guerra ai piccioni

Come aperitivo,  in attesa di finire il post che ho in gestazione,  propino uno dei pochi racconti che ho scritto per il corso di scrittura, primavera 2005… coraggio, sono solo tre cartelle

GUERRA AI PICCIONI

La madre aveva chiesto aiuto a Guendalina, le sue forze di anziana signora non erano sufficienti a contrastare l’invasione dei piccioni sulla terrazza.

Mentre Guendalina preme il pulsante del citofono, il suo sguardo corre come sempre all’etichetta dove quei nomi non ci sono più, Rossi Colombo. Massimiliano Rossi, Anna Colombo. Una coincidenza, Colombo e piccioni, come una coincidenza era stato che il fratello acquistasse quell’appartamento,  nessuno in famiglia aveva mai saputo di quella sua storia.

-Ciao mamma, sono qui.- deve  gridare  per farsi sentire. Era andata già bene che avesse sentito il suono del citofono, altre volte doveva avvisarla col telefono,  sentiva lo squillo perchè l’aveva sempre vicino.

Tutte le volte che andava da sua madre non poteva fare a meno di pensare a quando aveva suonato alla porta dell’appartamento due piani sopra, una mattina di tanti anni fa, alle otto e mezza, orario d’ufficio, e Massimiliano aveva aperto la porta in pigiama… non c’era  bisogno di strategie, sapevano entrambi quello che sarebbe  successo.Poi sarebbero andati al lavoro, finite le quattro ore di sciopero.

La porta si apre, Guendalina si trova subito immersa nella coltre di fumo  che,  come al solito, impregna l’intero appartamento. La madre, nonostante la veneranda età ed a dispetto di tutti i dottori, fumava accanitamente, e apriva poco le finestre perchè temeva il freddo. La mamma  quasi l’assale raccontandole ansiosa per l’ennesima volta i disastri e la sporcizia di quelle bestiacce, contro le quali pare non ci sia alcun rimedio. Guendalina si dirige sulla terrazza coperta, “una desolazione,l’avessi io una terrazza così” rifletteva guardando l’ammasso di cose cui nessuno dopo il trasloco si era mai preoccupato di trovare un posto, o di far riparare. Il fratello maggiore  viveva altrove, la mamma era troppo anziana, e lei non trovava neanche il tempo da dedicare a sè.

-Stai attenta a non cadere!

-Sì mamma- “manco avessi due anni” pensava Guendalina sulla scala cercando di agganciare una rete, piantando dei chiodini da un estremo all’altro della terrazza. Poteva vedere ora “quella” finestra. Le lenzuola disordinate  intorno a due corpi giovani, lui che la bacia sulla fronte e mormora “mi sto innamorando di te” e lei sfiorandogli la bocca “non devi”.

Un sospiro struggente, bisogna chiudere quegli spazi tra gli scatoloni contro la parete, quei maledetti ci stanno facendo il nido. Meno male che la mamma è andata a vestirsi, ci metterà un po’. Guendalina si sporge dalla ringhiera, per cercare di spiare cos’hanno fatto gli altri inquilini contro gli indesiderati ospiti. Niente di originale, grandi baluginii di carte stagnole, cui i piccioni si sono da tempo assuefatti.

Il lavoro è terminato, bisognerebbe avere voglia di  mettere ordine anche in quell’accozzaglia di oggetti. Pensierosa Guendalina si siede su una sedia azzoppata e appoggiata alla balaustra guarda il giardinetto, con le immancabili ortensie e l’oleandro. Sapeva che si era separato da Anna, qualche anno dopo aver avuto una bambina,  che aveva avuto un infarto. Massimiliano si era sposato giovanissimo. Allora avevano lui  25 anni, e Guendalina 23, si  sentivano al telefono spesso per lavoro ed avevano deciso di conoscersi: non aveva scherzato, lui era davvero bello, alto, biondo e con gli occhi azzurri. Panini fuggenti nella pausa, incontri all’uscita del lavoro, interminabili camminate tenendosi per mano, baci sulle panchine dei giardini, lei impacciata più di lui, nel timore di essere visti, fotografati e pubblicati sul Corriere col titolo“Primavera in arrivo nei Parchi della città”. Lo scoiattolo apparso al Parco Sempione,il gelato  alla sera in via Torino “non preoccuparti di cosa dico a mia moglie”, e i genitori “Ma Guendalina, con chi esci”, “I soliti, il solito gruppo”. Lei in vacanza al mare con la sorella, lui con la moglie, il difficoltoso appuntamento quotidiano telefonico. Guendalina cominciava a sentirsi sempre più a disagio nella finzione, non voleva far soffrire nessuno, neanche Anna che aveva intravisto una sola volta. E queste faccende prima o poi portano sofferenza. Nei due anni successivi gli incontri si erano fatti più difficili, ma non si erano mai detti che era meglio lasciarsi nè che Massimiliano dovesse separarsi. La loro storia si era via via sfumata, si era interrotta quando Guendalina aveva rinunciato ad attendere il Principe Azzurro, in cambio di un più concreto  matrimonio, che ora non funzionava più.

In un modo o nell’altro, ne era certa, avevano sofferto tutti lo stesso.  

-Guendalina cosa fai li così, non hai freddo così ferma?

-No, mamma, sono solo un po’ stanca, usciamo ora, così facciamo la spesa insieme.

 

9 pensieri su “guerra ai piccioni

  1. Zaagsel

    un racconto lungo piu di 10 righe …
    lo leggerò a puntate 🙂
    oggi sono arrivato a “Stai attenta a non cadere”
    … ora sono stanco … devo riposare

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  2. Comicomix

    “Coraggio, sono solo tre cartelle”

    E mica non è una condanna! ^_^

    Il racconto non è male, hai fatto un corso dis crittura, e ne hai fatto buon uso, dai.

    Ciao!

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  3. Seigradi

    Un racconto che rievoca i romanzi d’introspezione.
    Mi piace l’intreccio delle due storie, quella al presente e quella al passato.
    Io insisto: tu hai stoffa, eccome!

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