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qualche foto

La folaga sembra accennare a un passo di danza!


A fotografare gli ucceli nuotatori spesso si fa un buco nell'acqua (ma qui sotto si vedono le zampotte della folaga)


Ripreso lo svasso, con i ciuffetti d'ordinanza!

Sì sì piccino, adesso ti do la briciola!


E' poco bello?

superstiti

Le tre superstiti. L'anno scorso erano 7, nel porticciolo di Pallanza, in luglio era arrivato "Oco", il diverso, che non si era integrato al gruppo (che era diventato di 5, e poi di 4…) Da marzo è scomparsa un'oca ed anche Oco, e mi viene il magone a pensare che se lo sono magari mangiato, era venuto anche a prendere il pane dalle mani…

Fonti, a Milano, non è che ce ne siano granchè (che io sappia)

Oltrepasso pedalando piano la cancellata del Parco Sempione su viale Moliere, la meta di oggi è ritrovare la mia "vedovella", da tanto tempo non passo di lì.
Gli alberi affondano le radici anche nel tempo, e lì restano in attesa ,  in fila, alternati alle panchine, dei parallelepipedi di pietra polverosa:  un tempo qui non c'era recinzione, ricordo che a volte passava al galoppo un tipo a cavallo, altre  volte  due carabinieri, al passo, con la mantella ed il cappello napoleonico, chissà, forse passano anche adesso.
Proseguo sui viali, tra i prati che curiosamente, in un mondo dove tutto peggiora,  mi sembrano più erbosi, e imbiancati da pratoline, di quanto mi ricordassi dalla mia infanzia, che fossimo dunque  noi frotte di  bambine romantiche a raccogliere tutti i fiorellini spogliando e calpestando? Sull'erba, ora, alcuni suonatori di bongo, e dei milanesi ancora pallidi, appena fuorusciti dalle tane, che si godono il sole, alcuni  sdraiati semplici, alcuni sdraiati (s)composti, in coppia.
Non è facile muoversi per il parco in bici nel lunedì di Pasquetta, le famiglie "lui, lei, il passeggino e i nonni" avanzano sorridenti per i viali in formazione a rastrello, mentre le non famiglie si sparpagliano, seguendo una bussola incerta, di qui, di là, con movimenti repentini, sembrano  attratti dalla mia ruota.
Una volta conoscevo  i viali del Parco persino per gli asfalti,  i viali  lisci per correre con i pattini a rotelle, e quelli granulosi comodi solo per la bicicletta, e gli sterrati, con la ghiaia traditrice dove la ruota slittava; ora sono tutti senz'asfalto, la ghiaia è polverosa e  scarsa, e tanta la gente che ci cammina, sembra polverosa anche l'aria. Con l’asfalto sembra sparita anche la "mia" fontana e la sua grata, quella dove ci si fermava a bere, dallo zampillo,  si lavavano le ginocchia sbucciate  su cui poi si legava il fazzoletto a mo' di benda, a fermare il sangue.  Non c’è più l’asfalto, ma non ci sono più neanche le macchinine a pedali, rosso Ferrari, quelle che affittavi per un quarto d'ora e pedalavi su e giù sempre per lo stesso viale, ma non importava, quando sei bambino, non ci fai molto caso, l'avventura è sempre l'avventura.  “Aspetta – penso-  di fontana ce ne era un’altra, là, dove giocavo con Marina e ogni tanto c’era il tizio con l’impermeabile, Marina sapeva che bisognava stare lontane e non guardarlo neanche se ci salutava… però, mica che mi parlassero mai di niente i miei!”  Per raggiungerla bisognava passare da un’altra cancellata che adesso non c'è più,  vicino alle rocce, sotto la Biblioteca, non c’è più lì neanche il trenino , ci sono ora persone, cani, gelati… pedalo, era sulla destra, ci sembrava così lontano da dove stavamo a giocare.  L'odore… eccola, la fontana dell’Acqua Marcia, dove tante persone, soprattutto anziani,  riempivano bottiglie. La fonte della giovinezza, dicevano. Ma quell’odore lì, così… pensavo allora, lo penso anche adesso, guardando gli zampilli e cercando di decifrare le scritte di un cartello, che hanno sovrascritto con un più esplicito pennarellone "acqua non potabile” .
Un giovane si lava, uno shrilankese si ferma a rianimare con l’acqua fresca le sue rose da vendere.  Chissà se l’acqua sulfurea fa bene, alle rose, sapevo dell’aspirina, invece.
A casa, poi, ho curiosato sul web, per sapere qualcosa di più di questa fontana, ed ho scoperto che c’è una galleria sotterranea che porta la sua acqua sino al laghetto del Parco, quello  dove i pesci rossi liberati dai milanesi diventano carpe giganti.


Ornitologia intorno a zero gradi C.


 

La luce invernale è certamente diversa da quella estiva, i contorni sono netti,
l'acqua sembra uno specchio. 
Sotto, un qualche uccello – fortemente sospettato un piccione-  si dirige, poi cambia idea
e torna indietro, le sue impronte nella neve sembrano  una decorazione con le stelline…
in fondo Natale è vicino. 

Dare il cibo alle papere questa volta è stata un'impresa, i gabbiani affamatissimi si lanciavano sui pezzi di pane e di grissino, beccando le anatre. Un'anatra nocciola che si era impadronita di un pezzetto di pane fuggiva nuotando veloce lontana dal gruppo, ma è stata inseguita da un gruppo di gabbiani. Qui sembra che si siano rassegnate, e stanno a guardare. Poi, incamminandomi sul lungolago, vedevo gabbiani col mio pane nel becco che dovevano ancora difenderlo dai colleghi.

Questo è una new entry, credo che sia un gabbiano reale, ha un verso meno stridulo degli altri, un'aria pacioccotta, ma non è che sia meno affamato.

Stanno aspettando me, mi hanno visto arrivare con un sacchetto e sono usciti dall'acqua.
Con mio stupore Oco, il diverso, ha camminato verso di me, si è fermato aprendo il becco, insomma, ho dovuto dargli i pezzettini di pane così, direttamente. Mica scemo,  così non doveva competere.

Nel porticciolo, c'erano le solite oche sornione, qualche papera, e la folaga non era più single: una appena arrivata, credo, perchè non era  ancora abile come l'altra nel dribblare le papere per prendere il tuchelin di pane. I gabbiani non si sono accorti di quello che avveniva silenziosamente tra le barche ormeggiate e almeno queste paperelle hanno mangiato qualcosa.

assaggio d'autunno

Ieri era una giornata nuvolosa, al mattino ha piovuto, nel pomeriggio il sole a tratti si faceva strada. Il tramonto è stato così… stanco.

Vedendo tre cigni, di cui uno beige screziato di bianco, ho pensato che fossero quelli che avevo visto nel porticciolo di Intra a metà settembre. E avevo ragione… usciti dal porticciolo, hanno virato a sinistra e velocemente sono scomparsi alla vista.

Una siepe dal fiore giallo, a Villa Gulia, non so come si chiami.  Lo stavo fotografando e due signore si sono fermate, osservando le gocce di pioggia sui petali… per un attimo mi sono sentita utile.

Le oche dopo la passeggiata ai giardinetti tornano nel porticciolo. Sono un po' preoccupata per loro.
Quando ho preso la casa a Pallanza erano sette, poco dopo erano diventate cinque. Non ho visto nidiate, ed ora sono quattro. In luglio è arrivato un intruso, che io chiamo Oco, ha le zampe ed il becco più arancione,è più vivace di queste, non si unisce al gruppo, e nuota, anche oltre il porticciolo: le oche si vedono poco in acqua, e mai le ho viste fuori, nel lago aperto. Forse Oco vorrebbe essere un cigno.

Il cigno giovane  sta facendo esercitazione, credo.

A questa foto tengo moltissimo, ho avuto come si dice culo nel riuscire a riprendere lo svasso sott'acqua. E' lo svassino, che si diverte a pinzare il sederino delle anatre arrivando sott'acqua: ieri glielo ho visto fare più volte, ed una l'ho cuccato. Ingrandendo la foto, magari direttamente da Flickr, si vedono bene anche le zampotte, ed il collo allungato, il becco e l'occhietto aperto!

Non mi ricordavo che avevo lasciato l'opzione del colore con seppia… vabbè.
Comunque, buttando pezzi di pane gli uccelli  si scatenano ed arrivano da ogni parte.
Si vede che è cominiciato l'autunno… i gabbiani sono tornati a riva, in giugno luglio e agosto se ne tenevano lontani., e sono tutti più affamati, forse anche perchè ci sono meno turisti.
Io mi diverto come una bambina… che c'è di male? 

.. ancora….


Mumble mumble…


diamoci una pulitina

ecco il passo dell'oca.


preoccupante… nel 1868 il lago è arrivato al'altezza della targa!

svasso arruffato

la gendarmerie del porticciolo di Pallanza


così Titti non mi riconoscerà!

svasso che si tuffa!

un avviso un po' imbarazzante, come si usa?

giuro che un giorno ci vado, alla Pizzeria Emiliana di Gennaro Esposito!

questo… mi pare solo bello.

il solito bar