Archivio mensile:febbraio 2015

En duva satt på en gren och funderade på tillvaron

Il negozio più affollato in via Torino alle 19 di sera, è Amsterdam Chips. Però non è bello starci seduta davanti a leggere un libro, sul marciapiede di fronte, alla fermata del tram in attesa che cominci il film, perchè arrivano le zaffate di fritto, e poi, per star ferme così, fa ancora un po’ freddo. E allora mi sposto nella galleria del cinema, e tanto per passare il tempo pensi, ” Quasi faccio una foto alla locandona” del film che ha vinto il leone d’oro  come film dal titolo più lungo, e non c’è come pensarlo perchè cinque persone ci si fermino davanti a parlarsi. Ma è più lungo
Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza
o forse
Cosa è successo tra mio padre e tua madre?
Il piccione vince.
Il piccione si vede solo nella prima sequenza, per giunta impagliato, che viene il dubbio sia impagliato anche l’uomo che rimane imbambolato a guardarlo.  Poi il piccione non lo vediamo più perchè è lui che ci guarda.
Qualcuno si è anche sentito piccione ad essere andato a vedere il film,   sentivo una uscendo che diceva una boiata pazzesca, mentre la aspettava fuori dal cinema un vecchietto a metà tra Nosferatu e i personaggi del film.
Non è un film facile, se si può dire che ha un filo conduttore, non si può dire che ci sia una vera e propria trama.
Goteborg, o qualunque altra città non importa. Goteborg perchè ci sono i marinai del 1943nella trattoria di Lotta la Zoppa, e  i centomila soldati di Carlo  XII diretti  in Russia che passano davanti al bar dove Sem e Jonathan si sono rifugiati perdendosi e nel quale il re entra a cavallo e beve acqua minerale gassata. Sem e Jonathan sono i due mal messi piazzisti di scherzi di carnevale, personaggi  dal colorito pallido come si fossero salvati da un film sui vampiri, che cercano di vendere denti di Dracula coi canini allungati – quasi come quelli della tigre con i denti a sciabola  e il sacchettino che fa la risata “Vogliamo far divertire la gente” è il ritornello con cui mostrano la loro merce. Davanti  allo stesso bar ripassa l’esercito sconfitto a Poltava, colpa dei russi che si sono armati di nascosto, consolano il re sfatto.
Il tizio alla fermata dell’autobus che sente dire dal negoziante che apre la bottega ” E’ di nuovo mercoledì” e  rimane sconcertato, e chiede conferma agli altri che aspettano con lui, e tutti concordano sul mercoledì, scandalizzati  che costui potesse sentirsi come fosse un giovedì.
I quadri nel film sono innumerevoli, in molti ci finiscono i due tristissimi piazzisti, ci sono altri personaggi che si vedono nei momenti in cui inseguono la loro vita, non sto a dirli tutti, perchè poi il film lo si deve andare a vedere e a scoprire.
Mi sento di parlare più di quadri che di episodi… sono quadri a colori tenui, grigioverdi, e i personaggi sono in genere pallidi, e stanchi, e sono la gente normale, quella che nessuno vede, di cui non ci si accorge che esistono,  sono quelli che fanno numero, stentano ad essere protagonisti financo della loro vita.  Quadri, perchè i movimenti sono ridotti al minimo, come i dialoghi. Un po’ come capita nelle esistenze solitarie. In certi momenti mi ricordavano un po’ scene della tragedia greca,  col coro.
A noi spettatori viene da sorridere, non certo risate grasse e flaccide, mentre pochi dei personaggi   trovano un motivo per farlo.  E viene il dubbio se si tratti di esistenza o sopravvivenza, su questo riflette il piccione, credo, e come sia difficile a volte trovare  un senso, uno scopo, cioè rispondere alla domanda “che ci faccio qui sulla terra”.
La qualità tecnica del film mi sembra parecchio buona, e curata… se si guardano i titoli di coda, sembra che abbia collaborato al film,   una co.produzione francese, tedesca, norvegese e svedese, mi pare (4 erano) , l’esercito di centomila soldati di Carlo XII.
Regia di Roy Andersson, attori per me sconosciutissimi.
Un film da vedere? Direi di sì, ma certo non … nazional popolare.

Why Whiplash?

C’è un’infornata di film belli, non so come andare a vederli tutti. Intanto ho catturato American Sniper prima che esca dalle sale – se guardo i film o la tele dal divano di casa, non resisto sveglia davanti a nulla –  Birdman e stasera fresco fresco Whiplash, e devo correre per Mr Turner che è già in giro da un po’.
Whiplash perchè all’Apollo Turner aveva gli orari sbagliati. Certo che all’Apollo sono bei bricconi, l’unica consolazione dell’annoso compleanno erano gli sconti al cine, e lì li hanno appena spostati a 65 anni, insomma, mi fanno lo stesso dispetto dell’INPS.
Premesso che per un film o un libro che non sia I Promessi sposi, l’Iliade e l’Odissea e Via col vento  non racconto mai la trama. E’ un bellissimo film… esistono ancora cose di cui parlare che non siano deja vu.  Un po’ assurdo  nella sola scena dell’incidente di macchina (vi renderete conto vedendolo)  può ricordare i film americani con istruttori militari un po’ sopra i toni,  può ricordare i film sulle abnegazioni sportive, battere il record a tutti i costi.
Senz’altro l’eccellenza è protagonista, la cercano l’allievo ed il maestro.  La cercano odiandosi, sfidandosi, facendosi gli agguati, usando altri allievi come pedine. La trovano. Credo non sia solo nella maestria nell’uso dello strumento musicale quanto nel loro rapporto, entrambi hanno trovato nell’altro quello che cercavano. Perchè se si vuole eccellere, bisogna lasciare sul percorso gli affetti familiari, anzi, gli affetti,  e si resta soli, anche un po’ odiati,  puoi accettare solo le persone che ti permettono di andare avanti, in questo dicevo  Neyman allievo e Fletcher insegnante si sono trovati.
Non so giudicare la musica, non essendo musicista, non conoscendo pressochè nulla della sua scienza, ma non credo si debba suonare  nella tensione che creava l’insegnante nei suoi sottoposti, penso che la precisione  sia necessaria suonando in un ensemble,  il jazz così rigido non me lo immaginavo… però questa rigidezza è un’arma  necessaria allo svolgimento della vicenda.
Un pensiero in soldoni… sono contenta che sia uscito un film del genere, che racconti di una vicenda legata alla musica, all’eccellenza  nel campo della musica. Che  diano un quadro della musica come di solito lo danno dello sport.  Ecco, vogliamo smetterla di pagare gli artisti in visibilità? L’arte, non è un dono che cade dal cielo. Cioè, non solo quello, al dono si accompagna  un lavoro, dietro, e passione e sacrificio e tecnica.  Forse non tutti si rendono conto, di cosa ci sta dietro.
Il film è candidato a soli 5 Oscar,  si fa per dire, miglior attore non protagonista, miglior film, miglior sceneggiatura non originale, miglior montaggio e miglior sonoro –
Del sonoro, mi sono accorta persino io… come avrei potuto non accorgermi?
Fantastici primi piani, che abbondavano però anche sulle scene di Birdman: qui, non si deve perdere  lo sguardo scambiato tra gli occhi fieri del ragazzo, e quelli  da rettile del maestro, a suggellare il momento della resa reciproca, la fine delle ostilità.
Chazelle, regista a me sconosciuto, giovanissimo, anche Miles Teller, Neyman, ha partecipato a tanti film che non ho visto, come JK Simmons,  perfetto per la parte, non sembrava neanche recitasse tanto incarnava il personaggio alla perfezione… con eccellenza, infernale quanto basta.
L’importanza di non porsi limiti: l’effetto nefasto delle altrui parole “Bel lavoro” che ti inducono a rallentare nella tua ricerca della perfezione, alla quale non si arriverà comunque mai, c’è sempre un qualcosa che si può fare di più per migliorare ancora… No, io non sono fatta di questa pasta, ma capisco che a qualcuno gli capita un fuoco dentro…
Però apprezzo quando non mi si dice “bel lavoro” e mi si danno consigli per migliorarmi.