La fontana dei gemelli sarebbe stata in bella vista dalle vetrate del salone, se la siepe di mortella non fosse stata lasciata crescere troppo. D’altra parte, il giardino della villa di Baveno era troppo grande per un giardiniere solo, il Gianni, e si sa che l’erba continua a crescere, come le erbacce nella ghiaia dei vialetti, e le foglie cadono un po’ tutto l’anno, e nelle fontane si crea la melma, le alghe. Anche nella cartolina, che avevo comprato in una tabaccheria di Stresa, il prato sembra tosato giusto per lo scorcio, un po’ di maquillage per fare la fotografia, suppongo, in una mezza primavera di non so quando, perchè si vedono fiorite le azalee che dividevano il prato da un vialetto. Se la memoria non mi inganna, dovevano essere di quelle coi fiori bianco-rosato, con nervature rosse, e rossi anche gli stami. Questo lato del giardino era quello meno frequentato, e ci stavo sempre con un certo timore, dovuto, penso, alla scarsità di compagnia che avevo, se non fosse stato per i miei cugini che ogni tanto vedevo, o il figlio di un’amica di mia zia, che però avevano la villa a Stresa ed a Vedasco, poco sopra. Eppure la solitudine non mi pesava, avevo sempre qualcosa da fare. La raccolta di farfalle, per esempio, sino a quando mi sono convinta che era una pratica crudele, e mi sono allora dedicata all’erbario: ricordo che papà mi aveva regalati un libretto, edizioni Martello, Fiori spontanei, devo averlo ancora da qualche parte. Insomma, era un lavorone riconoscere i fiori nelle riproduzioni, imparare che il fiore giallo che se lo raccogli poi fai la pipì a letto, non è vero che fai la pipì a letto e si chiama tarassaco, e che nel giardino, come niente fosse, avevamo la borsacchina. Ecco, papà sembrava l’unico che avesse piacere a stare con me, a parlare di tutte queste cose.
Avevo anche cercato di addomesticare una lucertolina, ma quando le si è staccata la coda che continuava a vivere di vita propria sul cuscino del divano, ho urlato e piangevo come una matta prima dallo spavento, e poi perchè le avevo fatto sicuramente male.
Passavo anche del tempo a guardare i ragni d’acqua nella fontana dei gemelli, che si muovevano a zig zag sul pelo dell’acqua, e restavano un fenomeno inspiegabile, pensavo che fossero un po’ parenti delle libellule, se ne vedevano spesso intorno a quella fontana, quelle azzurrine leggere, e quelle grosse, tipo elicottero verde metallizzato.
(capito perché a me dispiace tanto l’estremo Ponente ligure? Perché queste robe che si leggono qui non ci sono mica, sai)
Però c’hai le streghe, i fantasmi nelle vecchie carceri…e il mare, gli oleandri, e le ginestre…
Ma guarda, hai ragione sugli oleandri e le ginestre: specie i primi, tanto gentili, loro. Le vècchie carceri, bon, era uno spunto carino all’inizio, poi lui è un bravo barista e, da giovane, cantava molto bene. Adesso, come notizia mi pare vada esaurendosi, per quanto la Paranomal Investigation Taggia vanti tanti di quegli appuntamenti ancora, vero
Però mi piacciono le cose di fantasmi, e così ho cercato qualcosa su You Tube, c’era un qualcosa di Poltergeist che diceva “lasciate ogni speranza voi che entrate” no, lo sconsigliava a chi era particolarmente emotivo, e ho avuto paura di aprire il video. Quei pulsantini luminosi delle carceri mi ricordava il gioco Simon.
anche a me parevano stupefacenti i ragni d’acqua. ciao
quindi anche tu li stavi a guardare, da bambino?
sì, negli stagni.
ma ce n’erano tanti di animali che mi piacevano: le salamandre, i girini, le formiche, ecc.
stavo ore a osservare
Oh si anche qualchs salamandra ho visto, nera e gialla. Anch’io sono capace di stare ore a guardare gli animali..senza interferire.
penso che queste foto all’epoca le ritoccavano pazientemente a mano, con piccoli pennellini, magari sul negativo.. mica con photoshop come oggi…
ma come han fatto gli avi a perdere tutto ? tutto questo patrimonio?
Dunque… la cartolina è degli anni 60… non così vecchia di quelle coi ritocchi (mi sembrava si usasse più per quelle colorate, ma forse mi sbaglio).
Per il resto, non si tratta di avi ma di semplici ascendenti, senza andar lontano… c’è la generazione che crea, e quella che distrugge, io credo di appartenere alla generazione che cerca di creare e viene distrutta,. ma resiste pervicacemente.
Stai scrivendo un’autobiografia 🙂 a me piace tanto leggerti, capire i rapporti che avevi con le persone, le cose e gli spazi in cui vivevi. Mi torna in mente il mio vissuto e in particolar modo le cose positive e belle. Per questo ti ringrazio.
Ecco, penso che quando si scrive e si ha un lettore che ti scrive le cose che scrivi tu, credo non si possa chiedere di più, come soddisfazione.
Più che una vera e propria autobiografia, mi sto lasciando andare ai ricordi, al mio sguardo, che se poi le cose non fossero state come le vedevo io, non lo voglio neanche sapere. Li raggruppo per questione di praticità, mica che ne venga fuori qualcosa, alla fine.
noi, bambini, eravamo crudeli. mi ricordo che alle lucertoline tagliavamo la coda quando non facevamo di peggio e sai perche? Allora il “maestro di educazione tecnica” ci chiedeva di portare in classe le malcapitate per vivisezionarle davanti ai nostri occhi. un olocausto di questi poveri animaletti… Complimenti per la finissima descrizione!
Marco
Per scienze, alla scuola media, ci avevano fatto portare il teschio del coniglio, lasciato tot giorni a mollo in non ricordo cosa, forse l’acido muriatico, una sostanza che non si farebbe maneggiare ai ragazzini, ricordo che poi c’erano state polemiche anche sui giornali (non era stata solo la mia scuola!) Più avanti ho frequentato biologia, ma dovevo sezionare rane, e il verme parassita del cavallo, per il laboratorio di zoologia… Mi accontento, ora, di fotografare papere e insetti, vivi!
sì, ora siamo noi a essere vivisezionati da strani insetti di nome spread. 😉