.
Questa città della Cina del Nord (si sa sempre dalla scheda film) non ha niente di cinese se non le luminarie led, e i cinesi sono vestiti da occidentali, sono anche ciccioni, che qui li vedo sempre magri, e non è vero che si somigliano tutti come si dice.
Le biciclette sembrano aver lasciato il posto ai motorini, efficientissimi nella neve, non lo avrei detto.
Musica: occidentale Sensualità: zero. Sesso: animale. Fotografia: pessima. Pathos: zero. Humour: zero Fuochi artificiali: cinesi.
Temperatura della sala del cinema: glaciale.
Peccato, la storia era anche bella.
FUOCHI D’ARTIFICIO IN PIENO GIORNO (Black Coal, Thin Ice)
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