Un ago, cinque fialette. Gente che va, gente che viene, nell’atrio. Pance piccole e pance grandi. Pancione che spingono passeggini. Pance musulmane. Pance con genitori. Dottoresse con gli stivali, infermiere con gli zoccoli, bianchi, verdi. "Hanno chiamato dalla sala parto per sapere se hai preso tu la biro". Un po’ di pance sono andate al terzo piano, uomini sono rimasti ad aspettarle, seduti in attesa in un reparto di ginecologia. Uno di loro dice di essere lì perchè l’ospedale, con nome di santo, della sua città non fa analisi prenatali perchè possono preludere a un’interruzione di gravidanza.
e….?
cos’è quella in foto?
una scatola di montaggio?
che si costruisce?
… potrebbe essere una trottola?
era un suk o un ospedale????
E’ un ospedale, un ospedale è un po’ come una stazione…
E… si aspetta.
Set per amniocentesi…
Le pance più belle e meravigliose che natura potesse mai inventarsi, quelle di una mamma incinta. Hai decisamente contemplato il divino.
Tipico.
Il reparto prenatale di un ospedale è come una roccaforte di serenità dentro le ansie…
🙂
Il nome dell’ospedale è relativo, quasi tutti hanno nomi di santi ma ciò non influenza l’operato dei medici
non parlarmi di aghi. Aspetto fuori…
…
e adesso aspettiamo.
con calma.
bacio grande
l’ago non fa paura ma la bensi’ la mano dell’ostetrica…
Rileggendo questo post mi torna in mente il senso di angoscia che mi causano gli ospedali, compresi i reparti di ostetricia che per loro natura sono simbolo del miracolo di vita.
Ho fatto il pieno di ospedali due anni fa, quando mio padre stava morendo. E anche l’inverno scorso, quando mia nonna Rosona stava per tirarci le cuoia.
Non ce l’ho affatto, con questi posti, ma certo non mi mancano.
Leela
ma l’ha fatta la piccolina?
ciao a tutt’e due!!!
🙂