Quando la nonna, rimasta vedova, venne a vivere da noi, la sua domestica Rosa tornò dai suoi a Sacile, e la sarta Temide sostituì la signora Teresa per i lavori di cucito. Lavoro ce ne era sempre, orli, strappi, i busti della mamma che non andavano mai bene, e la Teresa, magrina, riservata e per di più vecchissima non veniva più: della sua morte non ho mai saputo, ma non è il primo pensiero che si ha da ragazzine, certo avrò domandato Non c’è la signora Teresa? Mi avranno detto che non poteva venire, e a me sarà andata bene così, la risposta era esauriente, se non poteva, non poteva, era vecchia, logico che fosse stanca.
La nonna, che aveva dato alla Temide il soprannome “la Temibile” , non era temibile di meno: durante lo sfollamento con un calesse era andata dal capo dei partigiani della zona – il Diavolo Rosso, scherzava mio fratello, credo che scherzasse, visto che nel Canavese era invece in azione il Diavolo Nero – per riprendersi il ciclomotore sequestrato al figlio.
La Temibile era una donna energica, con pochi capelli grigi permanentati e gli occhialini poggiati sul naso prepotente e puntuto, e urlava sempre i suoi complimenti, “La signorina Cristina l’è propri una bela putela” . Camminava con passo svelto e deciso, un po’ piegata in avanti cosìcchè il sedere restava un po’ in fuori, e la borsetta al braccio, aveva ben poco di femmineo; fu con stupore che scoprii che era sposata e separata, cosa allora poco frequente: l’immaginario collettivo comportava, per la donna separata almeno una doppia vita e abbigliamento provocante, lei penso sia stata semplicemente una moglie insopportabile. La nostra domestica, Angela, mi raccontava infatti che la Temide era spilorcissima, non accendeva mai la luce in casa perché alla sera le bastavano i lampioni della strada e andava a dormire presto, e d’inverno non accendeva il frigorifero, era sufficiente tenere il latte sul davanzale. “. Come la signora Teresa, ad un certo punto anche la Temide non è più venuta, ma lavorava in casa sua; e che fosse tornata al suo paese nel mantovano me lo aveva detto Angela, che doveva averla sentita ancora, era indignatissima perché il marito della Temibile era morto, e si era ben guardata dal lasciare i pochi soldi ereditati alle sue cognate, che si erano prese sempre cura del fratello quando si era ammalato.
Io dico: Temide idola!
Questi gruppi di famiglia in un interno ed esterno convincono, sai?
A me piace scriverne, sarà quello? Scrivo, e sorrido, oggi mia madre mi guardava al pc e non capiva perchè ridessi, non era una risata, la mia, però.
“ad un certo punto” che significa? di che anno parliamo? quanti anni aveva Temide? o Tèmide?
ma che domanda è, per un racconto dei miei ricordi di bambina ragazzina? cosa vuoi che ne sapessi, della sua età, e degli accenti sulla e?
mi piacerebbe sapere qual’è la giusta pronuncia. e anche se parliamo di ‘800 o ‘900 🙂 e prima della grande guerra o dopo?
😀
Essendo una ex splinderiana ti lascio il link del mio blog dove poterci trovare ogni tanto:
http;//www.ceraunavoltasplinder.blogspot.com
Complimenti per il tuo nuovo blog.
Anna Laura