Anche stasera ho lasciato una lacrimuccia al cinema Ariosto, solo una o due, non tanto da giustificare l’abusata esclamazione “che bel film, ho pianto tanto”. Il film era bello indipendentemente dalle mie personali gocce saline, forse un filo slegato in alcuni passaggi, ma assolutamente godibile, tratto da un romanzo di Katryn Stockett ( a me sconosciutu entrambi ma non faccio testo) con la regia di Tate Taylor ( pure sconosciuto, o sconosciuta, non so neanche se sia uomo o donna), regia senza imfamia e senza lode.
Nei titoli di coda ho visto che era indicato un nome per gli effetti speciali, ed ho pensato ohibò, ma dov’erano gli effetti speciali, in un film ambientato con semplicità tra case e giardini, e ho trovato: dovevano essere le pettinature cotonate tipiche degli anni ’60.
Sulla trama non mi dilungo, al solito, perchè temo di perdermi poi nei dettagli, e perchè non voglio rovinare il gusto al futuro spettatore: una ragazza dagli occhioni smisurati, e che si distingue dalla massa per i capelli coi riccioli naturali (Emma Stone) appena laureata torna nella natia cittadina, trova un piccolo impiego in un giornale, e si rende conto della vita che fanno le colf di colore negli anni ’60 a Jackson, nel Mississippi, cui viene fino vietato di usare il wc casalingo per evitare contaminazioni, ma crescono con amore “i figli dei bianchi” trascurando per necessità i propri. Vincendo le iniziali diffidenze -le leggi razziali sono ancora severissime, ma stavano muovendosi i Kennedy e Martin Luther King- la ragazza, Eugenia detta “Skeeter”, riesce ad intervistarle e farne un libro, che avrà una pronta diffusione nella cittadina, con i prevedibili effetti collaterali.
Nel film si avvicendano grandi donne e donne mostro, gli uomini appaiono nei loro lati peggiori, quando gli è dato di apparire, si salva solo il gentile marito di Celia Foote, Celia (Jessica Chastain, un viso non scontato) donna platinata e seducente, eppure schietta, non riesce a farsi accettare dalle giovani serpi locali, e stabilisce un rapporto di sincero affetto con la domestica Minny (Octavia Spencer, premio Oscar attrice non protagonista), giustamente si merita un marito sinceramente innamorato, l’unico del film.
Difficile spesso dire chi sia il o la protagonista di un film, non necessariamente è il personaggio che si vede di più, o l’artista di maggior calibro, la Minny premiata con l’Oscar secondo me non era certo un personaggio “non protagonista” , mentre Skeeter, per quanto intelligente e radiosa, mi è parsa più un espediente per tenere insieme la trama.
Anche la scrittura aveva una parte importante nel film, come veicolo verso la libertà propria ed arma per la resa dei conti, lo scrivere come aspirazione e realizzazione di sè, un sè che abita nel mondo, non un sè ombelicale.
In ogni caso la visione è piacevole, in un continuo passaggio di stati d’animo, dal sorriso alla commozione, dalla risata alla suspence. Della colonna sonora non mi ricordo invece nulla: evidentemente non sforava ed era ben amalgamata al racconto, però non so se questo sia un bene.
La superficie sembra ovvia: come stavano male i neri nel sud degli Usa di fine anni ’50.
Ma basta scavare un po’ per capire che non si parla solo di neri, ma anche della condizione femminile: come stavano male le donne ricche, anche se i loro mariti avevano appena vinto la II guerra mondiale.
Però non è mica finita lì. Scavando ancora è la condizione di tutti che si rivela essere pessima, laddove ci siano persone cattive in circolazione e a quelle persone sia permesso di spadroneggiare in società: come stavano male tutti quanti, con le madri che si ritrovavano.
Come se ne esce? Be’, scrivendo la verità. Non avendo paura. La letteratura e il giornalismo, quando sono seri, hanno una funzione gigantesca e utile.
Una cosa che salta all’occhio è come le figlie siano semza cuore più delle madri… ma una delle colf lo dice, ci adorano da piccoli e poi quando crescono ci trattano male come i loro genitori. Anzi peggiio, si vede nel film.
Jessica Chastain è bella! E la colonna sonora sembra molto ben scelta, con quèi bei suoni soul, e Mavis Staples, la divina. Buon film, sì, che a Sanremo è stato su un giorno, nel quadro delle manifestazioni per l’International Woman Day
Anche a me sembra bellissima, ha delle espressioni così mobili, è affascinante. Mi cospargo il capo di cenere per la colonna sonora… (non che abbia bisogno dello shampoo secco, però)
Ho nostalgia del ruolo della scrittura come rappresentata qui… Degna di rispetto.
Dici? Obietto che, se c’è la salute, la scrittura è davvero un dippiù, come dirti
Ho un compagno di corso di scrittura che, scrivendo, ha combattuto la malattia! Riuscendoci, ovvio che ha preso anche medicine, però uno scopo, una passione, uno sfogo è importante.
Rispetto alla salute, tutto può sembrare un dippiù….
Film piacevole, vero…
Io ne ho parlato da me: http://www.lafinestrasulcortile.it/?p=1673
Letto e commentato!
Bello e commovente a tratti emozionante c’era bisogno di un film così, anzi ce ne vorrebbero altri.
Ci ripensavo, alla fine cattiveria legalizzata…
Spesso le persone socializzano attraverso la cattiveria, parlando e sparlando di qualcuno gratuitamente e senza vera nozione di causa, semplicemente per non stare da soli. Si può dire anche di cose più serie, su cui è meglio sorvolare.Sicuramente perché è più facile conformarsi alla cattiveria dei molti che alla difficile e rara correttezza dei pochi. Sono cose che dovrebbero far riflettere anche sui comportamenti di chi ci circonda ogni giorno.
Purtroppo credo sia un comportamento tipicamente umano, questo non lo giustifica, ma non immagino un’epoca in cui non sia esistito. Sta a noi giostrarcisi in mezzo…