Archivio mensile:settembre 2012

Ritornando al solito mare nell’ anno 2012

Quando mi sono seduta al ristorante dell’albergo per pranzare, mi è parso subito di conoscere l’uomo seduto al tavolo di fianco, ma aveva un aspetto più maturo, più pieno di come lo ricordassi, aveva anche una sua bellezza, e bello prima non mi era parso mai.  Era seduto su una sedia a rotelle, ero sicura fosse lui, ma allora, perchè non mi riconosceva?
Di fronte a lui, di fianco a me, un giovane, sicuramente il suo assistente, mangiava tranquillo. Lui no, lasciava degli avanzi.  Mi sembrava strano, trovarlo in una pensione, ero sicura che avesse una casa di proprietà, la famiglia sembrava villeggiare lì da secoli.
In spiaggia, reincontrando gli amici d’epoca, molto ben conservati, mi confermano che è lui, che ha subito una difficile operazione dalla quale era uscito per il rotto della cuffia, e non sempre è presente, è forse anche un po’ depresso.
E’ difficile non essere depressi quando la sclerosi ti agguanta a neanche vent’anni,  ma lui non mi era mai sembrato che lo fosse, anzi, dipingeva, e lo ricordo portato in mare in braccio dai bagnini, solo tre anni prima.
Alla sera gli parlo, si illumina, mi riconosce. Forse mi riconosce davvero, forse no, forse è semplicemente contento che qualcuno gli rivolga la parola, rompendo la routine dei soliti visi.  Non dipinge più, mi dice, si è arenato. Non dipinge più, mi dirà poi il suo assistente, che cerca di spingerlo a riprendere, “Non dipingo più perchè non sono innamorato” gli aveva detto.
E’ molto preoccupato di un altro amico della spiaggia, che si è ammalato della stessa malattia a quarant’anni, e non l’accetta. “Fa male – mi dice- così si rovina, deve accettarla, deve seguire le cure, non deve vergognarsi di essere così, come me”,  e poi mi chiede se ho visto altri amici dello stabilimento balneare, e mi racconta di quando il nonno era proprietario del terreno limitrofo, e che insomma, ogni ciottolo della spiaggia fa parte del suo passato.
“Carissima – mi dice il giorno dopo al mio arrivo – volevo avvisarti che stasera non ceno qui”
“Te l’ho detto che stasera sono fuori a cena?” mi ripete al bar, e gli sorrido, perchè è contento di questa variante, e sorrido anche perchè fino a due giorni prima non esistevo, ed ora deve rassicurarmi, e comunque è una premura piacevole, è una persona educata.  Lo ricordo da ragazzino saltellante, molto minuto, un contafrottole bonarie, tendeva a volersi rendere interessante, a darsi importanza.
Mi ritrovo ad osservarlo spesso a tavola, lui sembra non accorgersene, mi turba il suo sguardo, lo guardo che guarda, vi leggo dentro il film, quel filmetto che commovente che faceva anche ridere, Quasi Amici, mi sembra di vedere il protagonista. Ne ho scherzato, con l’assistente, non dico il parapendio,  dovrebbe far venire le donnine, secondo me lui sarebbe felice, l’ assistente ha riso, ma secondo me davvero, io spero che lo faccia. Magari non lo dichiarano e lo fanno.  Dipingeva quadri belli di una solitudine immensa un ombrellone chiuso sulla spiaggia, una pergola senza foglie, ed una barca evanescente che sembra attenderlo, ormeggiata. Io penso che lui farebbe anche il parapendio, perchè, appena può, sorride e vorrebbe anche ridere spesso, ne sono certa.