Ho pensato di postare il primo racconto che mi ero cimentata a scrivere,  un "compito"  all’inizio del corso di scrittura, febbraio 2005,   prima di allora non avevo mai scritto nulla di "organizzato"…
alcuni amici con cui ho parlato dello scrivere  lo hanno già letto.

DESERTO
Antonia era rientrata dal lavoro. Sempre tardi, tutte le sere; sempre la tavola era apparecchiata e  sui fornelli non c’era nulla, il cane ed il gatto però avevano mangiato, anche se il cane cercava di bluffare. Il marito leggeva il giornale, i due figli chiusi nelle loro stanze. Antonia sbrigò in fretta qualcosa per la cena, e li chiamò. I figli uscirono dalle loro stanze e la salutarono, il marito  non si mosse, si levò quando gli altri furono seduti a tavola.

Nessuno parlava, ad Antonia non veniva in mente niente che potesse interessare tutti. Poteva parlare con Lorenzo, poteva parlare con Francesca, qualcosa poteva cercare di dire al marito. Ma non con tutti insieme. Sapeva che se avesse raccontato qualcosa, il marito sarebbe intervenuto prontamente, per smentirla. Francesca non aveva torto, quando qualche sera prima le aveva vomitato addosso che in quella casa non c’era amore. Non era del tutto vero, lei amava i suoi figli, almeno quell’amore c’era. Ma anche Lorenzo, dopo le vacanze, aveva osservato che c’era aria di disarmo in casa… il papà passava tutto il tempo al computer, sempre con lo stesso solitario, e lei si dimenticava le cose da fare, le scadenze… Guardava suo marito mangiare, lento, metodico anche in quello, e le dava fastidio, di lui ormai tutto la infastidiva.

La cena finì con poche parole, ed ognuno tornò alle proprie postazioni. Antonia continuò con le faccende, quelle poche che la sera riusciva a sbrigare, dividendosi tra la cucina, la lavatrice e lo stendibiancheria. Accese la luce in camera da letto, sistemò la biancheria asciutta nell’armadio. Improvvisamente si trovò al buio. L’aveva fatto ancora!

– Accendi la luce! – gridò, con tutta la rabbia che aveva in corpo.

– No, quattro lampadine sono troppe, domani tolgo il lampadario così la smetterai di accenderlo per niente.

– Non è per niente, sono qui nella camera, sto mettendo via le cose! Guai a te se lo togli, è mio, è della mia camera di quand’ero ragazza, mi piace e lo voglio tenere !

– Fai scenate così, e poi i figli cosa capiscono, che ha ragione chi urla più forte!

Ma Antonia non c’era già più, stava piangendo a dirotto sul divano, come sempre più spesso succedeva, ed il gatto andava a vedere cosa c’era, e il cane si rannicchiava nell’incavo delle sue ginocchia.

Non poteva continuare così. Uno stillicidio di cazzate.Una dopo l’altra, senza scampo. Forse era questa la soglia della pazzia.

Sentiva il marito parlare dolcemente: stava portando fuori il cane, per la passeggiata notturna.

-Mamma, cosa c’è? – Lorenzo studiava fino a tardi,e anche con la porta chiusa la sentiva sempre quando piangeva e sempre veniva.

-C’è lo stesso delle altre volte, non cambia mai, non lo so risolvere. Mi sento sola, sola e sola. Non riesco a pensare che questa debba essere la mia vita, fino alla fine. Potrei morire nel silenzio, al buio, il giorno che voi sarete fuori casa. Senza sentire più braccia che mi abbraccino, senza un bacio.

– Mamma…  

– Non guardo se il barattolino dello yogurt è riciclabile, e, se lasciamo perdere le luci, muovendomi in cucina  prendo dentro il fico beniamino, e faccio cadere la polvere dalle foglie. Ma quello che è peggio, mi sono resa conto che non voglio che le cose si sistemino, che mi dia un bacio, che ritroviamo un dialogo. Mi fa pena… non voglio neanche fargli male, non è cattivo, è così e basta. Solo che … lo guardo, come si scuote quando ride, e mi chiedo come ho fatto a sposarlo.

– Cerca di reagire, di fare qualche cosa per te, così sei un mucchietto di infelicità.

– Voglio amici, voglio uscire…

– E tu fallo!

– Non è facile da sposate … e poi non sono una gnocca! Dai, torna a studiare.

Antonia si alzò dal divano, e bussò entrando nella stanza di Francesca… che non stava studiando ma chattando al computer, con una miriade di riquadri foto disegnini e ghirigori aperti sul monitor. Sempre socievole la bestiolina! Si sedette sul letto, un CD stava suonando,  la mamma e la figlia canticchiarono insieme  “…che ti fan veglia dall’ombra dei fossi ma sono mille papaveri rossi, lungo le sponde del mio torrente voglio che scendano i lucci argentati …”.

26 pensieri su “

  1. dianablu64

    Mi sembra ci sia molto di tuo o, se non è così, sicuramente una fotografia di quella che è la mia vita e di quella di altre donne che conosco.
    Tu parli di pena per quell’uomo, io sono ormai all’isofferenza totale di ogni atteggiamento. Si sopravvive facendo come le scimmiette che non vedono, non sentono e non parlano. Un cambiamento? Forse sarebbe la cosa migliore, è che io non saprei neanche da dove cominciare…..

    p.s.: ieri ho letto il tuo post e volevo pensare bene prima di commentare. Mai arrivare a farsi umiliare Cri. L’umiliazione è l’azzeramento della dignità di una persona. Semmai incazzati, urla, dai di testa, ma l’umiliazione no!

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  2. lunafragola

    il tuo racconto ha un filo con quello precedente, secondo me. A furia di far star bene gli altri, mariti, fratelli, figli, perdiamo di vista quello che fa stare bene noi. Questo è il problema e Lorenzo ha ragione.

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  3. Seigradi

    Ho letto con attenzione e con sincerità, come sempre, esprimo la mia opinione: i periodi molto corti e lo scambio di battute che hai curato bene danno più l’impressione di una sceneggiatura che di un vero e proprio racconto da lasciare su carta.
    Ovviamente prendi questa mia idea per quella che è: l’impressione di un incompetente in materia.

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  4. ninasvd

    Se è vero come dicono che la nostra vita è un libro di pagine bianche che scriviamo giorno per giorno, la sceneggiatura è tutta tua.
    Che vita scriverai per Antonia?

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  5. Nuvolavola

    non voglio sapere se sia autobiografico e non entro qui nel merito del personale, ma solo del racconto in sè. in questo racconto non c’è solo solitudine ma insofferenza, e molta, e anche frustrazione. prova a scriverne un altro. uno nel quale i figli sono via e lei fa una bella cena con tanti amici. e con tante leccornie. e buona musica. falla sognare, quella donna del racconto. falla smuovere e uscire da quel tunnel. tu sai cosa intendo..

    p.s. sembra anche la mia, di storia.. pure io ne sono uscita. ma non per questo quel senso di solitudine mi ha lasciato. ma ci sono i momenti. e quelli bisogna viverli. e goderseli in qualche modo..

    un abbraccio stretto (a quando un aperitivo insieme crì? ce lo diciamo sempre e non riusciamo più..)

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  6. tiptop

    Mi pareva il momento giusto, dopo i post precedenti, Nos.

    L’umiliazione…come un cane bastonato sul naso. Non so, umiliazione come sensazione di essere violentata, con le parole, con i modi.
    E’ che urlare incazzarsi non serve. E soprattutto cercare di ragionare e di parlare, questa è la cosa più triste. Potrei solo andarmene, e qua si aprono altre valutazioni.

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  7. ANTONYPOE

    lungo le sponde del mio torrente…come mi piace il ritmo, il suono di questa frase! la canticchio anch’io, ogni tanto, e mi sembra davvero che tutto sia ancora possibile. ciao

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  8. tiptop

    Posso dire che questa donna cercherà di uscire dal tunenl ed un po’ ci riuscirà. Comincerà a scriversi mail quotidiane con quello che aveva sempre considerato il suo grande amore, che le darà fiducia in se stessa. Scoprirà di essere in grado di prendersi una cotta come una dodicenne, quando pensava di essere ormai spenta. Si iscriverà ad un corso di scrittura creativa come regalo per i suoi cinquant’anni. Uscirà con i colleghi ed andrà ai concerti della festa dell’unità, quando non era mai stata ad un concerto rock in vita sua. Aprirà un blog…
    La sua vita un po’ è cambiata, si muove da sola, dice vado, faccio. Non chiede posso.
    Come dice Nuvola momenti difficili e di solitudine restano, ma quello che può succedere la spaventa meno.

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  9. roberts

    Non sapevo scrivessi anche racconti. E li scrivi davvero bene. Questo pezzo l’ho letto tutto d’un fiato e devo dire che mi ha davvero coinvolto. Mi sembrava di essere un fantasma che girava per la casa e vedeva tutta la scena…
    Spero tanto ci sia un seguito perchè mi ha incuriosito…

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  10. tiptop

    http://tipto[..] Qualche volta la vita è buffa… ho appena scritto di lui nel commento n. 16 a questo post, ed oggi l’ho sentito, è a Milano per lavoro questa settimana e sarà qui spesso fino a Natale, e ci vedremo, stasera non potevo per [..]

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  11. tiptop

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  16. tiptop

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  17. tiptop

    grazie Rob… è che mi sono “persa” a scrivere qui nel blog. Però non escludo di scriverne ancora. Magari posterò anche gi altri. Il seguito… è nel mio commento precedente a questo, qui sopra.

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