Archivio mensile:ottobre 2008

password

Sul filobus una persona alle mie spalle parlava al cellulare, chiamando Amo’ la sua interlocutrice, credo fosse in casa e stesse aprendo il pc senza saperlo usare. E lui le spiegava. Con pazienza, tanta. Poco dopo il suo Amo’ appariva disperato, e poi quasi un vituperio., poi l’indirizzo della sua posta urlato, e infine lei,  la password, paponzi.

La password.

Le password.

L’apice della privacy, della riservatezza,  ci scateniamo celati agli occhi di tutti.

Sarebbe bello fare uno studio psico-sociologico partendo dalle password.

O al contrario, cercare di indovinare il genere di password correlata all’individuo, tipo “per me tu hai una password così”

Credo che tutti ormai siamo portatori di password.

Da qualche giorno non scrivo.

Un momento ingarbugliato, strano, di solito lo scrivere mi aiuta a dipanare, a vedere più chiaro, a vedere le cose dall’esterno, rileggo come avesse scritto un’altra persona.

E’ che quando penso le cose, tante volte  mi sembrano cose già dette, già viste, stanche.

Un po’ come ieri sera, che ascoltavo leggere testi, a volte perdendomi, mai rapita.

Anche quando leggo un libro, troppo spesso ne rimango insoddisfatta.

Eppure ho sempre più voglia di leggere.

E anche di scrivere.

La storia che ho in mente da tanto, e cominciata per poche pagine, ora l’ho pensata in chiave sorriso  e non più farcita di tormenti interiori.

Mi piacerebbe fare un quadro di tutti i personaggi, come fossero racconti completi.

E poi  farli incontrare sui fogli ancora bianchi.

Ho osservato un tizio sul filobus,  l’ho ascoltato parlare,   volevo scrivere la mia sua buia storia.

Ho idee e non ho tempo, a volte neanche la forza.

Dormo tanto, rispetto le mie solite abitudini.

Vorrei ascoltare musica, ma c’è sempre rumore, e di notte troppo silenzio.

Però sorrido sempre, davvero.

giochino…

Indovinare quale dei due è il bambino…

non è facile…. se il primo è un po’ scuretto e peloso, il secondo, detto Esorciccio per via dei rigurgitini, parrebbe un cricetino con la scorta di semi di girasole.

Il cricetino, che stava dialogando e ridendo con la nonna a forza di sorrisi, pernacchiette e gu ghighi  si è corrucciato vedendo la macchina  fotografica… forse dubbi ancestrali, ma  con quella cosa argentata mi rubano l’anima?

un condensato di bellezza


Ieri sera a seguito di un’inaspettata telefonata mi sono inaspettatamente trovata al cinema, erano forse due anni che non ci andavo, non che non mi piaccia, anzi, ma non mi piace andarci da sola, e poi tutte le volte che si dice con qualcuno andiamo a vedere quel film lì, sì sì,  poi si rimanda sempre e il film non lo danno più. E se li guardo in tv mi addormento, anche se il film mi piace. Una tristezza.
Dunque, Vicky Cristina, Barcelona.
Una rassegna dei casi dell’amore.  Un film divertente, che non insegna nulla ma almeno ti diverte con leggerezza non stupida nè vuota. E accipicchia se ne avevo bisogno.
Sono rimasta colpita dalla bellezza, in questo film, tanto che non ricordo neanche se c’era una colonna sonora, che di solito ascolto e cerco, me la sono dimenticata.
Le donne sono splendide tutte, Vicky che assume morbidezza nello scorrere delle inquadrature e e delle sue certezze,  Cristina, portatrice sana di gioia di vivere e di insoddisfazione, in quanto omonima in lei  ho ritrovato parte di me…"non so cosa voglio ma so quello che non voglio", l’insoddisfatta Judy, appunto, un’altra parte di me, e la leonina Maria Elena, fantastica, sensualissima, vitale.
Woody Allen  ha esercitato compostamente il suo umorismo, che va colto nelle inquadrature e negli sguardi, mentre  ha  destinato la sua impietosa ironia agli stereotipi maschili, non se ne salva uno, di maschietto.
Parlavo di bellezza, e non a caso ho postato come prima foto la chiesa di Oviedo, è bellissima anche la Spagna, che non fa da semplice sfondo alla storia, ma è tra le protagoniste, femminile e calda.

Mi spiegate Facebook?

Mio figlio ha ritrovato compagni di scuola delle elementari e mi è sembrata una cosa carina, così mi ci sono iscritta.
Non ho trovato nessuno della mia scuola, in cambio ho come amici i miei figli, una mia collega,  mi stanno trovando tutti i figli dei miei cugini, e dulcis in fundo nella mail oggi ho trovato che sono tra gli amici del capofamiglia,  mi è toccato confermare.
E’ che quando apro Facebook, in genere solo perchè trovo la segnalazione di amici nuovi,  e il mio avatar chiede cosa sto facendo adesso, mi girano subito le scatole. Indovina un po’ cosa sto facendo….sto leggendo cosa stai facendo adesso, no? chiedimi cosa facevo o cosa farò.
Non so, non mi riesce di cogliere l’essenza affascinante  di questa piazza enorme, dove nessuno si fa i cz propri….
Notizie… pinca pallina ha messo le foto, l’altro si è iscritto in un gruppo, l’altro ha parlato con caio, e ha fatto amicizia con.  Embè?
Non so, sono virtualmente contenta con il mio blogghino, le mail e qualche chattatina, e il telefono, naturalmente..
Una mia cugina settantenne vorrebbe curiosare nei siti delle nipoti (i figli di cugini di cui sopra)  ma le ho confermato che si deve censire, e allora dice figurati sono tutti ragazzini cosa ci faccio io, però mi posso fingere. Le dico che alla lunga ci si accorge, che non è una diciottenne, per il linguaggio. E lei, figurati, io so fingere di parlare  come  una diciottenne. Volevo dirle, se il tuo approccio è quello di entrare per fingere, per me sei vecchia sì, e non riuscirai a dimostrare diciotto anni.
Comunque Facebook non mi incuriosisce… cioè mi incuriosisce per il successo che ha, e che non capisco,  non mi sento partecipe.
Ci resto e non mi cancello  perchè spero capiti qualche figura del passato…ma per altro non lo so. Mi dite che ci trovate, a cosa serve? perchè è divertente?

corso di scrittura di ieri sera

Simpaticissimo Piero Degli Antoni.Giornalista e scrittore di thriller "emotivi", mi riprometto di leggerlo quanto prima. Non avendolo ancora letto, sarà giusta la defnizione "emotivi" che mi è venuta dopo averlo ascoltato?

Il titolo della lezione era “Il poliziesco come romanzo sociale”  e lui pensa un po’ che combinazione , per strada pensava se si può scrivere un poliziesco senza ambientazione sociale.

Io non so mai ricostruire tutti i perchè e per come perchè non prendo appunti, tanto so che raccolgo l’essenza delle cose, che poi mi resta dentro indicibile, proprio nel senso che non riesco a dirla bene come quando l’ho sentita ma torna fuori quando mi serve.

Gigi è intervenuto dicendo che in un poliziesco il delitto è solo il chiodo a cui si appende il quadro.

Comunque la risposta era ovvia ed era no. In ogni caso, da qui si è spaziato allo scrivere, alla creazione di una storia, ed è stato ancora una volta evidente come non esista un metodo universale, c’è chi comincia a scrivere senza sapere dove la storia lo porterà, e chi  addirittura scrive prima il finale. Lui è quadrato, ha detto, annota tutto quello che gli viene in mente e che pensa potrà servire e da cui pescare, non necessariamente con un ordine predefinito, e traccia anche il ritratto dei personaggi. Ogni volta che ripiglia a scrivere, si rilegge cosa ha scritto prima, per mantenere l’omogeneità, e per questo consiglia di scrivere il più possibile in tempi ravvicinati,  si riduce il rischio di slegature ed incongruenze.

Ha consigliato la lettura di Stephen King, On Writing, e di un manuale di sceneggiatura, In viaggio con l’eroe, di Chris Vogler…quasi quasi…. perchè mi sta  venendo un po’ voglia di mettermi a scrivere “creando”, ho una storia in mente da tempo e cominciata per una manciata di pagine, che si presta ad essere di molto ampliata, se non fossi sempre così succinta: E poi ho sempre poco tempo, il tempo libero che ho è quello sottratto al sonno, o sono brandelli tra una cosa e l’altra. 

Non è succinto Rinaldo, che sta scrivendo una specie di trattato di storia, che non è che abbia molto a che fare con un corso di scrittura creativa, e comunque ha cominciato a leggercelo… “E va bene, se vi stufate dite basta”, io ho detto basta dopo le prime due parole, hanno riso tutti ma lui è andato avanti lo stesso, così abbiamo imparato che Carlo n.8 di Francia  è morto picchiando la testa contro l’architrave di una  porta

Quanta gioia può portare ad una coppia di gatti l'arrivo di un bebè.


Ultimamente  i miei gatti sono estremamente grati a questa famiglia di umani che si preoccupa così fattivamente del loro bene, e che ha capito che il cestino col cuscino aveva perso ogni attrattiva, soprattutto dopo che ci era sistemato il cane, derelitto e rattrappito  quando la micia gli aveva occupato la cuccia.
Ora, possono dormire indifferentemente nell’ovetto o nella sdraietta, uno per uno, senza litigare. Ci si trovano anche, buttati sopra, dei plaid belli caldi.
La carrozzina  abbandonata in salotto è uno splendido fortino da conquistare notte tempo… una camminata sottecchi…uno zompo e la micia vi si acquatta, e sorveglia i movimenti del micio, che si muove circospetto all’esterno senza perderla d’occhio, lui si avvicina, lei si agita un poco, contrae le orecchie… balzo, toccata e fuga. Lui, disorientato gironzola…i gironzoli sono sempre meno disorientati….zompo, il fortino è suo, ma ha un carattere diverso dalla micia e ci si spaparanza.Dura poco. Ode un passo felpato di quelli che solo i gatti odono…la micia gira nei territori sottostanti, è lui ora sul chi va là.
Con generosità prestano la loro nuova palestrina al  bimbo per alcune ore nella giornata, anche se pensano che non capisce niente, sta lì fermo con gli occhi incrociati, e ride a quei cosi penzolanti agitando braccia e gambine senza neanche farli muovere… vuoi mettere cosa sia invece morsicchiettarne una gamba, tenendocisi aggrappata? pensa la micia. E passare di corsa agitando l’elefantino,  dopo un coscienzioso agguato e rinculo? pensa il micio.

Quanta gioia può portare ad una coppia di gatti larrivo di un bebè.


Ultimamente  i miei gatti sono estremamente grati a questa famiglia di umani che si preoccupa così fattivamente del loro bene, e che ha capito che il cestino col cuscino aveva perso ogni attrattiva, soprattutto dopo che ci era sistemato il cane, derelitto e rattrappito  quando la micia gli aveva occupato la cuccia.
Ora, possono dormire indifferentemente nellovetto o nella sdraietta, uno per uno, senza litigare. Ci si trovano anche, buttati sopra, dei plaid belli caldi.
La carrozzina  abbandonata in salotto è uno splendido fortino da conquistare notte tempo… una camminata sottecchi…uno zompo e la micia vi si acquatta, e sorveglia i movimenti del micio, che si muove circospetto allesterno senza perderla docchio, lui si avvicina, lei si agita un poco, contrae le orecchie… balzo, toccata e fuga. Lui, disorientato gironzola…i gironzoli sono sempre meno disorientati….zompo, il fortino è suo, ma ha un carattere diverso dalla micia e ci si spaparanza.Dura poco. Ode un passo felpato di quelli che solo i gatti odono…la micia gira nei territori sottostanti, è lui ora sul chi va là.
Con generosità prestano la loro nuova palestrina al  bimbo per alcune ore nella giornata, anche se pensano che non capisce niente, sta lì fermo con gli occhi incrociati, e ride a quei cosi penzolanti agitando braccia e gambine senza neanche farli muovere… vuoi mettere cosa sia invece morsicchiettarne una gamba, tenendocisi aggrappata? pensa la micia. E passare di corsa agitando lelefantino,  dopo un coscienzioso agguato e rinculo? pensa il micio.
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sabato

La mia vita scorre uguale. Così pare. Ma da poco più di un mese mia sorella non è a casa sua. Lì mia mamma fa storie per tenere il Beghelli, dice che lo tiene sul comodino, o sul tavolino vicino al divano. Lì mio fratello ora si ferma a dormire quando è a Milano.

Nella stanza il gorgoglio dell’ossigeno ricorda un acquario.  Ci sono la televisione, la radio, il frigoriferino e le finestre chiuse che non si possono aprire, e molte modalità di illuminazione. Il letto ha le sbarre, di legno come quelli dei bambini. Le sue braccia sono segnate dalle flebo, sulla mano e in prossimità della spalla gli "attacchi" per le terapie.  Un libro sul comodino, che non posso pensare come si legga un libro col pensiero che sia l’ultimo, e che magari già domani non sarai in grado di tenerlo tra le mani, e distinguere le parole. Non posso pensare, però penso, mi immedesimo, in questo e nel resto. Chissà se sarò mai capace di questa forza.

"Voi sapevate che posto è questo, e non me lo avete detto"
Come si fa a dirlo, che posto è. Non bisogna togliere la voglia di combattere, e la speranza.
"Non posso fare altro che stare qui ad aspettare"
Giovedì. Hai parlato del semolino, ci piaceva, mi ero addirittura dimenticata che esistesse.E allora abbiamo ricordato le cene della domenica a base di caffelatte, in sei a tavola, ed io, la più piccola di tutti, lo trovavo un gioco, mangiare la sera quello che si mangiava tutte le mattine, però anche con la marmellata e con il burro. Non collegavo la cosa con il fatto che era il giorno libero della cameriera, e pensavo che la mamma fosse bravissima, perchè mi piaceva il pane col burro e lo zucchero.
Forse, è il momento di ricordare cose belle, cose dei periodi sereni. Di quando ancora la vita non ti ha provato.
Sorridevi, ma il viso era di nuovo stanco, e un po’ scavato, come nei giorni in ospedale. E le mani ti tremavano,ti tremavano un sacco quando mi hai dato gli occhiali la stanghetta e la vitina da rimettere.

Ieri sabato, chiudevi gli occhi, li riaprivi e parlavi.  Ieri, non ti interessava ricordare con noi dove nella villa di Baveno trovavamo le castagne. Parlavi di quello che solo tu vedevi, come se una parte di te si fosse allontanata, già allontanata. Sorridevi, ci davi consigli,  soddisfatta delle tue verità.  Hai chiesto a tuo figlio come andava la scuola, non so quale scuola. Mi hai detto di guardare l’elefantino di Eleonora, indicavi il ripiano di fianco alla tele, ero smarrita…poi l’ho visto, l’ho visto per te. Le tue dita  contratte tengono l’orsetto di peluche che domenica  ti ha regalato Giorgia, perchè tanto lei aveva ritrovato il Mao.
Ieri, non hai chiesto di avere vicino gli occhiali per leggere.
 
Adesso mi vesto, prendo la bici, ed arrivo.

RICEVO QUESTA MAIL

da una persona che stimo molto, e  ho pensato di pubblicarla.

Mercoledì 15/10 ho partecipato all’assemblea organizzata dalla scuola elementare di mio figlio per "chiarire le idee" sul Dl Gemini e tutto ciò che ci gira intorno. Ho ascoltato attentamente i tre interventi  in programma e ho cominciato seriamente a preoccuparmi del futuro della nostra scuola pubblica. La prima domanda da parte di noi genitori è stata "Ma cosa possiamo fare concretamente noi genitori per aiutare?" La risposta, visto l’allarmante disinformazione che circonda l’argomento, veniva da sé: "informate!". Io non sono una giornalista e la divulgazione non è il mio mestiere, ma nel mio piccolo volevo cercare di dare il mio contributo cercando un modo per provare ad uscire da questa semplicistica comunicazione basata sugli slogan.

Ho creato un blog, "Viva la scuola"  http://vivalascuolainfo.blogspot.com/  con l’idea che potesse essere un mezzo per informare e anche un punto di aggregazione e e di confronto. Ovviamente ho bisogno della collaborazione di tutti, prima di tutto per diffondere l’indirizzo web del blog, poi proprio in modo diretto postando commenti, le vostre opinioni, articoli (citandone le fonti) , foto o quant’altro si pensi sia utile alla comunità, mandando il materiale da pubblicare all’indirizzo -mail che ho creato appositamente vivalascuolainfo@libero.it .
Questa è un’iniziativa mia personale che spero venga accolta positivamente da tutte le persone che hanno a cuore il futuro dei nostri figli.

Ringrazio in anticipo tutte le persone che daranno un contributo anche solo a diffondere una piccola informazione.

faccende di cuore

Auxesia1  ha postato un video dedicato all’Elogio della Follia ma adesso che l’ho linkato spero che  non cancelli il post, come ha appena fatto con uno. Insomma questo video concludeva con l’ignota frase "Il cuore ha sempre ragione"… insomma, il mio commento è stato il seguente:

"Il cuore forse non ha sempre ragione… però è attraverso il cuore e non con la ragione che puoi toccare la felicità.
Che bella frase mi è venuta, ma è proprio mia o l’ho letta da qualche parte? quasi ci faccio un post… "

Adesso ci ho fatto un post.

La mia morale,  talvolta immorale,  è semplice.
E’ un po’ quella del detto che al cuor non si comanda:  la ragione tende a imbrigliarlo, e se ci riesce ti sentirai insoddisfatto, incompleto, tristo.
Il cuore sa, sa cose alle quali la ragione non arriva.
Il cuore ama il rischio, la ragione no.
La ragione è nata per ragionare, non per amare.

mamma

"Allora Giuseppe oggi c’è il tavolo?" è domenica pomeriggio, è sola, G. di passaggio a Milano è già uscito per andare dalla sorella in ospedale e poi  da suo  figlio.
La signora anziana seduta  sul divano lascia il cordless sul cuscino, intreccia le dita in grembo, e aspetta, aspetta non sa cosa, la sua vita è lunga, e sono lunghe le giornate.
Accende la televisione, sente le notizie di borsa, sospira, e telefona alla figlia
"Non sarà meglio prelevare tutto e metterlo sotto il materasso? Mi ricordo che con il papà c’era un periodo che nelle banche potevi prelevare solo poco"
"Non so che dirti mamma, non credo siano più possibili quelle cose. Ma se vuoi li prendiamo, chiedi magari a  G"
E’ quasi ora di andare al circolo, la vecchia, fiera dei suoi novantaquattro anni e nove mesi, si sistema allo specchio  i capelli argentati, si mette il rossetto e stira un sorriso per vedere come sta.
"Pronto, taxi? "
Controlla di aver chiuso tutte le finestre, chiude a chiave la porta e si avvia con il suo bastone.
Nell’androne tirato a lucido scivola, e cade.
E’ ancora tutta intera, ma non ce la fa ad alzarsi, e non passa nessuno, e sta arrivando il taxi.
Riesce a remare sul pavimento fino allo zerbino, in prossimità del portone, e col bastone schiaccia il pulsante dell’apriporta.
Si spinge ancora un pochino più avanti, riesce ad aprire un poco il portone, e agita il bastone all’esterno e grida "Taxi, aiuto!".
Il tassista, in attesa, sente la voce, vede il portone semiaperto e quel moncherino di bastone che si agita raso terra, e accorre.
Solleva la donna "Signora, la porto all’ospedale?"
"No, no, al circolo!"

Leggendo, da Auxesia 1, un bel post, un commento e quindi la sua risposta, "Tip dai… tu hai un po’ l’anima da hippy…." non so come ho avvertito una sensazione di benessere,  da "ritorno a casa".
Non saprei dirlo a cosa è dovuta questa sensazione piacevole.
Mi riporta all’adolescenza?
Tocca l’adolescente che dentro di me incanutisce ma non molla?
Se do questa sensazione, significa che sono riuscita a non tradirmi crescendo ? Che potrebbe di contro significare per certi versi che non sono maturata.
Non so, ma in questo periodo un po’così, di cose bellissime ed orrendissime, di decisioni da prendere e  di delusioni, sentirmi  dare  dell’anima un po’ hippy mi ha rincuorato.
Mi è venuto in mente il libro Il compromesso, di Elia Kazan, con Kirk Douglas, mi era piaciuto tanto ma non lo ricordo, perchè.Era come mi avesse aperto gli occhi su cose della vita. Che poi c’era il film,  un film di cui non ho più sentito parlare, quasi cerco di vederlo.
Si pensa di odiare i compromessi, poi ci si vive avvoltolati dentro, per forza.

Il pianto è una cosa strana.

Che quando succederà forse non piangerò. Perchè rimarrò lì così, e osserverò gli altri, le labbra serrate.
Con mio padre è accaduto così, come impassibile,  ho pianto tempo dopo, da sola, di notte.
Ho pianto disperata in macchina guidando dopo aver lasciato Otto, boxer, dal veterinario, dopo l’iniezione,  forse perchè avevo dovuto dire va bene dottore, e poi pensavo a voci che dicevano era solo un cane, e mi veniva rabbia e piangevo.
Ho pianto sentendomi delusa. E per angoscia, e sentendomi in prigione.
Sono contenta di piangere…penso sempre che butto fuori il brutto, che dopo starò meglio, vedrò le cose diverse, dopo la tempesta la luce è particolare.
Dopo il pianto spesso si riesce a fare un passo in avanti.
Eppure, il pianto è sempre considerato una cosa di cui ci si deve un po’ vergognare, quasi fosse una debolezza, una cosa da non fare o che deve cessare, una prerogativa femminile
Sei un ometto, non devi piangere.
Su dai non piangere
Non piangere che tutti ti guardano
Non ti vergogni a farti veder piangere da lui che è più piccolino.

Il pianto è una cosa strana.

Che quando succederà forse non piangerò. Perchè rimarrò lì così, e osserverò gli altri, le labbra serrate.
Con mio padre è accaduto così, come impassibile,  ho pianto tempo dopo, da sola, di notte.
Ho pianto disperata in macchina guidando dopo aver lasciato Otto, boxer, dal veterinario, dopo liniezione,  forse perchè avevo dovuto dire va bene dottore, e poi pensavo a voci che dicevano era solo un cane, e mi veniva rabbia e piangevo.
Ho pianto sentendomi delusa. E per angoscia, e sentendomi in prigione.
Sono contenta di piangere…penso sempre che butto fuori il brutto, che dopo starò meglio, vedrò le cose diverse, dopo la tempesta la luce è particolare.
Dopo il pianto spesso si riesce a fare un passo in avanti.
Eppure, il pianto è sempre considerato una cosa di cui ci si deve un po vergognare, quasi fosse una debolezza, una cosa da non fare o che deve cessare, una prerogativa femminile
Sei un ometto, non devi piangere.
Su dai non piangere
Non piangere che tutti ti guardano
Non ti vergogni a farti veder piangere da lui che è più piccolino.
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