Archivio mensile:novembre 2008

noi donne senza uno straccio d’uomo non sappiamo stare.

Ieri sera un’amica mi ha chiesto se davvero andavo a vivere da sola.

Le ho spiegato che sì, che era una prova per un anno, con tutto ciò che ne consegue, che una prova può andar bene, o male, che potrei non rientrare  o voler tornare e non ritrovare le cose come prima, e neanche migliori. Che è un salto nel vuoto  incontro a problemi, e non è immune da strappi, ma che sento di doverlo fare, che devo provare. Che non voglio buttare all’aria una famiglia senza sapere bene cosa voglio. Che poi la vita da sola magari  non è quello che pensavo e mi mancano loro ed il loro casino. Questo già un po’ lo so, però ci sono altre cose davanti alle quali non voglio più abbozzare.

Gli anni passano, non posso più rimandare, se devo ricostruirmi una vita, un quotidiano.

Comunque,  lei  mi ha detto che sono coraggiosa, perchè noi donne senza uno straccio d’uomo non sappiamo stare.

Ecco, questa considerazione mi ha un po’ sconcertato.

In effetti sto andandomene da sola, non ho nessuno che mi aspetta fuori dalla famiglia.

Se il problema fosse stato solo quello, avere un amante,  avrei anche potuto continuare a stare dove sto, in fondo mi muovo piuttosto liberamente.

I miei problemi sono anche altri, di rispetto e di comunicazione,  di  gestione.

Una cosa che ho imparato, anche dalle esperienze altrui,  è che è meglio non  affidare le redini della tua vita a nessuno, perchè in un modo o nell’altro, o ti prendono la mano, o ti lasciano le redini sul collo e ti trovi a tirare  il carro da sola.

Forse sì sono coraggiosa,  sono coraggiosa a farlo visto che ho anche tante paure, ma lo faccio.

Non so se  il  futuro mi riserverà  “uno straccio d’uomo”…

E non so quanto c’entri,  ma  stamattina in autobus  leggevo  queste parole di Delli Antoni,  (Quel che non è stato):

“Aspettare è l’essenza stessa dell’amore.  Quando siamo innamorati, noi, essenzialmente, non facciamo che aspettare: aspettare che l’altro  ricambi il nostro amore, che ce lo manifesti di continuo, che ci sorprenda, che ci cerchi che ci desideri. L’amore è un’attesa mai sazia e quindi, per ciò stesso, destinata a venire delusa. Quando l’attesa cessa cessa anche l’amore. I grandi amori o vanno in frantumi, oppure sbiadiscono in rapporti abitudinari in cui, appunto, non ci si aspetta più nulla”

E allora penso che seguirò il consiglio di Tabatha4ever,  “non dare le chiavi a nessuno”.

SALONE DEL LIBRO USATO

Anche se l’ombrello mi scivolava coi guanti di lana, e la neve in piazza Lodi erano gocce cicciotte, e invece in piazza Corvetto gocce pesanti, insomma  non la neve leggera a fiocchi che almeno l’ombrello è inutile… gocce pesanti che però sui tetti e sulle auto in sosta restano bianche, e fanno poltiglia color asfalto per terra, scivolosa…

Anche così, pensando al week end che le previsioni del tempo, in quanto tali, prevedono brutto, ho apprezzato un adesivo pubblicitario trovato sulla free press di oggi:

28.29.30 novembre     FIERAMILANO CITY  – viale Scarampo Milano INGRESSO GRATUITO salonelibrousatomilano.com    SALONE DEL LIBRO USATO, bancarelle in Fiera, 4^ edizione.

"Leggere nuoce gravemente all’ignoranza"

L’unica cosa, chissà che libri sono, io dai miei "belli" mica mi staccherei. Sarebbe bello anche ci fossero bancherelle tipo "remainder’s" un’inizaitiva che mi sembra stia scomparendo.

che palle…..

Nevica…
e mica posso starmene a letto sotto le coperte  – in compagnia dei gatti,non si creda chissà che…
IN CITTA’ LA NEVE DOPO I PRIMI MINUTI E’ ORRENDA!
spero che finisca
spero che non resti
che in ufficio ci arrivo,ma poi da lì torno? E’ lontanissimo.
Ho ancora una speranza, che mentre cercavo il gif  sul web abbia smesso..
ora guardo…mica no, acc.!  Uffi.

P.S. Mentre cercavo delle scarpe adatte nel ripostiglio ho considerato come sia ora di mettere via i sandali, che son sempre lì…

Le luci delle macchine, le luci natalizie, dorate e rosse.
Ho le dita gelate, ed anche dei guanti di lana viola comprati per tre euro al mercato, sono nella borsa e non ho voglia di tirarli  fuori.
Mi piace il viola, peccato che il gatto mi abbia mangiato pezzetti del golf a collo alto viola cachemire, lo stesso punto di viola dei guanti e della sciarpa luccicante  lieve mescolata col verde. Mi ha mangiato un pezzetto del collo, ma non si vede perchè si arrotola.
Chissà perchè il viola deve portare sfortuna, forse per via dei paramenti in chiesa e della quaresima, ed allora per gli spettacoli buttava male, qualcosa così. A me piace, mi piace nei fiori, mi piace quando lo indosso, anche se non è che sono proprio un fiore.
Comincia il Natale, cominciano le domande sul senso del Natale, il merchandising di Babbo Natale  con le sue renne, le azioni in ribasso di Gesù Bambino, il bue e l’asinello ancora vanno.
Quest’anno non voglio parlar male di Natale nè degli ipocriti pranzi familiari, voglio tener calda dentro di me la sensazione di una famiglia sgangherata che per una volta ha saputo funzionare.
Guardo nel vetro del finestrino una faccia con dei capelli un po’ corti e e gli occhiali, le labbra  quasi serrate. Gli occhi dietro le lenti sono un po’ così, quasi tristi, forse perchè son chiari. Mi vien voglia di dirle qualcosa, a quella faccia. La guardo interrogativa. Sorride, prova a sorridermi. Bene così.

prova di egoismo

Sabato dopo il parrucchiere ho pensato che ormai è ora, e sono andata a dare un’occhiata agli elettrodomestici. Non ho ancora le misure, e neanche le chiavi, e devo ancora  firmare il contratto per il mio appartamentino,  ma l’accordo c’è.
E allora sto progettando, con un budget minimale, l’arredo, che sarà essenziale,  per amore e per forza: con la e e non con la o, perchè non mi piacciono le case piene di mobili. E poi questa è piccina, ma perfetta per me.
Uno spazio devono trovare i vinili di mio nipote, che voglio riuscire ad ascoltare. Libri, naturalmente.
Il frigorifero da  single potrà essere anche piccolo, anche se ho già un bel programma di cene,rò comunque un supermercatino davanti a casa, posso improvvisare.
In camera da letto ci può stare anche il lettino da campeggio per il nipotino, quando viene da me.
Metterò un graticcio al balcone, sarò al sesto piano, per non vedere giù…e poi penso ai gatti, i miei gatti almeno una settimana al mese li vorrei.
Lenzuola trapunta padelle e frullatore con i punti dell’esselunga, ne ho più di 20.000.
Non so se mettere la tv, non la guardo mai. Però sembra di essere staccati dal mondo senza, ai telegiornali un orecchio cerco di prestarlo.
Vorrei avere le cose di cucina in bianco e blu, e i mobiletti in bianco, e qualcosa di giallo.
Le pareti del salotto in una tonalità non scura azzurroblu, ed anche la stanza, un po più chiara. Poi finirò sul solito bianco… che costerà meno. Non so imbiancare le pareti, a me sono sempre toccati infissi e caloriferi, e purtroppo non mi sento neanche tanta energia.
E’ che mi muovo qui a casa, con ansia, pensando non posso lasciare tutto questo casino, di riordini e razionalizzazioni di spazio pensati e mai fatti. E penso che questa è la casa che desideravo…ma sento di dover andare, fare questa prova, che ho questa cosa che mi scoppia sempre dentro, devo capire cosa voglio. Il difficile è, che se il matrimonio da tempo  non funziona, la famiglia invece sì.
Ma io.. e io?

Ho bisogno che qualcosa cambi…
Ho bisogno di un po’ di tenerezza, che sia per me e solo per me.
Ho bisogno di un po’ di attenzione
Ho bisogno di una carezza.
Ho bisogno di  giocare e dire stupidate.
Sento tanto affetto intorno a me, ma non è "quello".
Credo di essere stanca, ed anche un po’ consumata.


ritorno dal lavoro

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Esco dalla metropolitana in Piazza Lodi  e noto una strana oscurità al capolinea del filobus.  Il mezzo è spento, lo sportellone del retro spalancato, un furgoncino bianco della manutenzione mi sfreccia davanti. Il malato deve essere grave.

La gente sulla banchina aumenta, si spazientisce, si scruta concorrenziale,  e scruta tra gli alberi della piazza se  intravede una sagoma arancione, illuminata, salvifica.

La 90 non si vede, come la legge di Murphy insegna,  passano  tre filobus 92.

Forse bisognerebbe fingere di aspettare la 92 per far arrivare la 90, o  accendere una sigaretta, ma non fumo.

Arriva un melobruco verde, che fa scendere  gli sparuti viaggiatori e riparte.

Uno scherno, faccio bene a detestare i melobruchi della linea 90-91, attrezzati con  posti da cui si scivola via o in alternativa dei troni da una piazza e mezza.

Ma il bello doveva ancora venire.

Un signore brontola, bisogna sempre e comunque  avere da ridire su ciò che è pubblico, i mezzi sono tutti vecchi e scassati. Veramente l’insopportabile melobruco è recente, come il filobus in cura , la cosa è ancora più trista, quelli vecchi si rompono meno.

Comincia ad alzarsi il vento, ed arriva finalmente una 90 dall’aria accogliente.

I passeggeri scendono tutti, le persone in attesa si affannano alle porte per salire quando un tizio vestito di blu con un berretto si mette a gridare

“ma ci vuole tutta, non vedete che termina a Isonzo? E qui dove siamo secondo voi? A I- S- O- N- Z. O ! E allora è inutile che  cerchiate di salire! Ci sono ritardi perché c’è traffico, la corsia preferenziale parte da qui. prima non c’è”

Il tono è saputo e sgarbato, e alcuni si stavano inferocendo pensandoyle Definitions */
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che fosse l’autista, lo avrebbero anche picchiato,  e raso al suolo l’Azienda Municipale.

Ho calmato un paio di persone, indicando il vero autista che si apprestava a lasciare il filobus..

“Quello è l’autista, è quello, questo col cappellino non è dell’ATM! Lo riconosco, conosco la voce! Lo sento spesso alla mattina, è uno che appena sale via via nomina  coscienziosamente tutte le fermate,  si fa sentire in tutto il filobus!”

Di personalità “insolite” ormai ne distinguo altre due sul filobus… di uno, voglio un giorno scriverne, inventargli il contorno di una storia; l’altro,  il più cattivello,  è intimamente convinto che il primo posto a sinistra sia suo, e guai all’ignaro malcapitato che s’era seduto magari un paio di fermate prima che salisse lui, quello si incavola proprio e gli  fa una scenata in pieno bus.


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 In ogni caso, subito dopo di filobus ne sono arrivati due, agibili.

INTERVALLO

sto scrivendo un post… intanto mi è arrivato questo in MSN… a voi i ricordi.
Quando ero piccola io, nella notte dei tempi, mi avevano regalato il libro di Babar, scritto in francese, però ero affezionata alle figure.
 

cercasi fidanzato/ principe azzurro

Il colore del principe non è, possibilmente, un connotato politico.
Dunque, visto che Dannella lo aveva scritto sul blog e pare abbia avuto successo, lo metto anch’io, si sa mai.
Anzi, potrebbe essere l’inizio di una catena, non nomino nessuno/a, ma delle ideuzze ce le avrei, su chi nominare.
Si parte naturalmente dal fisico.
Si dice che l’omo ha da puzzà… ecco, niente profumi eccessivi che li detesto,  e neanche armi chimiche sotto le ascelle…un buon aroma naturale, va bene anche di caffè, meno bene l’alcool. Anzi, di alcool non deve sapere proprio.
La  bellezza …essenzialmente deve piacermi, non esiste un tipo preconfigurato, devo annusarlo, è una  questione di pelle, non ho preferenze di nasi e colore di occhi:
deve avere uno sguardo intelligente, degli occhi in cui ci si possa guardare dentro e scorgere un sorriso tra l’affettuoso e il divertito (per il mondo, ed anche per me).
Magari un po’ più alto di me, diciamo almeno 172, meglio se più alto, che mi piace essere abbracciata che mi ci rifugio dentro, non che ci picchio il naso.
Vanno benissimo barba e baffi, con un po’ di capelli ed un po’ peloso, che mi piace passarci le dita… il tipo gorilla che usa tutto shampoo invece del doccia  schiuma  forse sarebbe un po’  troppo.
Deve avere buon gusto nel vestire, sobrio, normale.
Un essere acculturato e con interessi e passioni (escluso quelli che diventano animali in vista di un pallone) perchè devo imparare assorbire scambiare. Quindi arti e natura e fotografia e poi ci posson essere  cose da scoprire. Ho dubbi sui collezionisti che a volte nascondono eccessi di pedanteria.
Ecco, non  saccente, non pedante,  ma preciso un po’ sì, non amo le cose fatte alla carlona, ma comunque elasticità, adattamento ed un pizzico di umorismo sono  qualità necessarie per non  perdersi d’animo nella vita
Deve essere un tipo  giusto e forte, non melenso nè sdolcinato,  ma capace di tenerezza, perchè  amo molto le coccole e le cose carine, ed anche il sesso deve essere una cosa giocosa, e niente sesso  "malato"…  solo corpo e pelle. Pelle non nel senso travestimenti sadomaso, ovviamente,  Pelle che si sfiora, contatto. Ed anche la voce deve avvolgermi.
Che ami moderatamente la vita di società, ma sia anche capace di stare  a giocare a rimbalzello coi sassi sull’acqua.
Dobbiamo sentirci complementari e camminarci a fianco tenendoci per mano, non dobbiamo prevaricare nè soffocarci.
Il rispetto deve essere alla base della vita non solo in due, ma della vita proprio.
Volutamente, non ho scritto nulla sull’età, ma a
vrò sicuramente dimenticato qualcosa.
E come sono io? non dico nulla, c’è già tutto il blog…
A proposito di voltar pagina, ecco.

Post Scriptum . Se principe azzurro, deve essere già in confezione, perchè non ho intenzione di baciare rospi.

Sapevo che mi dimenticavo qualche cosa, lo avevo scritto sopra.  Che non abiti lontano e  che magari sia  libero, visto che vorrei essere amata io (anche viceversa).

Ho dimenticato anche: che gli piaccia andare in bicicletta (in pianura)

oggi 20 novembre aggiungo questo: sopra ogni cosa, qualità e possibile descrizione…è questione di  feeling!

Vorrei lasciarmi andare e finire tutte le lacrime
nella speranza di non piangere mai più
e di incontrare qualcuno che ami me,
abbia bisogno di me,  mi voglia insegnare
e mi faccia sentire felice perchè con me è felice.

Basterebbe che la tua mano tenesse la mia..

un giorno di primavera autunnale – appunti

Una giornata piena di sole, di  tiepido sole, il cielo  assoluto e limpido.
Una sosta al mercato, golfoni e pantaloni, per me. Golfini e pantalini, per il giga-bebè, il superciuk del latte materno. 
Nell’aiuola vicino alla stazione non spicca, si nasconde ma c’è, una violetta.
A casa,  il nespolo è  tutto in fiore.
Una specie di coleottero nero mi attraversa la strada: non mi preoccupa se porta sfortuna o no, avrà percorso si e no 5 cm prima che lo oltrepassassi io, e poi tutto sommato non è un gatto nero (che io ne ho due).
Le foglie gialle e verdi,  ordinatamente alternate, dell’acero.
E’ caduto un vecchio salice, ed un ramo del pino.
La casa è rimasta ferma alla fine d’agosto, come se fosse stata punta con un arcolaio.
Anche il limone  nel frigo è rimasto immobile, con precoce canizie di muffa.
Le lenzuola no,  non erano ammuffite, ma comunque da lavare, e avevano l’odore della casa in  collina, della sua terra argillosa.
Missione compiuta.  Svuotato frigo e frezer,  radunati  anche i cibi da consumare entro il .
Mi ha accompagnato G, mia compagna dalle elementari, senza necessità di Facebook.
Sorseggiamo panino e pancetta, e panino e salame, al sole, una farfalla ci svolazza intorno. Anche un bombo si avvicina.
Chiacchiere e confidenze, ridiamo, stiamo bene.
Si torna.
Alle porte di Milano una cicogna passeggia lontana in un prato, regale, Sua Enormità.

Siamo stati a vederla,  prima che la chiudessero.
Arrivare di corsa sul sagrato della Chiesa, per sparire dietro l’altare, e concordare la lettura con il prete, e dirgli qualcosa di lei.
Risbucare da dietro l’altare, la Chiesa già affollata, per andare a sedersi al posto, che imbarazzo ho mormorato  tra me, io che non oso attraversare un ristorante, ho la vocazione del topo che cammina contro i muri.
Ascolto la lettura (Sapienza, 3-3,9) leggo oltre, sono rimasta attratta da un’antifona per la Comunione, due righe sul male sofferto che fa parte del passato, che non potevo appuntarmi, e non trovo su internet. Tanti pensieri, pensieri e significati, i tanti che mi hanno avviluppato, ed a volte accarezzato.
Preoccupati, come stai? Sto bene… sapevo che non avrei pianto.
Che al dolore ed alla morte ci ho pensato nei giorni scorsi.
Non ci si può non pensare quando si tiene la mano di  di un corpo che respira, e basta.
Non ci si può non pensare, al senso della vita e degli oggetti, quando esci da casa tua il dodici settembre per accertamenti medici, e  dopo una decina di giorni sei malata terminale.
La sofferenza vera non è nel momento della morte, la sofferenza è stata di questi giorni, immedesimandosi in lei.
Non piango, sorrido grata alle persone presenti, arrivate da ogni dove e da ogni momento della sua vita.
Non posso non sorridere, vedono il nipotino e mi vengono a chiamare nonna.

ciao piccola…
 non ho da dire altro.
I fiori, quelli del prato di Vezzo, di sicuro gli volevi bene anche tu.
Quando nel corridoio le infermiere mi avevano dato il tuo anellino,  non sapendo dove metterlo me l’ero infilato all’anulare … avrei voluto chiedere a Lorenzo se me lo lasciava, mi vergognavo  però di essere così sentimentale e ho fatto per ridarglielo, ma  lui mi deve aver letto nel pensiero, tienilo tu Cri. Non so quale significato per te avesse, piccolo e semplice,  l’unico che hai sempre tenuto su in questi giorni, io voglio che mi insegni e mi trasmetta la serenità che hai saputo trovare, e dare,  in questi momenti.