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Una settimana di ferie in meno

 Volevo rileggermelo per quanto mi era sembrato assurdo, e sono andata a ripescare l’articolo di ieri sull’ultima uscita di Polillo, che è stato per l’occasione ricordato come quello che proponeva la tassa sui cani.
Premetto doverosamente di non essere un’economista, e semmai un’economa-fallita- nella gestione domestica.
Bisogna aumentare il PIL, dice, lavoriamo nove mesi all’anno,  e quindi dovremmo lavorare di più senza aumento di retribuzione. A prescindere che l’azienda dove lavoro lo sta già facendo,  mi chiedo quali sarebbero le prime ripercussioni.
Innanzitutto, potrebbe venire trattato a mo’ di San Sebastiano da tutto il settore connesso al turismo, che già ha visto cali paurosi nelle prenotazioni e quant’altro.  Mettiamoci anche le visite ai Musei, che si stanno dimostrando redditizie per lo Stato (speriamo chelo Stato  se ne accorga).
Se bisogna incrementare la crescita, e quindi i consumi, quel lavoro che dovrei fare io per una settimana, potrebbero affidarlo a un nuovo assunto: eccoti un nuovo consumatore e pagatore di tasse. Ovverossia,  un giovane non disoccupato, o un esodato che riesce ad arrivare alla pensione dove gliela ha messa la Fornero, o una donna non penalizzata rispetto al maschio,  o un extracomunitario comunitario…  perchè proprio sulle spalle del lavoratore già lavoratore,  novello Atlante, sottopagandolo quindi rispetto alla media europea?
E poi, scendendo nelle piccole vicende quotidiane,  per lo più  inimmaginate dai gestori di cosa pubblica,  una settimana di ferie in meno, con scuole e asili chiusi, ad una madre importa, e anche costa, e poi,  passare un po’ di tempo con i propri pargoli, mica nuoce alla crescita, neanche a quella italiana.