Venerdì, a Venezia.

In treno anche il tempo corre  veloce sulle rotaie, non ho mai giocato a scacchi alle sei e quaranta del mattino ed infatti ho perso. A scacchi, perdere, è quello che ho fatto sempre, a qualunque ora. Noto con me stessa che uso il verbo fare, e non il verbo capitare… mi accollo le mie manchevolezze. Non ho mai incontrato nessuno che mi lasciasse vincere, neanche mio padre, e non solo a scacchi. Meno male.
Un voce annuncia che per un disservizio il treno terminerà la corsa a Mestre, e non a Venezia SL. Santa Lucia, non Sulla Laguna come pensavo da ragazzina. La voce precisa soddisfatta che sul binario 1 ci sarà un treno regionale che partirà alle 9.06 diretto a Venezia. L’Eurostar si ferma, e sono le 9.04, senza bagaglio si va spediti, saliamo sul Regionale, e dopo di noi sale una signora artefatta che, con accento romanesco, intratterrà senza sosta il suo accompagnatore. Le porte si chiudono, siamo in piedi in un’atmosfera di caldo umido,  il treno non parte e viaggiatori furiosi o imploranti picchiano le porte, inesorabilmente chiuse. Tutti scontenti, insomma. Però poi parte, e come parte praticamente è arrivato, tale è la distanza tra Mestre e Venezia.
Mi sento sollevata, mi sembra già tanto essere arrivata a Venezia in un giorno di sciopero nazionale dei trasporti.
All’edicola ci muniamo di cartina, e ci dissuadono dall’acquistare il biglietto per il vaporetto, non rimborsabile. Il servizio è irregolare, non ne hanno visto passare uno. L’Arsenale è solo in fondo a Venezia, dalla parte opposta alla Stazione. Venezia non è grande, non si è mai espansa, per forza, le isole son finite, anche se oggigiorno non si puo’ mai dire.
Però Venezia è su e giù, Venezia è calli campi e sotoporteghi…Venezia è che ovunque vada lo sguardo lì vorresti fermarti a guardare meglio, ad assaporare. Attraversadola di fretta alla mattina abbastanza presto, quando non c’è ancora tanta gente in giro, ti accorgi anche del quotidiano di Venezia, che vita complicata sia… Sicuramente, sembra complicata a chi non ci è abituato.
Ci sono, ordinatissimi,  i sacchettini  dei rifiuti fuori delle case, e passano dei carretti a prenderli, e poi buttano i sacchi neri nei barconi, verdi come i camion di Milano. Quasi ovunque la raccolta del pattume è colorato di verde, una simulazione ecologica. Ti accorgi che non vedi in giro bambini, e pensi ai passeggini, e tutte le scale dei ponti che ci sono, e allora ai disabili e poi ai vecchietti, chissà se dietro quelle finestre ci sono persone che non possono uscire ma non vogliono lasciare la loro Venezia. In fondo, come in ogni paese, per gli anziani, i malati, lasciare la propria casa è come fare un passo verso la fine. A Venezia credo non esistano ascensori, e anche i fili d’erba sono rarissimi. Forse,  dietro le porte,  per me passante rigorosamente chiuse,  ci sono anche giardini.
Forse, la sera, qualcuno preferisce accendere le candele.
Venezia  è uno stato d’animo.

9 pensieri su “Venerdì, a Venezia.

  1. lincerossa70

    Hai ragione, Cri. A Venezia la vita per molti è scomoda.
    Per non parlare dell’umidità.
    E’ il suo respiro che affascina.
    Quel moto del cuore che accompagna i viandanti attraversandola.

    ciao 🙂

    Lisa

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  2. tiptop

    Ho detto infatti quel giorno che dovevo sempre venirci con te e la Princess… pensa che la Princess era single e ora ha un bimbo di 15 mesi…. 🙂
    Ma ci torno, sai?

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  3. ocramasil

    Venezia e’ bella anche se non ci sono i fili d’erba
    per i disabili ci sono le pedane e per i bambini l vie senza auto per correre liberi.Se rinasco vorrei rinascere la giu’ ….

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  4. leuconoe1979

    sacchi di immondizia ordinatissimi???
    oddio! questa è la prima che sento! io che a venezia ci sono nata li ho sempre visti sventrati dai gabbiani….
    felice che ti sia piaciuta. ormai non ci lavoro più e hos empre abitato a mestre. l’ultima volta ci sono andata venerdì di notte, tutto alla rovescia e carnevale macabro dappertutto. a me venezia piace ma non ci abiterei mai.

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