30 maggio 2013, ore 21, Legend 54, via Fermi 98, Milano. Il navigatore di Beppe non prendeva in memoria numeri civici superiori al 27, così abbiamo seguito le indicazioni per il 27, l’importante, si diceva, era arrivare in via Fermi. Il 27 non lo abbiamo visto fatto sta che seguendo una freccia sbagliata, che per il navigatore eravano arrivati, siamo finiti fuori da via Fermi, anche perchè il 27 è dispari e cercavamo un numero pari, quindi l’altro lato di questa sorta di autostrada cittadina. Il mio android aveva piantato la sua bandierina “98” e indicava il percorso da farsi, avessi avuto una lente di ingrandimento sarebbe stato meglio, in ogni caso aveva questa freccina semovente salvifica… solo che , arrivati al punto della bandierina, c’erano solo prati. E qui mi ripongo la domanda che mi ritrovo a domandarmi sempre più di frequente, e cioè, l’informatica è finalizzata a servire l’uomo o ad asservirlo? In ogni caso, il Legend 54 era poco dopo, effettivamente è al bordo del sino allora per me sconosciuto Parco Nord, nel quale non ho visto esquimesi ma solo parecchi sportivoni che facevano le loro corsette felpate. Sembra un bel posto, questo Legend. In una sorta di veranda, protetta dalle piogge invadenti, si stava svolgendo sicuramente la pizzata di fine anno di una classe delle elementari. All’esterno, nel giardino, gazebi ed amache, e tavolini, insomma, un luogo accogliente per molte occasioni, mi è parso, peccato così lontano da casa mia, per una frequentazione più frequente. Ad un tavolino c’erano due o tre uomini, uno grande e grosso, il cassiere, ho pensato, perchè mi ha detto che la cassa apriva alle nove, e un altro, coi capelli lisci un po’ lunghetti, il collo fatto su in una sciarpa leggera, che ci ha invitato al tavolo in quanto ho detto che Beppe è rollingstoniano, ma stavamo ancora cercando Paolo, Beatlesiano. Poco dopo avrei saputo che si trattava di Mick Jagger, cioè, il cantante degli avversari, Andrea Pagano: potevo indovinarlo dalla sciarpa, tutto sommato, visto che questa estate incipiente ha le temperature ottobrine. Poi, con Anna, abbiamo deciso di entrare, e di cominciare a prendere il posto, cosa che è assai imbarazzante quando è ancora tutto libero. Poi è successa una cosa curiosa, scelto con Anna il posto che mi sembrava migliore per scattare fotografie con libertà di movimento, tra l’altro vicino alle mogli beatlesiane , il marito Anna e Beppe si sono poi seduti altrove, a un tavolino , e vabbè. Anzi, due cose curiose, la seconda, che il presunto cassiere era in realtà Charlie Watts, infatti era assiso alla batteria rollingstoniana.
Nella sfida si alternavano le canzoni, una dei Beatles e una dei Rolling, praticamente tutte conosciutissime, e trovo anche superfluo elencarle, uno, perchè i titoli non me li ricordo mai, due, perchè appunto chi non conosce i loro ineguagliabili maggiori successi? Paint it Black, Con le tue lacrime, Ruby Tuesday, Chains, Love Me Do, A Ticket to Ride sono solo i primi che mi vengono in mente di un elenco che minaccia di essere infinito.
Il finale prevedibile della disfida tra i Beatles/ Live at BBC e i Rolling Stones/Stellavox è stato il pareggio, ed anche le opposte tifoserie non erano per niente accanite, e men che meno io, che per quanto adoratrice dei Beatles, fui acquirente adolescenziale anche di un paio di LP dei famigerati Rolling.
Certo i Beatles , che appunto finirono Baronetti (un colpo mortale inferto loro dai regnanti britannici) erano più compostini e rassicuranti, almeno all’apparenza, dei Rolling Stones , che si portavano dietro un’aura di dissolutezza.
Parimenti, i Live suonavano serafici, ed gli Stellavox avevano Mick Jagger che abbracciava il microfono, interpretava con la voce e con il corpo, muovendosi a suo agio e disinvolto in scarpette rosse per tutto il palco. E sicuramente pareggio giusto e meritato, ben conoscendo i Live at BBC, gli Stellavox sono stati una bella scoperta.
O Beatles, o Rolling Stones, poi quando diventi grande, diventano The Beatles e The Rolling Stones, due espressioni diverse di innovazione, aria nuova, e sicuramente storia della musica nonostante quello che borbottavano i genitori anni ’60.
Carino, questo Legend qui: a giudicare, dico, dal sito.
Il post rende bene l’idea del contest-non-tanto-contest. Beatles e Stones, al tempo d’oggidì, non competono, ma si ascoltano tutt’e due molto più che volentieri. Lì, però, avrei votato Live at the BBC, ma per motivi evidentissimi
carino sì!
Pur facendo parte anch’io della tifoseria Live at BBC, per motivi evidentissimi forse analoghi ai tuoi, anzi di più, Paolo lo conoscevo più di quarant’anni fa! non potevo non riconoscere la bravura degli avversari!
Ma sì, ed è questo lo spirito dei contest. I musicisti, queste meravigliose creature, non istituiscono mai competizioni fra loro, ci manca pure
Nel senso che gliele costruiscono intorno?
🙂