Già cercare un’immagine che per me rappresenti il film non è facile. Con titolo così, la gran parte delle immagini presenti nel web non fanno che riportare bocche espressioni e volti, e soprattutto il volto del Re davanti a microfoni radiofonici quasi primordiali; io cercavo qualcosa più.. ambientale.
Il film non è che sia stupefacente, e non mi piace neanche Colin Firth, ha un viso privo di connotati, mentre guadagna un sacco di punti Helena Bonham Carter, che vista in altri film mi era sempre parsa antipatichina.
L’impalcatura del film non è granchè originale, ma d’altra parte per raccontare una vicenda non è sempre obbligatorio esserlo, anzi, facendolo, spesso e volentieri capita di andare incontro a sforzature.
Il clichè: un personaggio importante ha un problema fisico, i dottoroni non funzionano, arriva il guaritore diverso dagli schemi cui è abituato, dapprima entra in conflitto con lui, poi si lascia domare e tutto finisce per il meglio. Alla fine, la cura consiste in iniezioni di fiducia in sè.Che poi nei modi questo Lionel Logue – chiamatelo Lionel – mi ricordava alla lontana il sig. Hulot: so che non c’entra nulla, ma nulla posso contro le mie associazioni mentali (e nulla intendo fare, mi piace che mi vengano).
Ma allora cos’ha di bello questo film?
La storia e la Storia. Per esempio, scopri che da bambina la Regina Elisabetta non portava cappellini, curava una scuderia di cavallini a dondolo e con le rotelle, ed indossava già quei cagnetti corgi che non ha mai dismesso.
Scopri che Giorgio VI e sua moglie Duchessa di York si amavano molto, mentre invece avevi sempre sentito parlare del grande amore di Edoardo VIII per Wallis Simpson, che lo ha portato ad abdicare: ecco, nel film non hanno un grande spazio, ma sufficiente per rendersi mondanamente odiosi.
Mentre il logopedista Logue (un nome, un programma) intuisce che la balbuzie dell’imprevisto Re tragga origini da episodi della sua infanzia, rifletti come la famiglia, ancorchè regale, non sia solo un rifugio sicuro ma anche un luogo dove vengono perpetrate volontarie ed involontarie piccole crudeltà, di quelle che ti lasciano il segno senza che tu te ne accorga. Per non parlare di quello che gli altri si aspettano da te, malgrado te.
Lo so che si parla dell’inizio della guerra e cose così, ma io sono quella che trova i quadrifogli nel prato, il prato è lì verde che si vede già così.
la tua descrizione non ha fatto altro che rafforzare la mia convinzione che sia un film da vedere. ho visto solo un trailer di sfuggita ma è bastato per darmi l'idea che abbia "quel non so che". vorrà dire che appena esce in dvd, toglierò le ragnatele dalla scheda del videonoleggio 🙂
Io ne ho parlato qui.
A mio avviso Il Discorso del Re è senz'altro un buon film a cui però manca un quid per aspirare a qualcosa di più. Esattamente come il personaggio di Colin Firth va alla ricerca della forma espositiva migliore possibile, anche la pellicola appare troppo attenta allo stile a scapito dei contenuti, finendo quindi con l'apparire poco spontanea.
Io ne ho parlato qui.
A mio avviso Il Discorso del Re è senz'altro un buon film a cui però manca un quid per aspirare a qualcosa di più. Esattamente come il personaggio di Colin Firth va alla ricerca della forma espositiva migliore possibile, anche la pellicola appare troppo attenta allo stile a scapito dei contenuti, finendo quindi con l'apparire poco spontanea.