I termini spending review e tagli, si leggono insieme nei titoloni, ma non dovrebbero andare tanto d’accordo.
La spending review è una rivisitazione, il taglio, è un taglio, qualcosa di netto e deciso, nulla a che fare con il cesello: questo sarebbe quello che ci aspetta.
Certamente l’italiano va rieducato all’uso, e non all’abuso del servizio pubblico, anche se dalle tasse che (in pochi) paghiamo dovremmo aspettarci che lo Stato ci serva a domicilio lo champagne.
Leggendo le misure (di cui al link), a prima vista, non mi sembra siano una cosa così fuori dal mondo, qualche punto mi lascia perplessa, qualcuno lo condivido proprio.
Perplessità ne ho sempre quando si tratta di ridurre i posti di lavoro, convinta come sono che un lavoratore non sia solo un costo ma un pagatore di tasse e un consumatore, e ripaga in sviluppo il suo stipendio, come già detto in questo blog ed altrove.
Oltretutto, viste le idee della ministra Fornero sui posti di lavoro per i giovani, e visto quanto percepisce mia figlia per un lavoro quotidiano di 8 ore pro die con regolare contratto apprendistato, cioè poco più di 25 euri giornalieri, netti, se rimangono senza lavoro i vecchi, non sono certo i giovani che riescono a mandare avanti la baracca: quindi più che cancellazione di posti punterei a trasferimenti, ad accorpamenti, riconversioni del personale.
Come succede per i Tribunali. Ora, forse non saranno contenti gli avvocati in loco, che riducano il numero dei Tribunali, ma sanno bene quanto me cosa succede nella gestione della giustizia. Capita di giudici assenti per maternità, non sostituiti, e le udienze reinviate al ritorno della giudice. Capita che al tribunale di Roma, se all’udienza rilavano che una notifica non è regolare, ti rifissano l’udienza all’anno successivo. Capita di non incassare per un anno un riparto di un’esecuzione perchè il cancelliere è stato mandato a sostituire un altro in un altro tribunale:denaro che non torna a circolare. Compattando i tribunali, mantenendo il personale, sicuramente il servizio migliora.
Nella diminuzione delle spese per le intercettazioni telefoniche, c’è forse lo zampone di qualcuno, mi chiedo.
Per quanto riguarda la sanità, opino che gli ospedali non vadano cancellati in base ai posti letto, ma in base all’ “offerta”, cioè non puoi togliere un ospedale, anche avesse chessò 32 posti, in una zona dove ce ne sono pochi. I prontosoccorsi devono essere diffusi, e anche la degenza in ospedale, se è vero che nella maggior pare dei casi uno può fare il degente trasportato ovunque, per la famiglia che lo assiste, gli deve portare il cambio pulito, magari imboccarlo etc, mica si possono fare 100 km al giorno, soprattutto se si è anziani, o lavoratori, o si hanno bambini, etc.
Il taglio ai fondi per la Sanità spero sia correlato al risparmio contemporaneamente programmato, e non alla diminuzione dei servizi; se va come funziona il nostro Parlamento, per non togliere nulla a chi ci mangiava prima, peggiorerà il servizio, ed io sono stufa di essere considerata un’elemosinata non pagante, quando sono 36 anni e mezzo che verso contributi al servizio Sanitario detratti in diretta dal mio stipendio.
Una cosa che mi resta imperscrutabile, sono i fondi alle Università private, quando c’è quella pubblica che piange, e perchè non far arrivare all’eccellenza gli Atenei Statali, e lasciar prevalere bocconiani luissiani etc?
Una cosa che manca, anche questa volta, è la spending review del carrozzone dei politicanti, ad ogni livello, cioè, appena cominciano ad avere un livello sopra quello comunale, perchè, leggiucchiando qua e là, mi sembra che le retribuzioni medie degli eletti comunali non siano da capogiro. L’accorpamento delle province segue il ragionamento fatto per l’accorpamento dei tribunali e la valutazione dei posti letto degli ospedali: e se invece lasciassimo le province e togliessimo le regioni?
Mica avrei finito, ma il pezzo è webbisticamente troppo lungo.
Meno male che hanno fatto la pensata delle pagelle on line, però.
Pagelle online, ma il mercato non dà segni di ripresa.
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