C'è chi dice no (il film)

Altro titolo plausibile, ” Non c’è più scampo”.

Una signora ha commentato, all’uscita dal cinema Sociale di Pallanza “Meno male che era umoristico se no chissà che spatafiata era.” Effettivamente il tema non era da poco: I raccomandati (i segnalati sono uguali) non rubano solo il lavoro, ma il futuro, la famiglia, i figli”.

Tre compagni di scuola, laureati anche con sacrificio delle famiglie, da una vita precari, si vedono soffiare l’assunzione, presso un giornale, un’università e un ospedale da figli generi e nuore di importanti personalità “intrallazzate”.  I tre, che si erano persi di vista, si ritrovano ad una cena di classe, e decidono di fare in modo di riavere il posto che spettava loro di diritto fondando il movimento “Pirati del merito” e dedicandosi allo stalking, con situazioni tragicomiche. Riescono perfino a  filmare i baroni universitari che,  informati di una prossima  (fasulla) ispezione,  si affannano a rivedere tutti gli ultimi concorsi, sistemando i curriculum  degli “indegni” vincitori  (tra i quali uno bravo, e definito da loro stessi un caso). La loro vicenda si intreccia con quella di due carabinieri incaricati di indagare su queste “intimidazioni”, che riescono ad arrivare ai colpevoli quando ormai il caso è superato, e li minacciano di smettere, stonatamente, visto che erano  anch’essi vittime sulla stessa barca.

L’opera,  ho intravisto nei titoli di coda,  è di interesse nazionale e patrocinata dal Ministero della Cultura. Che ci sia un regista, non me ne sono accorta, il film scorre  anonimamente, senza alcun tocco di personalità. La Cortellesi in ruolo semiserio non è credibile, e  nulla  viene trasmesso alla sottoscritta spettatrice del dirompente amore, con l’Argentero; più  comunicativo il loro compagno topo Ruffini, che ha l’ufficio di ricercatore nel w.c. universitario  (con la scritta “fuori servizio” sulle porte dei cessi),  empatici  i carabinieri, affannati a far indagini  con limitati mezzi informatici, col meccanico che non ripara la  loro auto perchè hanno raggiunto il budget, cosicchè devono fare gli inseguimenti andando piano, e con muratori, muniti di sacchi di cemento e mattoni,  che transitano per il loro  ufficio.

Dunque,  due dei tre protagonisti riescono ad avere il loro posto, e decidono, per aiutare il  terzo, il ricercatore, di andare fino in fondo rendendo pubblico il  predetto filmato, ma non otterranno nulla: il posto sarà defintivamente perso per tutti e tre, che  verranno  condannati agli arresti domiciliari per sei mesi,  mentre i vecchi  baroni saranno  semplicemente sostituiti,  sotto la maschera “largo ai giovani”, dalla loro stessa genìa.  Forse  il seme è gettato: nelle ultime inquadrature del  film,  ombre nere li seguiranno, come dicevano i volantini con il proclama dei Pirati del Merito.

L’argomento è senz’altro pesante, in un’Italia a corruzione endemica (definizione  emersa  da una delle rivelazioni “Wikileaks”): non lascia speranze. D’altra parte le raccomandazioni sono sempre esistite, e non si possono giudicare aprioristicamente immorali, se io dovessi assumere qualcuno preferirei qualcuno che conosco, o di cui persone che apprezzo mi parlano bene.  Certo non è legittimo dare incarichi a persone incompetenti a scapito della comunità, che ne  sostiene gli oneri e subisce gli effetti nefasti dell’incompetenza e immoralità. E non è legittimo manomettere i risultati dei concorsi, calpestando anni di sacrifici e le speranze di persone valide, probailmente le migliori in quel campo.

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