– Ma dove andiamo a mangiare? Non mi vengono in mente posti.
– Ce ne è uno dove suonava mio figlio, ma non è che sia elegante.
– Non m'importa che sia elegante, che poi costa anche. Ma non esiste da qualche parte un'osteria con le tovaglie a quadri, il vino in fiaschi e il campo bocce?
– Forse il Beppe lo sa..
– Ma quel bar in fondo alla strada di Trenno, che poi si gira a destra e si va al Gallaratese… lì non c'erano le bocce?… mille anni fa, però.
– Facciamo che ci sentiamo, mando Beppe in avanscoperta
Non potevo che essere sotto la doccia.
– Mamy, l'Anna.
– Dille a che ora
– Alle otto,il Beppe ha trovato il posto e ha prenotato per le otto e mezza.
Il posto era in periferia, un capannone alle spalle di una invitante trattoria, una scritta con qualcosa di america latina, all'interno campi bocce, odore di gomma, di pneumatico. Tanti campi tutti spenti, sul fondo, a sinistra un bar con qualche luce accesa, dei tavoli con tovaglie rosa e qualche grappolo di palloncini colorati. Nella parete a destra, come si aprisse verso un altro mondo, una porta con la scritta ristorante pizzeria, e delle luci, ci infiliamo lì. Metà sala buia, due o tre tavoli con gente che mangia. Uè, meno male che abbiamo prenotato e siamo puntuali, scherzo con Beppe.
Beppe dice che non capisce, al pomeriggio era pieno di gente. Non capiamo ma mangiamo e poi chiediamo e ci spiegano. Niente bocce il venerdì ed il sabato perchè funziona la discoteca.
Intorno alla macchina, dobbiamo decidere dove andare, invece delle bocce, o in cerca delle bocce. Cominciano ad arrivare i danzatori di salsa e merengue. L'insegna ora è illuminata, incorniciata da un filo di lucine piccole colorate, che fanno molto Natale. Anche all'interno pende qualche filo di lucine bianche. Decorazioni per tutte le stagioni, di sicuro non è un posto lussuoso. Alcuni ragazzi fermi vicino a una macchina attigua vengono chiamati per spostare i tavoli. Arriva una biondona autoctona scollata sfatta con accompagnatore estero, al contrario poco sfolgorante.
Anna vorrebbe andare a casa, il capofamiglia tace, Beppe propone Gudo Gambaredo. Approvo incondizionatamente, ignoro tutto di Gudo Gambaredo, ma mi sembra che il nome vada a pennello per la serata.
Il navigatore, un congegno di poche parole, ci conduce nell'oscurità, ci ha fatto abbandonare le strade frequentate e ci ha portato in mezzo alle campagne. Una macchina in sosta con i vetri appannati ci fa simpatia. La strada, non illuminata, si è fatta stretta e corre tra due fossati. "Una strada da conigli" interloquisco. Il navigatore anticipa di girare a sinistra ma nessuno gli credeva, non si vedeva niente, ed invece sì, all'improvviso si apre una strada, con le stesse caratteristiche di quella che lasciavamo. Eccolo lì, immobile, con due orecchie su, illuminato dai fari attraversa la strada, Beppe sterza e lo evita. Dice che d'ora in poi si toccherà le palle tutte le volte che prevedo qualcosa, ma io mi difendo, è ovvio che ci siano i conigli in un posto così, e quasi tutti gli animali girano di notte, di giorno dormono. Continuiamo il viaggio, ed Anna dice di aver paura, ed io dico che non ce l'ho perchè siamo in quattro, fossi sola non mi sarei mai avventurata (ma neanche sola col capofamiglia, penso, ma non lo dico).
Gira a destra, poi a destra, poi a destra, invece no, ci fermiamo, siamo davanti al bar trattoria Santoro.. E' il posto che Beppe cercava, e quello che io speravo di trovare.
Due gradini scalcagnati, una bottega, sulla destra vendono salumi, forse anche il pane, di giorno, di fronte all'entrata il banco bar, e una porta, e un'altra sul lato. Al centro troneggia un calciobalilla, che se fosse umano sarebbe pieno di rughe, non ha neanche il segnapunti, bisogna contare i goal guardando le palline dal vetro del campo di calcio.
Ci fanno vedere la saletta,quella della porta laterale, tovaglie rosse, e poi l'esterno, una veranda, con i gerani e dei fiori di stoffa dell'Upim impolverati, attaccati ad un palo, possiamo accomodarci lì, ma no, dopo ci beviamo la birra e il limoncello, prima c'è il calciobalilla.
Io sto in porta, dove riesco a fare i ganci.
Gudo Gambaredo però non lo ho visto scritto su nessuna freccia, su nessun cartello, ed in cielo c'era la luna tonda, rossa.