La nonna Bice aveva circa ottant’anni più di me, e non mi ricordo di averla mai sentita come una nonna affettuosa. Il sabato pomeriggio mio padre mi portava in visita, e si stava in salotto, tra quadri e statuette di porcellana, seduti ad un tavolino rotondo, sul quale la nonna spingeva verso di me una ciotola di peltro col coperchio perchè prendessi un cioccolatino. Era piena di Caffarel, mescolati alle caramelle di zucchero alla menta fondente Perugina, ed io sceglievo sempre il cioccolatino a forma di ghianda, perchè si poteva dividere in due e quindi mi sembrava durasse di più: poi lisciavo la cartina marrone e oro, me l’avvolgevo al dito e quindi le davo la forma di un bicchiere a calice: il resto del tempo lo passavo a cercare di farlo stare in piedi, la nonna era noiosissima, mi chiedeva della scuola, e poi non sapevamo cosa dirci, ed insomma, quella cartina dovevo farmela durare un bel po’.
Alle volte mi rifugiavo nello studio dal nonno, a guardare i suoi francobolli, gliene arrivavano da tutti i paesi, anche dall’Africa, coloratissimi, o in guardaroba dalla Rosa, la loro domestica, di una decina d’anni più giovane della nonna, molto rosea e liscia anche di pelle, con i capelli bianchi, e gli occhi aguzzi. Mi ricordo che preparava a Carnevale delle chiacchiere friabilissime ed era originaria di Sacile, dove non sono mai stata, ma dai suoi racconti mi è rimasta l’idea di un paese con case di sassi e tante salite con scalini di sassi, e anche molto verde tra i sassi. Non mi era granchè simpatica, preferivo la mia Angela, che un anno passò le vacanze con lei al paese, e la mia signora Teresa, quella che veniva a cucire da noi, piccolina e coi capelli grigi, che stava dalle suore, ed io pensavo stesse in orfanatrofio. Anche dalla nonna Bice andava una donna a cucire, mantovana, ma non la si chiamava signora, era solo la Temide, da lei soprannominata La Temibile. Era davvero molto esuberante, parlava urlando ed era spesso entusiasta “Ma varda come l’è bel, varda!” gridava dopo averti infilzato tutt’intorno gli spilli, come un lanciatore di coltelli, “Una cusitura chì, e chì” ed il vestito era subito riadattato. Per anni non ho avuto quasi mai vestiti miei, mi arrivavano in gran parte da mia cugina di sei anni più grande di me, fortunatamente la zia sua madre aveva una sartoria in Via Verdi, di fianco alla Scala.
La nonna Bice e il nonno Mario
Sacile è un paese molto bello, non mi pare che ci siano molti scalini nè salite ma tanto verde quello sì! E’ molto curato e ristrutturato da poco. E’ un paese dall’aspetto opulento ma senza troppa ostentazione. Merita una visita
Ecco!
Sacile è un gran posto e questo è, come di consuèto, un gran post. Che piacere, sollazzarsi di una scrittura così (e come l’ho detto male, anche)
Insomma, debbo andare a Sacile
La mia nonna del cuore era la nonna Livia. Mio nonno era rimasto vedovo giovane con 3 piccoli figli e si era risposato con questa donna un pò più grande di lui che volle bene a questi bambini e poi a noi nipoti come se eravamo figli suoi. Un grande cuore, anche perchè loro ebbere un figlio ma morì dopo pochi mesi. E lei nonostante quel dolore seminò amore e basta. Se è vero che esiste un Angelo Custode o comunque una presenza buona vicino a noi, per me è lei. Lei mi raccontava le favole, mi massaggiava la pancia quando avevo le prime mestruazioni e per Pasqua , con la pasta delle torte di formaggio, mi faceva una colombina con un uovo lesso dentro e un fiocchetto rosso al collo. Ho un ricordo affettuosissimo di mia nonna.
🙂 Mi piacerebbe essere nonna.
Che cosa bella che hai scritto!
già le nonne, che bell’invenzione!
Nonnacarina – una nonna fresca fresca, quasi di giornata
Ahahaha… eccola, la neo nonna!