L’ennesimo film di Allen, detto senza quel senso di noia spesso incluso in questo aggettivo, ennesimo. Ne ha fatti davvero tanti, e debbo dire che non troppi sono indimenticabili, o mi hanno lasciata altra traccia oltre la piacevole visione e l’ascolto delle inconfondibili colonne sonore. Cioè, film come Provaci ancora Sam, Prendi i soldi e scappa, per dirne solo due, sono ormai storici, imperdibili, dubito che di questa sua ultima generazione di film alcuni lo diventino.
Cafè Society per me esce un po’ da questo filone, vi ho ritrovato un po’ della passata verve caricaturale, e mi ha fatto molto sorridere.
La vicenda non ha un vero inizio e una fine, la vita scorre su un nastro, abbiamo visto al cinema lo scorrere di una parte di questo nastro… le vite delle persone che abbiamo seguito per un po’, continuavano, solo, siamo usciti dal cinema.
Come tanti film di Allen, l’amore fa da padrone, l’amore con le sue assurdità, che scherzi ci combina.
Anche questo film, come in quello visto la settimana scorsa, Frantz, è come diviso in due “vite”, qui Los Angeles e New York.
Il film è divertente, gli attori giusti, la musica straripante, la fotografia bellissima – la prima inquadratura della piscina mi ha ricordato le luci di Hopper – le vicende non coinvolgono visceralmente, cioè, così devono essere le cose, anche l’amore è così che funziona, i gangster fanno così, nei night la gente nel 1930 era così…e tu guardi lo spettacolo. Così si viveva a Los Angeles e a New York, questo succedeva.
Cioè, non ti asciughi lacrime per l’amore deluso, così doveva andare… forse sono stata una spettatrice un filino cinica, ma molto molto soddisfatta.
Ho visto giusto qualche minuto dell’inizio, in istreaming, e ricavato le impressioni che vedo molto ben scritte qua sopra. La colonna sonora vale da sola la vista del film, e anche la fotografia non troppo urlata di Storaro.
Penso si guarderà intero, anche per via di questi utili pensierini
Forza! sono curiosa.