Habemus Papam

Spesso,  quando  di un film si parla molto, troppo, mi ritraggo: non voglio stare al gioco, se ne parla perchè vale, o si monta il caso perchè si vuole che se ne parli? Ma Moretti fa pochi film, quindi ci si può fidare. Devo dire anche che la mia simpatia per lui è soggetta a sbalzi, però in questo momento socio-politico, rifugiarsi per un paio d’ore in un suo film può fare bene.

Da dove cominciare? In pochi giorni dacchè è uscito, credo che la vicenda  narrata sia ormai nota ai più: viene eletto un Pontefice che non si sente all’altezza del compito assegnatogli da Dio, egli stesso, dice urbis et orbis,  è tra quelli che sentono il bisogno di essere guidati. La sensazione che ho avuto sin dall’inizio è che il fulcro del film non fosse il dramma umano e religioso del neonominato, bensì il corpo della Chiesa ai giorni nostri, e questa sensazione me l’ha confermata anche la scelta della canzone che ad un certo punto pervade l’aria nel film, nel Vaticano e per le vie di Roma, “Todo Cambia”, di Mercedes Sosa. Si parla dello psicanalista, ma nel film non esiste una cura psicoanalitica per il nuovo Papa, la cura infine è l’immersione nella  vita al di là del muro, e rendersi conto di desiderare di farne parte, scomparirvi.
Protagonista del film a me è sembrata invece la ragion di stato, l’immobilismo della Chiesa, legata alle sue tradizioni ed ai suoi regolamenti, di cui il Portavoce (fantastico Jerzy Stuhr) è un esemplare tutore. Vero che il Papa non era stato ancora ufficialmente proclamato al di fuori delle mura Vaticane, e che per i Cardinali valevano ancora le regole del Conclave, restavano sottochiave, ma  questo trattamento  viene esteso al valente psicoanalista chiamato a curare il Papa:  non potrà tornare a casa e curare i suoi pazienti, anzi deve consegnare il cellulare, gli assegnano la “cella” e gli portano un tot di camicie pulite. Esilarante la scena della psicoanalisi, che si svolge con Moretti e Piccoli seduti di fronte, e tutti i Cardinali lungo le pareti intorno: Moretti non potrà parlare col Papa, giammai, di sesso, potrà riportarlo con la mente ai ricordi di infanzia, ma con moderazione, e i sogni? i sogni sì, ma non tutti. Moretti col suo fare  a volta stralunato sottolinea la rigidità di certe regole. Quando il portavoce fa credere che l’illustre paziente sia nelle sue stanze, mentre in realtà sta vagando per Roma, Moretti viene lasciato disoccupato tra i Cardinali anzianotti, dediti allo scopone scientifico ed ai puzzle, e li istruisce sulla corretta gestione di pillole e goccine  sedative (ognuno di loro ne era fornito, avevano  il patema di essere eletto, al contrario di quel che pare avvenga nella realtà), li aggiorna sulla loro graduatoria nelle scommesse per il toto-Papa,  ed alla fine li convince a partecipare ad un torneo di pallavolo, purchè si escludesse l’eventualità di  una squadra composta dalle onnipresenti aitanti guardie svizzere. Un’atmosfera medioevale, nel Vaticano. Todo cambia. Ci vuole  qualcuno in grado di operare il cambiamento nella Chiesa, o meglio, l’adeguamento: il film, nel frattempo, ci regala risate esilaranti, sorrisi di comprensione e un po’ di riflessioni.

11 pensieri su “Habemus Papam

  1. diladelmare

    E' da qualche giorno che mi riprometto di andarlo a vedere. Non so se sarò d'accordo con la tua lettura (sono preconcetto, lo so) ma mi piace avere anche un altro punto di vista.

    Ciao

    Rispondi
  2. RW2punto0

    E' un'interessante lettura la tua. Da parte mia, ho colto come centrale un ragionamento profondo sulla fragilità umana e sulla solitudine… insomma: un film prevalentemente intimista… ma il cinema è bello anche perchè induce a riflessioni diverse…

    Rispondi
  3. tiptop

    Sicuramente, il film tratta anche della solitudine – anche la soliitudine davanti alle scelte, al timore di sbagliare, di non essere adeguato… credo che sia una sensazione che conosciamo bene tutti.
    Di mio,  che sono un po' claustrofoba, sono stata colpita da una sensazione di prigionia, quasi medievale.

    Rispondi
  4. lightofyoureyes

    effettivamente questo è uno dei pochi film che al momento io abbia voglia di vedere.
    a casa perché non frequento i cinema: detesto quei luoghi affollati dove i suoni e i rumori mi cascano addosso come se fossero secchiate.
    ho seguito diverse interviste a Moretti e da poco ho rivisto Caos Calmo che, in fondo, pare tratti lo stesso tema della solitudine, dell'inadeguatezza e del terrore salvifico di rimanere isolati, sebbene per tempo limitato.
    tu ne hai fatto una buona lettura.

    Rispondi
  5. peppe80

    Tra chi diceva "E' il miglior film di Moretti" e chi invece "E' di una lentezza mortale", finalmente questa mi pare la prima analisi rilassata e competente del film che, per inciso, non ho visto. Ma che adesso andrò a vedere. Ciao

    Rispondi

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...