Da bambina pare fossi piuttosto cagionevole ed allora capitavano questi soggiorni al mare all’inizio della primavera, per rimettermi in sesto. A guardare la foto sembro affatto sofferente, ed ora che sono più grande mi chiedo se non fosse una coincidenza che la moglie del mio dottore fosse una delle compagne di tavolo da gioco di mia madre, una di quelle per cui mio padre si arrabbiava tanto. E questa moglie del dottore disponeva di una casa a Rapallo, e, combinazione, mia madre sceglieva Rapallo per passare le vacanze al mare.
Allora si saliva sul treno in tre, per il mare. la mamma, l’Angela ed io, e veniva spedito un baule a parte.
La meta era l’Albergo Vittoria, vicino ad una piazza con una Chiesa, ed al Cinema Augustus, dove poi sarei andata con Angela a vedere Cenerentola, in un pomeriggio piovoso. Mi sembra avessimo due stanze, io con l’Angela, e la mamma da sola, sicuramente sarà stato così, perchè la mamma non credo avrebbe mai diviso la stanza con lei. D’altra parte, stavo sempre con Angela, e non ricordo assolutamente come passassi le mattine.
L’albergo ai tempi era abbastanza noto, anche se ora, cercandone qualche foto sul web, lìho trovato in disarmo e ci sono liti nel Comune per il suo riutilizzo. Mentre ho un ricordo vago delle sale interne dell’albergo, e dei tovaglioli inamidati – senz’altro avrò passato i tempi di attesa a tavola arrotolando i sacchettini vuoti dei grissini – mi ricordo meglio della nostra stanza, a due letti, con una scrivania, dove giocavo con l’Angela a tras in camisa o a rubamazzetto. L’Angela poi aveva una vera dedizione al risparmio, le pensava tutte – chissà come soffriva a stare in un albergo, dove tutto costava qualcosa – ed allora per la merenda teneva in un cassetto della scrivania una torta margherita, tutta coperta di zucchero a velo, e mi diceva “Senti che buona, è buonissima” ma a me – glomp – non scivolava giù manco per niente. Più avanti negli anni, in casa di riposo, le suore mi dicevano che diventavano matte con Angela perchè voleva conservare la crescenza nell’armadio, e ci metteva via anche tutto quello che avanzava dal pranzo, non so se la torta margherita potesse essere un primo sintomo.
Si facevano grandi passeggiate, e mi piaceva in particolar modo andare ai giardini del Porticciolo, dove si trovavano altri bambini ed io ero l’unica senza la bicicletta. Le alternative erano la passeggiata lungo il Boate, ed a ogni ponte dovevo fermarmi a guardare giù se si vedevano i pesci, abitudine che ho tuttora, o la spiaggia con la sabbia, alla foce, dove un giorno sarebbero sorti i bagni Lido, con le cabine celesti, mentre sulla riva opposta del Boate i bagni Flora le avevano verdoline e verde scuro i Nettuno.
Angela si sedeva su un muretto, ed io gironzolavo, cercavo di avvicinarmi al mare senza bagnare le scarpe per cercare le conchiglie, abitudine che ho tuttora, non di andare nel mare con le scarpe ma guardare se ci sono conchiglie. Andava a finire che mi sedevo sul muretto anch’io, allora ci si alzava e si camminava per il lungomare. Ogni tanto la mamma dava il permesso che andassi sul calessino coi cavalli, erano all’inizio della passeggiata. Alla sera, si usciva tutte e tre e si andava a prendere un gelato, venti lire, il cono con fragola e pistacchio, e la mamma proseguiva per conto suo sul lungomare, ed io con Angela tornavo all’Albergo, a giocare a tras in camisa, e qualche volta scopa, se non c’era niente che potessi guardare in televisione nella saletta, film come La Primula Rossa, tipo. La mamma andava a giocare a carte al Bar Nettuno, un cafè chantant, c’era una con una torre di capelli cotonati e vestita tutta stretta che cantava al microfono, ed un pianista, l’ho visto perchè qualche volta la mamma mi portava con lei. Io stavo seduta, ma ogni tanto mi alzavo e gironzolavo, e questa cantante mi sorrideva, ero evidentemente una cliente giovanissima. Io ero orgogliosa di esser lì con la mamma, la cantante e tutto, e la signora moglie del dottore. Quello che non sapevo era quanto era capace di perdere al gioco mia madre senza batter ciglio, e forse lì mi sorridevano pensando che quella madre pur di giocare si portava dietro perfino la bambina, ed ancora che non conoscevano il precedente in famiglia del Costantino, che però riguardava il ramo paterno.
Sbalorditivamente, pare che l’Hotel Vittoria persista e sussista. Sbalorditivamente, dico, perché gli alberghi liguri sono in calo drastico da anni e anni (però non trovo il sito dell’hotel, quindi forse non c’è più)
ecco, avevo trovato queste foto, e questo articolo:
http://www.piazzacavour.it/2011/07/03/rapallo-%E2%80%9Cdependance%E2%80%9D-di-portofino/
Il motivo del contendere è… tipico, da cittadine confinanti, o quasi limitrofe. Rapallo non era brutta (non so come sia adesso) ma già allora, come colore, non competeva con Portofino. Quando andavo a Portofino, non c’era ancora il superlusso di adesso, c’era ancora il turismo sano, il Paciugo col suo pistacchio trafitto dal biscotto in bar così così e tante tante donne che facevano il pizzo al tombolo..
Questo era il mio albergo Vittoria, poco sopra l’insegna, non so a che piano, c’era la finestra mia.
Il sommo critico Giorgio Ficara, il supremo americanista Massimo Bacigalupo, nativi di Rapallo e miei amici, la ritengono superiore a Portofino; oppure, come credo, non fanno le classifiche di città e cittadine, sai.
Il pistacchio trafitto dal biscotto!
Infatti, son diversissime, per poter fare un reale paragone. Rapallo la vedo da sempre cittadina… non è confrontabile con Sanremo? (che non conosco) In portofino, l’effetto suggestione è immediato, A Portofino puoi fare una sfilata di moda, a Rapallo un congresso medico. Bacigalupo… o non c’era la farmacia, e pieno di Bacigalupo a Rapallo? Ecco, questi tuoi amici, se son di rapallo, può essere che ci abbia giocato a calcio, se erano ai bagni Nettuno.. avevamo clamorosamente perso, le ragazze dei bagni contro i ragazzini…
Mi sembra ci fosse anche una scuola guida, Bacigalupo…
Uh no, Rapallo è quasi splendida, Sanremo non sto neppure a dìrtelo che cos’è, anche se magari Sanremout può ingannare, a volte.
Bacigalupo, suo padre era il medico di Ezra Pound, fa’ conto. Ci sono infatti foto piuttosto tenere, col futuro chiar.mo prof. sulle ginocchia del Miglior fabbro
allora, se stava in braccio, non ci devo aver fatto la partita di calcio (che noi ragazze avevamo clamorosamente perso).