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La tirlindana

Capitava che mio fratello mi portasse con lui a pescare.  La mamma mi faceva mettere il costume intero rosso, una maglietta, le ciabatte e, quando lo si trovava, un cappello di paglia da gondoliere, e ci incamminavamo per il vialone,  lungo il vialone i mirtilli, e il bianco della villa dei De Micheli, poi la curva col castagno gigantesco e il ponte sotto la ferrovia..
Il cancello della darsena si apriva cigolando, come è dovere dei vecchi cancelli poco usati,  con la vernice color ruggine che si sbrindella, e i rami dei tigli un po’ tropo cresciuti ci  frustavano il viso, e qualche ragnatela.  Delle tele di ragno di distendevano anche da tubo a tubo della ringhiera, che circondava la terrazza sul lago.  Scendevo dietro Giorgio per la scala che portava verso il lago e la spiaggetta, tutta piena di sassi e di rami. La barca stava in una specie di garage, di hangar, pieno di pinne spaiate, materassini sgonfi… insomma, l’atmosfera era quella un po’ in disarmo, di quando le cose son di tutti, e quindi di nessuno.  Sotto la terrazza c’era, chiuso da una saracinesca, il posto per le barche e i motoscafi, con qualche cavedano che ci nuotava pigro, ma lì le barche non ce le lasciavano mai, non so perchè.
Aiuto Giorgio a far scivolare la barca nell’acqua. Facciamo un po’ per uno con i remi, mi è sempre piaciuto remare e lo so fare bene, la meta è l’Isola Bella,  una zona pescosa per i persici. Quando siamo in zona, Giorgio mi spiega, si pesca stando seduti a poppa, e si srotola il filo di rame al quale è attaccata la lenza, e l’esca. L’esca erano le alborelline che si compravano o i lombrichi cicciosi che cercavamo nei pressi dell’orto del Gianni, sollevando zolle d’erba, nella terra,  con quel meraviglioso odore di fungo e di castagno che ha da quelle parti. Il filo si deve muovere un poco, ed evitare che si incagli, e chi è ai remi deve remare lievissimamente, immergendo poco i remi, facendo poco rumore.
Non so dire se mi piacesse di più pescare o remare, silenziosi in mezzo al lago, e l’emozione del pesce che abbocca, e poi il sole comincia a scendere, è l’ora migliore, ma bisogna tornare su a casa.